VI° evento ESA CAVES – In grotta con gli astronauti

Edito su Progressione 66

La speleologia è un attività varia ed a volte complessa. Se presa seriamente, ti avvolge con obblighi spesso impegnativi ed a volte difficili da gestire, ma allo stesso tempo sa regalarti momenti emozionanti ed indimenticabili, risultati favolosi di cui conserverai il ricordo per tutta la vita, e che condividerai con chi era lì con te e, talvolta anche con chi non fa parte, non direttamente almeno, di questo tuo mondo.

                                                       base-camp copyright ESA foto Alessio

Capita che la speleologia ti metta in contatto con cose e ti faccia conoscere persone che con la “speleo” non centrano nulla, persone che magari vi si avvicinano solo per studi, per condurre test, per provare strumentazioni. Di fronte a costoro ti viene spontaneo offrirti di far loro conoscere e magari apprezzare il tuo mondo; non sempre creerai nuovi speleo appassionati ma, sicuramente, sempre li lascerai strabiliati.

Settembre 2019,

Sei astronauti provenienti da diversi paesi, iniziano un percorso addestrativo che li impegnerà per due intense settimane nel mondo sotterraneo, nel “Carso classico” tra Italia e Slovenia.

geology-lessons copyright ESA foto Alessio

Iniziando dalla formazione per la progressione in grotta, a seguire apprenderanno le tecniche di rilievo, l’arte della fotografia sotterranea, la campionatura di depositi, rocce e quant’altro, per poi mettere assieme tutte queste abilità che li avrà preparati a passare un periodo di sei giorni all’interno di un sistema più complesso. Lo scopo primario di questa loro “missione” era la comunicazione, come avverrebbe in una vera e propria missione nello spazio, la messa a punto del processo decisionale , la risoluzione dei problemi e la leadership. Tutto questo in grotta, perché l’ambiente sotterraneo offre molte analogie con le missioni spaziali, in quanto permette di ricreare sulla Terra la maggior parte delle fonti di stress e riproduce le caratteristiche specifiche dei voli spaziali di lunga durata.

Un addestramento che unisce l’insegnamento delle tecniche di progressione ad un periodo di pura esplorazione ha peculiarità tali da richiedere un’organizzazione ad-hoc  di non poco conto, delicata e complessa, per la quale la “ Miles Beyond “, associazione leader nel settore logistico, speleologico ed alpinistico,  ha curato gli aspetti di logistica e sicurezza, sotto la direzione del personale dell’ESA.

     climbing-wall copyright ESA foto Alessio

La parte pratico/didattica svolta sia in palestra che in grotta, è stata seguita da Istruttori certificati ed è stata riconosciuta a tutti gli effetti come corso di speleologia della Scuola Nazionale di speleologia del CAI.

La parte di accompagnamento e di esplorazione, invece, è stata condotta sotto la professionale e dedita attenzione delle guide speleo del FVG, delle Marche, della Sicilia e della Sardegna.

Per tutto il periodo, il soccorso speleologico, CNSAS per la parte Italiana e JRS per la parte Slovena, è stato coinvolto e pronto ad intervenire con assistenza medica anche congiuntamente, secondo l’occorrenza. Quest’esperienza ha fatto fare un altro passo verso una sempre più marcata collaborazione con la  speleologia extra frontaliera.

La Commissione Grotte E. Boegan e il Jamarsco Drustvo “Gregor Ziberna “ di Divacia, hanno collaborato nella preparazione dei siti ipogei idonei, in base alle proprie conoscenze della zona, e  nell’addestramento specifico, con  l’appoggio di personale e materiali.

                                 international-exploration copyright ESA foto Enzo

Per gli astronauti questa è stata un’ esperienza unica, l’ ESA è l’unica agenzia internazionale ad offrire simili corsi. In similitudine allo “spazio”, l’ambiente grotta impone totale autonomia nell’organizzazione delle attività personali e del team, pur rimanendo, ad ogni istante, ad un passo da tutti i comfort che fuori di lì la società offre. Per noi speleo, stare in grotta per diversi giorni affrontando tutte le difficoltà che ci si presentano davanti, è normale routine che spesso prendiamo come un gioco. Ma per chi affronta la speleologia per la prima volta, trovandosi in un ambiente ostile, vivendo in esso per quasi una settimana e dovendo affrontare una per una le medesime difficoltà, il gioco è alquanto impegnativo, un percorso formativo intenso sia fisicamente che nella quantità di informazioni da imparare e decisioni difficili da prendere.

    team-spirit copyright ESA foto Alessio

Finita la parte addestrativa, che comprendeva l’acquisizione di tecniche di movimentazione in grotta e di progressione su corda, ma anche e soprattutto preparava gli astronauti a capire, a documentare e a rispettare l’ambiente ipogeo, è iniziata la parte culminante dell’addestramento, l’esercizio vero e proprio: l’esplorazione in un ambiente a loro ignoto. Nella “missione” ipogea, si è ipotizzato che la presente spedizione di astronauti subentrasse ad un team di ricercatori nell’esplorazione di un percorso sotterraneo scoperto durante una spedizione precedente, estesasi fino ad un punto preciso,  in cui fu raccolta una serie di campionamenti e fu fatta la mappatura topografica del sito. Con queste informazioni e seguendo le indicazioni fornite, gli astronauti vennero incaricati  di seguire il percorso descritto fino a raggiungere il punto di massima penetrazione noto, e da qui proseguire l’esplorazione fin dove possibile, raccogliendo più informazioni, foto, dati e campioni possibili.

                                                              caving-world copyright ESA foto Enzo

La preparazione per la missione inizia all’esterno ed include, oltre ad informazioni esaustive per completare l’operazione, la preparazione al programma documentativo e scientifico e  la scelta del cibo, per poi concludersi con la familiarizzazione col materiale per il campo, la preparazione dei sacchi personali, la scelta del proprio ruolo nella missione, e a seconda del ruolo, la revisione dell’inventario del materiale per la ricerca scientifica, tablet, fotocamera, termometri, materiale da rilievo etc..in modo che, una volta in grotta, non manchi nulla per portare a termine un programma così importante.  Dallo spazio non si torna indietro per rifare i bagagli e tantomeno arriva la DHL.

                    copyright ESA foto Vittorio

Divisi in due gruppi, inizia la discesa di ogni astronauta in coppia con una guida o un istruttore, ognuno autonomo nella progressione fino al campo base. E già da subito, il gruppo si divide, secondo i ruoli, tra chi rimane a preparare il campo, e chi, non molto distante ma in un luogo un po’ appartato e tranquillo situato lungo una concrezionatissima galleria, avvia la parte scientifica.

Estratto dai sacchi il materiale occorrente, si inizia acampionare, fotografare, misurare, esplorare…

Contemporaneamente anche noi guide prepariamo il nostro campo, un po’ più in là per non interferire nella missione, un po’ meno organizzato, o meglio, organizzato alla speleo maniera, rispetto al loro impeccabile ordine con cui sono riusciti davvero a sorprenderci. Terminati gli allestimenti, si prepara la cena.

Sebbene messi a dura prova dall’ambiente speleologico, gli astronauti si sono organizzati in modo esemplare, rispettando i compiti e le responsabilità assegnatisi prima dell’inizio della spedizione, accordandosi sempre con dei briefing, rispettando le scelte del leader prescelto per ogni compito.  La progressione con dei carichi importanti, dovuti al peso delle attrezzature scientifiche, lungo gallerie, pozzi, passaggi bassi, le frequenti fermate per effettuare campionature e fare rilievi, dividere il gruppo diverse volte per cercare la direzione giusta da prendere per poi ritornare indietro rilevando e spesso provando in  un’altra direzione, fermarsi per sostituire la tuta speleo con la stagna, nuotare, avanzare nell’ignoto cercando più punti di riferimento possibile, memorizzare il percorso per poter rientrare senza perdersi… per chi non è abituato, queste sono indubbiamente tutte prove difficili.

                                               caves-2019-crew copyright ESA foto Alessio

Verso la fine della missione, si è scelto di rallentare un po’ nella progressione per dare più spazio alla ricerca ed al recupero del materiale scientifico, in modo da conservare energie utili per affrontare l’ultimo giorno: l’uscita.

Può sembrare una banalità ma, di fatto, svegliarsi presto, insaccare con ordine tutte le attrezzature ed uscire, è un lavoro che richiede lucidità e tempo.

Uno alla volta, partivano dal campo a circa mezz’ora di distanza uno dall’altro, e man mano che guadagnavano l’uscita  una navetta li portava uno ad uno nei propri alloggi.

Finalmente una doccia ed un po’ di relax.

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Per qualcuno di loro, questa era non solo la prima esperienza in grotta, ma anche la prima volta che mettevano un imbrago per appendersi ad una corda e sono sicuro che questa esperienza ha lasciato dentro di loro un ricordo indelebile.

Lo stesso vale per noi, o perlomeno per me che non ero mai stato in grotta in compagnia di sei astronauti. In fin dei conti, sono anch’essi delle normali persone, neofite, alle prime armi, da istruire e seguire. Ma il fatto che si trattasse di un’esercitazione aerospaziale ha richiesto che il sistema fosse organizzato in modo da  minimizzare anche la più remota eventualità del più piccolo e banale incidente, e ciò ha richiesto notevole impegno.

Sul mio lavoro sono abituato a questo sistema di pianificazione e controllo, per me è una prassi il prevenire, discutere, organizzare il lavoro considerando ogni eventuale emergenza e possibilmente prevenendola, ma certamente quest’avventura speleologica è stata per me un’ esperienza unica, nella quale ho messo in gioco tutte le mie conoscenze ed esperienze. Allo stesso tempo ho imparato tanto e come loro anch’io ne conserverò uno splendido ricordo.

Nel debriefing finale organizzato dall’ESA per raccogliere feedback e proporre migliorie ai corsi futuri, e rendere il corso ancora più simile a una missione spaziale, è stato chiesto agli astronauti di dire qualcosa in merito a quest’esercitazione e, con nostra enorme soddisfazione, abbiamo ricevuto i complimenti di tutti, sia per l’esperienza acquisita che, sopratutto, per il nostro totale impegno nel farli sentire padroni dell’esplorazione e sicuri allo stesso tempo, mentre noi rimanevamo sempre presenti in modo delicato e non invasivo.

A detta loro, il corso ESA CAVES è stato l’addestramento in ambiente analogo spaziale migliore che abbiano mai ricevuto, sia per l’ambiente, che per l’argomentazione trattata e per l’impegno messo in gioco. Nel debriefing hanno espresso così il loro pensiero: “È stato un addestramento fantastico. Il migliore analogo che noi conosciamo sulla terra per missioni sulla Stazione Spaziale Internazionale. [..] È toccante avere un team di esperti di così alto livello. Un team da favola. È stato uno scambio tra esploratori di mondi diversi. Da molta fiducia avere il supporto di una squadra così professionale.”.

Parole come queste, riempiono di soddisfazione

Per la CGEB Davide Crevatin e Spartaco Savio

Explorers from other worlds

When the fear subsides, explorers tend to underestimate risks. That is why experienced cavers chaperoned six astronauts at all times as the crew explored independently a new world under their feet. Here is an account of the experience by one of the 20+ speleologists at CAVES 2019

Speleology gives you unforgettable moments, and it so happens that it puts you in touch with people from other fields to conduct science, test instruments or run technology demonstrations. And, sometimes, even trainees for space exploration!

In September 2019, six astronauts from different countries began CAVES, a training course that took them to the underground world in the Karst Plateau between Italy and Slovenia for two intense weeks.

They learned the techniques of surveying, the art of underground photography and sampling deposits and rocks. Once all these skills were put together, we prepared them to spend six days in a cave.

For the astronauts this was a truly unique experience – ESA is the only international agency to offer such training.

Similar to being in space, the cave environment imposes total autonomy in the organisation of each activity, while remaining one step away from all the comforts of the outside.

As speleologists, staying in the cave for several days facing all the difficulties that arise is a routine that we often take as a game. But for those who are caving for the first time, being in a hostile environment, living in it for almost a week and having to face one by one the same difficulties, that game is quite challenging. It an intense training course both physically and due to the amount of information to assimilate, and complex decisions.

Once the training part was over, the actual exercise began: exploration in an environment unknown to them.

The astronauts had to take over from a hypothetical team of researchers who discovered a path during a previous expedition. The crew followed a given route until they reached the target, and from there continued the exploration, collecting as much information, photos, data and samples as possible, and as far as they could get.

The ‘cavenauts’ organised themselves in an exemplary manner, respecting the tasks and responsibilities assigned to them, always reaching agreements and respecting the choices of the chosen leader for each task.

For some of them, this was not only their first cave experience, but also the first time they put on a harness to hang on a rope and I am sure this experience left an indeleble memory in them.

It was the first time for me to be in a cave with six astronauts. At the end of the day, they too are ordinary people, neophytes to be instructed. But the fact that it was an exercise for space training required us to minimise even the remotest possibility of the smallest and most trivial incident, and that required considerable effort.

I am used to this system of planning and control, but certainly this speleological adventure was a unique experience for me. I had to put all my knowledge and experience into play.

The astronauts appreciated feeling like ‘masters of exploration’ and safe at the same time, with us always around in a non-invasive way.

In the final debriefing, they stated that CAVES 2019 was “a fantastic training, the best analogue we know on Earth for missions to the International Space Station. It was a true exchange between explorers from different worlds.”

Spartaco Savio

  • President of The Commissione Grotte Eugenio Boegan https://www.boegan.it/
  • Speleological guide – Collegio delle Guide Speleologiche FVG https://www.guidespeleo.com/
  • National Speleological Instructor of the Italian Alpine Club – CAI http://www.sns-cai.it/
  • Instructor & Technical operator of the Italian Speleological Rescue Organisation – CNSAS https://www.cnsas.it/en/

                                             caves-2019 – team copyright ESA foto Alessio