L’ingresso di questa cavità, già conosciuta ma della quale non ho mai saputo il nome e che io ho battezzato come ” Dimenticata”, è ben visibile da un ottimo punto panoramico sulla vallata lungo il sentiero che sale a casera Goriuda, in corrispondenza della curva dopo i cavi, proprio sotto alla casera. La grotta Dimenticata si apre ad una distanza di circa cinquanta metri dall’ingresso basso di Rotule Spezzate nel canalone dove sessanta metri più in alto si trova un’altra importante cavità del complesso, l’Inversa sopra Goriuda.
Per raggiungere l’ingresso, che si presenta come una cavernetta alta un metro e lunga 3, bisogna arrampicarsi per sette metri su una parete verticale di erba e mughi. La grotta in questione era stata scoperta da “Scarno” (?) nei primi anni ’90 quando il gruppo aveva intrapreso un lavoro di battute di zona nei boschi attorno a casera Goriuda e fino alla conca del grande Poiz, concentrandosi sulla quota dei 1400 m. e da quel momento non si avevano notizie a riguardo. L’ho visitata per la prima volta nell’estate del ’99 assieme a Paolo Manca, Lazzaro (Alberto Lazzarini) e Marina Belli.
Di quel giro nel ’99 ho impresso il ricordo di Paolin che in macchina, durante il viaggio verso Sella Nevea mi chiede se ho fatto i compiti per casa e mi consegna un foglio di carta A4 con stampate a colori differenti, le principali cavità della zona di casera Goriuda. Mai più avrei pensato che quelle righe a colori le avrei sognate per i successivi 21 anni… e nemmeno che sarei stato io uno dei “tanti” a proseguire quel lavoro. Come a ricevere in mano un testimone alla staffetta. Gli altri ricordi di quella giornata sono vaghi; le strettoie particolarmente anguste, i cunicoli con i sassi sotto le ginocchia (non andava di moda utilizzare le ginocchiere!!), una cascata in una sala, si confondono con i ricordi di altre grotte ma ben impressa nella mente c’è una strettoia da forzare con un vento gelido oltre la quale si vedeva un basso cunicolo nero. Dopo quell’uscita, sono ritornato in Dimenticata solamente a maggio 2004. L’immagine di quella strettoia con tanta aria era diventata quasi un’ossessione e così approfittando del fatto che un gruppo di amici organizzava un campo a casera Goriuda per il ponte festivo del 1° Maggio, convinsi Federico De Ponte e Kusman, (amico croato di Fiume), ad andare a vedere questo buco.
A causa della mia inesperienza in Canin non tenni in considerazione che ad inizio stagione i principali ingressi bassi del sistema non sono ancora a regime per quanto riguarda i flussi d’aria in uscita. Quando arrivammo davanti alla strettoia, del forte vento, nessuna traccia!! Una sconfitta!! Calma piatta. Ne risultò che il giro da me organizzato in quella data andò a vuoto, avevo preso una cantonata, chissà cos’avevo visto quella volta mi dicevano i miei compagni, arrabbiati per il giro a vuoto…. Ma così non era e da quella volta non mi sono mai dato per vinto e quando pensavo agli ingressi bassi del complesso, la mente mi riportava a quella fessura! Mentre salivo alla casera, in prossimità di quella curva sul sentiero, giravo lo sguardo verso l’ingresso della Dimenticata e pensavo a quella strettoia!!! Prima o poi, ritorno, pensavo.
Arriva l’estate 2019, vent’ anni esatti dall’uscita del maggio ’99, in questi ultimi anni, sono riuscito andare a chiudere diversi capitoli tra Rotule Spezzate, Buse d’Ajar, Politrauma e varie cavità nei paraggi, finalmente si è ripresentata l’occasione per ritornare in Dimenticata. Strettoia di accesso a parte, non ho ricordi dei passaggi e degli ambienti che ripercorro con la sensazione di trovarmi in esplorazione…; nella sala più grande della cavità è attrezzata una risalita con corda EDELRID da 10mm vecchia, mah…
Percorriamo la grotta lungo la via logica: cunicoli, meandri, passaggi scomodi, diramazioni; ritorniamo nella sala principale e saliamo la vecchia 10mm sostituendola con una più recente; risaliamo una forra in frana, altre diramazioni… la grotta è molto complessa come morfologia e non ha una struttura unica, anzi, ha diverse diramazioni laterali, e anelli. L’aria in uscita, a seconda dei punti è a volte debole altre decisa, ma presente dappertutto. Il famoso punto soffiante oggetto del mistero si trova in cima alla risalita e si tratta di un imbocco di condotta laterale, molto ben ventilato, che dopo qualche metro si restringe ulteriormente. Per renderlo percorribile sarebbe necessario un importante lavoro di disostruzione che non intendiamo fare. Abbiamo però percorso alcuni tratti finora inesplorati con dei punti da rivedere perchè potrebbero portare a nuove prosecuzioni.
Per farci un’idea più precisa della cavità abbiamo realizzato il rilievo 3d con disto-x; attualmente, (mancano da rilevare alcune diramazioni), la cavità ha uno sviluppo spaziale di circa quattrocento metri e un dislivello complessivo di 70metri.
Hanno partecipato nelle due uscite di rilievo e esplorazione: Patrizia Squassino, Adriano Balzarelli, Cristina Michieli e Gianni Cergol. (2019)
Descrizione della cavità
L’ingresso si presenta come una cavernetta alta un metro e lunga tre, da dove parte uno stretto e basso meandro che sfocia in una piccola stanza. Opposto al meandro parte un cunicolo su strato orizzontale che sfocia in un ballatoio che si affaccia ad un pozzo di 10m che porta nella sala principale della cavità. Scesi nella sala, dando le spalle alla corda, a destra parte un ramo meandriforme con delle diramazioni che portano a dei piccoli vani in cui sono presenti fessure da cui fuoriesce che una debole corrente d’aria; il meandro inoltre intercetta per tre volte un cunicolo con il quale forma un anello. Ritornando nella sala principale, di fronte al punto in cui si è scesi in corda si risale in corda per 15 m e poi si accede al ramo “Ascendente” e lo si percorre in salita per 25m fermandosi davanti a un grossa frana, ma a destra parte un cunicolo che si percorre in discesa e che porta ad affacciarsi ad un pozzo stretto da 10 m con aria che vi entra e che meriterebbe di esser sceso, (non lo abbiamo sceso per mancanza di corde e perchè l’imbocco andrebbe allargato). Durante un’ulteriore uscita, (per altro solitaria), ho esplorato un ramo che si apre lateralmente al cunicolo iniziale che porta al primo pozzo; si tratta di un basso laminatoio che dopo una ventina di metri dà accesso ad una struttura di condotte, lunghe circa settanta metri, (attive in caso di precipitazione -segni di allagamento-), divise tra loro in due diramazioni che terminano su dei restringimenti tra argilla e pietre. La direzione di queste è parallela al versante del monte (W). Magari questo ramo potrebbe portare a qualche ulteriore sviluppo. Quest’ultima parte purtroppo non è stata rilevata.