GROTTA SOPRA LE MOELIS (1371/552FR) STATO DI FATTO SULLE ESPLORAZIONI

Passaggi semisifonanti. (foto G. Cergol)

Nel contesto del “grande sistema del Canin” è doveroso porre l’attenzione anche sul­le cavità minori o per lo meno su quelle che fino a qualche tempo fa sembravano fine a se stesse, tra queste la grotta sopra le Moelis (1371/552FR). Conosciuta e rilevata a catasto già a metà anni ’60, rivista con aggiornamento del rilievo nei primi anni ’80 (Mikolich) è poi stata visitata negli anni a seguire da diversi speleo triestini e non, tutti attratti dalla forte corrente d’aria in uscita nella grande caverna iniziale, tanto che in estate, il flusso viene avvertito già sul sentiero a molti metri di distanza. Tra il 2010 e il 2014 sono ritornato alla grotta sopra le Moelis più volte e dopo le esplorazioni raccontate in progressione 58, ramo di destra (scavi nella frana) e nel ramo “fossile” principale (arrampicata nella sala terminale), mi rimaneva da rivedere il ramo attivo, quello che porta al sifone finale e che poi esce in parete sulla val Raccolana. Que­sto ramo si sviluppa con una serie di salti, tutti impostati sullo stesso asse di frattura, interrotti ad un certo punto da una frana di grossi macigni che bisogna rimontare per continuare a scendere. Durante il percorso, fino alla frana, si è accompagnati da un si­gnificativo flusso d’aria in uscita; siccome eravamo in estate, questo fà intendere che proviene da un ingresso alto. Ma da quel punto in poi, fino al sifone il flusso d’aria non si sente più. Da dove arriva tutta quell’aria? Il mistero viene risolto da Cristina, che dieci metri prima della frana, in prossimità di una curva in meandro trova un piccolo passag­gio dal quale sembra arrivare tutta l’aria. Con il martello d’armo allarghiamo l’ac­cesso e iniziamo l’esplorazione di uno stret­to e tortuoso “bigolo”, un cunicolo basso, dal fondo misto di ciottoli e fango che ci porta dopo aver superato tre sifoni di sab­bia e ghiaia alla base di un grande camino. Il nuovo ambiente è alto e largo, una frattura in salita che percorriamo fino a dove possibile arrampicando su massi; poi chiude e non si sente l’aria.  Per trovare la prosecuzione bisognereb­be arrampicare in cima al camino ma osser­vando bene da sotto a trenta metri di altezza si notano degli enormi massi incastrati che incombono sopra la testa e non invitano ad arrampicare li sotto e a sormontarli, inoltre il “bigolo”, che tra l’altro per ben tre volte ab­biamo trovato inaccessibile perchè comple­tamente allagato è estremamente scomodo e quindi lasciamo perdere. Sicuramente quel camino potrà regalare qualcosa in futuro a chi sarà più audace di noi!! Agli inizi di Maggio dello scorso anno, in compagnia di due amici freschi di corso spe­leo… facciamo la poligonale del ramo princi­pale fino alla sala terminale e la aggiungiamo a quella fatta in precedenza dall’ingresso verso il ramo nuovo; la grotta, come ben si nota dal disegno ha un’unica direzione (NO/SE).

Ad oggi per completare il lavoro di aggiornamento del rilievo, dobbiamo prose­guire con la poligonale nel ramo fossile verso la frana. Altro lavoro che abbiamo fatto durante le diverse uscite, è stato misurare la tempe­ratura della grotta, nella stessa giornata, in vari punti. Così facendo ci siamo accorti che la temperatura nel ramo fossile man mano che si avanza verso la sala finale tende a sa­lire; in cima alla risalita effettuata nella sala finale, abbiamo misurato un valore di 7°C, mentre all’imbocco del cunicolo stretto a metà del ramo attivo la temperatura rilevata è di 4°C, stessa temperatura che registria­mo all’ingresso principale. Con questi valori viene da pensare che il ramo fossile “prende” aria da un ingresso che si apre sì più alto dell’ingresso principale ma a una quota più bassa rispetto a quella da cui proviene l’a­ria che scende dal camino che non abbiamo risalito. Oltre a continuare il rilievo anche la pro­secuzione delle rilevazioni di temperatura per capire parte della meteorologia interna alla ca­vità sarà uno dei prossimi obiettivi del 2019.

Gianni Cergol