Claudio Dedenaro

CLAUDIO DEDENARO Trieste 04.09.1952 – 10.12.2017

Con la Commissione Grotte dal 1975, socio effettivo dal 1978 al 2017

Grotta Gualtiero, Claudio Dedenaro nella IV strettoia

Claudio Dedenaro – Dede per gli amici – nostro affezionato socio da quasi quarant’anni, era nato a Trieste il 4 settembre 1952. Assolte le scuole medie al Brunner di Roiano ha proseguito poi gli studi diplomandosi presso il Liceo Scientifico Galileo Galilei. Terminato il servizio militare (a quei tempi ancora obbligatorio) nella caserma di via Rossetti era quindi entrato nel mondo del lavoro facendo un po’ di tutto (facchinaggio perlopiù). Alla fine era approdato nel Comune di Trieste dove era diventato ben presto uno dei più apprezzati tecnici informatici del Centro Elaborazione Dati: in ogni ufficio era prassi normale chiamarlo quando un computer faceva le bizze. Ultimamente lo avevano chiamato a far parte del progetto “Atlante dei beni culturali”, struttura per l’informatizzazione del Catalogo (Comune di Trieste – MIBAC – Università di Trieste).

Spirito poliedrico aveva moltissimi interessi: la musica, che coltivava a tutto campo, la letteratura (soprattutto la fantascienza, di cui possedeva una biblioteca molto ben fornita), la filosofia (si teneva al corrente sugli sviluppi del pensiero), l’informatica: un raro connubio fra cultura umanistica e tecnica.

Aveva iniziato ad andare in grotta nel ’67-‘68. Dopo un paio di uscite con Don Guerrino, il prete di Roiano, all’Alce e alla Nemez, aveva fondato con alcuni amici (fra cui Toni Klingendrath) il Gruppo Grotte Neanderthal. Con questi, usando scale con gradini in legno e mezzi di fortuna, aveva proseguito l’avventura con l’esplorazione di molte grotte non troppo difficili del Carso Triestino (fra le altre la Gr. Verde, 851 VG, innumerevoli volte la Fessura del Vento, 4139 VG, la Gr. della Borraccia, 79 VG, quella di Ternovizza, 242 VG, l’Ercole, 6 VG, la San Lorenzo, 605 VG). Desiderando proseguire con un’attività di maggior respiro nel 1971 si iscrisse, assieme a qualche altro membro del Gruppo, al 6° Corso di speleologia dalla ‘Boegan’, corso diretto da Claudio Cocevar ed a cui avevano partecipato – tra gli altri – R. Barbarossa, R. Borghesi, R. Carosi, F. Durnik, T. Klingendrath e M. Stocchi. Alla fine del corso partecipò attivamente all’attività della Commissione (Carso, Canin), divenendone membro nel 1978; oltre all’attività di campagna aveva dato il suo contributo pure quale istruttore ai corsi di speleologia dal 1975 al 1979.

Le sue ultime uscite in grotta sono dei primi anni di questo secolo: scavi nella Grotta di Monte Spaccato, 5377 VG, rilievi e ricerche alla Grotta Martina, 5640 VG, ricerca di nuovi rami nella Grotta Gualtiero, 5730 VG.

Un male improvviso ha posto fine alla sua vita, togliendolo all’affetto di amici e parenti, il 10 dicembre 2017. Al suo funerale la Commissione era presente con una folta rappresentanza, che però scarsamente si notava dato il gran numero di persone presenti alle esequie: esplicita conferma di quanto Dede fosse conosciuto, rispettato e amato.

La Redazione

Ricordando Claudio – Dede – Dedenaro

Nella notte fra sabato 9 e domenica 10 dicembre di questo sgradevole 2017 Claudio Dedenaro, Dede, ci ha lasciati.  Se ne è andato senza preavviso.  Inaspettatamente. Non credo nell’aldilà, anche se mi piacerebbe che ci fosse, e non ci credeva lui. Perciò credo che non ci incontreremo più.

Non so come avviene la morte. Se è una cosa istantanea che cancella in un attimo l’anima ospite dei nostri corpi, o se è una cosa più lenta durante la quale l’anima, la coscienza, si dissolve in un certo tempo….minuti, ore, giorni, settimane, dandoci tempo di ascoltare il saluto degli amici. Propendo per quest’ultima opinione, anche perché me lo sento ancora vicino, Dede, faccio fatica a realizzare che non c’è più. Poi per chi ha confidenza con la geologia o l’astronomia il concetto di tempo è più relativo che per gli altri e anche mille anni possono essere contenuti in un adesso. Soprattutto davanti all’eternità.

Così immagino che stia a sentire questo mio saluto con la sua solita aria scanzonata. Però oltre a salutare Claudio con immenso affetto, io lo devo anche ringraziare. Ringraziare per quel suo tempo che mi ha regalato durante un’amicizia iniziata 50 anni fa, amicizia che si è cementata proprio nell’esplorazione del mondo buio, inizialmente ostile delle grotte del Carso. Quel mondo che con il tempo è diventato per noi ospitale accogliente e familiare.

Andare in grotta a quindici anni era avventura pura, fuga nella libertà. Il buio si confonde con l’infinito, che per Claudio era anche quello dei libri di Urania. Ne aveva una collezione smisurata. Le grotte erano/sono anche fantascienza. Una delle sue passioni più grandi. Ad andare in grotta era bravo, per intenderci, è stato uno degli esploratori dell’Abisso Davanzo e andava giustamente orgoglioso, pur non avendo mai dedicato molto tempo all’alpinismo, quasi niente a dire il vero, di esser riuscito a salire, un giorno, la Junior in Valle. Dotato fisicamente era frenato da una filosofica pigrizia epicurea che spesso l’aveva vinta.

Moltissimi gli altri suoi interessi. Aveva una cultura che gli era valsa il soprannome di Numero Uno. Da ragazzo sfrecciava per le strade di Roiano su una bicicletta blu. Da qui la sua passione per le moto, poi grandissima quella per l’informatica, quella per la lettura, quella per la politica, quella per socializzare nelle notti di Trieste, quella per le realtà parallele che coltivava la notte giocando al computer. Era infatti notturno piuttosto che diurno. In questo ci differenziavamo. Aveva moltissimi amici dai mondi più disparati e da tutti era apprezzato per il suo modo di essere: sorridente, ironico, con la testa apparentemente fra le nuvole, ma sempre pronto a cogliere l’attimo giusto per una battuta, spesso surreale. Di un’intelligenza rara. Coglieva e perseguiva la modernità e la giovinezza con leggerezza.

Dicevo che devo ringraziarlo per la sua amicizia. Perché è stata un’amicizia che anche se ogni tanto le nostre vite hanno seguito strade, passioni, diverse, non ha mai mollato. Non abbiamo mai smesso di cercarci, di comprenderci, di confidarci, di criticarci, di consigliarci e di stare bene insieme, a volte anche in silenzio.  Anno dopo anno, per 50 anni. Non è poco. Fino a due giorni prima del 9, quando ci siamo fatti l’ultima bottiglia di vino bianco e l’ultimo panino caldo insieme, da Riccardo, in una serata che non dimenticherò più. Grazie Dede.

Toni Klingendrath

Ciao Dede

Quanto le circostanze ti spingono al camposanto a salutare per l’ultima volta una persona cara – e giunti ad un certo punto della vita è cosa che succede sempre più spesso – ti ritrovi a guardarti negli occhi con quelli che come te avevano avuto rapporti con lo scomparso e a rievocare momenti di vita vissuti con lo stesso.

Affiorano così antichi ricordi che con stupore pensavi smarriti per sempre, dispersi nel vasto mare di una memoria che l’età avanzata rende sempre meno navigabile. Sono momenti e situazioni vissuti anni o decenni primi, piccole tessere di quel poliedrico mosaico che è la vita di ognuno di noi. E mentre, fra il sommesso chiacchiericcio dei presenti, si svolgono le esequie, ti vien di chiederti il perché di tanta tristezza. E capisci che non è la morte dell’amico che ti pesa – lui non c’è più e, comunque sia, ha lasciato per sempre affanni e dolori – ma quanto hai perso.

E fai il bilancio di questo ormai chiuso sodalizio, ricordando il tuo contributo ai cosi di speleologia in anni giovani e quindi, ormai avanti con gli anni, le escursioni grotta fatte di sera, dopo una giornata passata in ufficio, a svuotare una frana nella Grotta del Bosco dei Pini, a scavare e rilevare nella Grotta Ferroviaria cercando un passaggio che portasse nella più vasta e sovrastante Grotta dei Sogni in Valle, Grotta in cui assieme a Foca e a qualcun altro meno ‘piombo’ di me andavi ad arrampicare verso improbabili prosecuzioni. Con tappa alla fine, ormai a notte inoltrata, a scolare la birra del consueto arrivederci alla prossima uscita. E ancora gli scavi e i rilievi alla Gigante, alla 12, alla Martina, ai tanti buchetti di cui resta traccia solo nel nostro ricordo.

Ti sono grato, caro Dede, per aver condiviso con me tante belle realtà. E per avermi fatto conoscere Popper – per me, prima di parlare con te, un perfetto sconosciuto – un pensatore la cui visione del mondo e della scienza dovrebbe essere materia di studio obbligatoria in tutte le università.

Pino Guidi

Cavità rilevate

  • Grotta Lazzaretto, 5970/6042 VG
  • CTR Monrupino / Repentabor / 110062 – Monrupino; Lungh. m 57, Prof. m 39
  • Grotta sulla destra del Torrente Rosandra, 1435/4352 VG – CTR San Dorligo della Valle / Dolina 110152;  Draga Sant’Elia, Lungh. m 77, Disl. m 7