NOTICINA SU DI UN SIFONE DIMENTICATO

Rilievo del sifone (archivio CGEB)
1963 – 4221 VG, Grotta di Comarie: si rileva. (foto Arch. CGEB)

Risistemando documenti nel Catasto Storico della Commissione Grotte, insupera­to magazzino di ricordi e antiche memorie, nella cartella 4221 VG ho trovato un mio vec­chio rilievo non presente – in quel momento – nel nostro Catasto digitalizzato e neppure nel Catasto delle Grotte della Regione Friuli Venezia Giulia.

Si tratta di un aggiornamento della Grotta di Comarie, appunto 4221 VG, una breve ca-vernetta, cui si penetra scendendo lungo una rustica scalinata, probabilmente fatta dagli austriaci durante la prima fase della Grande Guerra. Poco prima di giungere al fondo del­la cavernetta, a sinistra di chi scende, s’apre un pozzetto di sei metri con il fondo occupa­to da un limpido bacino d’acqua di metri uno per due, profondo da un metro a un metro e mezzo a seconda del momento; un tubo di ferro testimonia lo sfruttamento tramite una pompa, nel corso della prima guerra mon­diale, della preziosa riserva idrica.

La cavità venne da noi scoperta ed esplorata nel 1963: sul vecchio Libro delle Relazioni si trova scritto che il 27 ottobre di quell’anno Adalberto Kozel ha rilevato una cavernetta con acqua presso Cornane; lo accompagnavano Dario Marini e lo scriven­te. Il bacino d’acqua risultava profondo un metro, ad un metro sopra il livello dell’acqua una fessura permetteva di scorgere un ul­teriore vano. Un mese dopo tornammo tutti e tre ed io – allora aspirante speleo sub -attrezzato con una muta in neoprene, una maschera facciale e un torcione elettrico (lungo quaranta cm e piuttosto pesante) mi calai nel pozzo. La fessura oltre cui si intrav-vedeva un ambiente ora è una decina di cm sopra il livello dell’acqua: le precipitazioni autunnali la avevano fatta salire di quasi un metro;  aspirai   una  grossa   boccata  d’aria  emi cacciai nel cunicolo. Che si rivelò non molto lungo ma profondo oltre due metri. Riemersi in un bacino simile a quello d’in­gresso, sormontato da un camino alto circa quattro metri; sul fondo un pertugio deci-metrico indica la via da dove provengono l’acqua e i protei che talvolta si vedevano nuotare nel primo bacino.

Una breve nota su questa esplorazione era stata pubblicata sull’annata 61 di Alpi Giulie, in un articolo illustrante quanto fatto dagli speleo sub dell’Alpina in quegli anni (Speleologia subacquea, pp. 59-66), ma non il rilievo. Che proponiamo ora (originale, in scala 1:100), 56 anni dopo. Meglio tardi che mai.

Pino Guidi

1963 – Grotta di Cornarie, immersione nel sifone. (foto Arch. CGEB)