VOLUME XLVII – 2017
VALENTINA DEGRASSI: IPOTESI SUI LIMITI OCCIDENTALI DEL LACUS TIMAVI (Mart, Ep. IV, 25). “…ET TU LEDAEO FELIX AQUILEIA TIMAVO…”
Il contributo prende in esame i possibili limiti geografici occidentali del Lacus Timavi, e, avvalendosi dell’esame della cartografia storica, dei dati archeologici e delle fonti letterarie, ancorati alle più recenti riletture geo-morfologiche del territorio, propone una ricostruzione alternativa del paesaggio di epoca romana, già a quel tempo caratterizzato dall’esistenza e dallo sfruttamento dei corsi di risorgiva.
PAOLA VENTURA: I CULTI IN ETÀ ROMANA NELL’AREA DEL LACUS TIMAVI
L’area del Lacus Timavi, sia in senso proprio (bacino di raccolta delle acque del Timavo che riaffiorano in superficie prima di sgorgare in mare) che nel significato più esteso che ormai ha assunto, a definire il più ampio contesto territoriale del lago costiero e della fascia circostante, è caratterizzata in un lunghissimo arco cronologico da attestazioni di culti, riportati da diverse fonti letterarie, epigrafiche, archeologiche. Si fornisce quindi una rassegna delle divinità che vennero qui venerate, probabilmente in un santuario a cielo aperto, poiché manca ad oggi documentazione diretta di vere strutture templari: i mitici Diomede ed Antenore, il Timavo stesso, Ercole, Spes, forse Silvano. Si menziona poi il rapporto con il complesso terapeutico delle terme, alle cui virtù salutifere potevano forse rinviare alcune delle dediche votive, con un accenno al recente rinvenimento della statua di un Eros, che pare invece avere piuttosto funzione decorativa. Il complesso sacro meglio noto resta indubbiamente quello del Mitreo, in una grotta naturale sulle falde dell’Ermada, sovrastante il Lacus, in uso fra la media e la tarda età imperiale. Alla sua distruzione fa seguito la nascita del polo cristiano di San Giovanni in Tuba, dalle fasi paleocristiane, messe in luce in scavi del secolo scorso, all’attuale edificio, risalente al tardo XIV secolo. Un’ultima menzione viene dedicata ad un sondaggio di verifica che ha parzialmente rimesso in luce l’annesso battistero, confermando una complessa storia di riusi e continuità di vita.
RENATO COSMA, RENATO DUCA: LA PIANA DEL LISERT: LE SUE ACQUE ED IL MULINO DI SANT’ANTONIO
Alcune rogge movimentavano dei mulini, attivi fin dal Medioevo, scomparsi nell’800.
CHIARA CALLIGARIS, LUCA ZINI, FRANCO CUCCHI: IL LACUS TIMAVI. GEOLOGIA E GEOMORFOLOGIA
Il Lacus Timavi era un braccio settentrionale del Golfo di Monfalcone, ubicato allo sbocco a mare di più vie d’acqua dolce. Si apriva proprio in corrispondenza dell’esteso fronte sorgivo che, dal Villaggio del Pescatore a Monfalcone, caratterizza e caratterizzava le pendici sud occidentali del Carso Classico. L’emergere delle Insulae Clarae, oggi quello che resta dei rilievi di Sant’Antonio Abate e della Punta, creava un ambiente marino-lagunare protetto in cui convergevano le acque. La morfologia attuale è decisamente cambiata rispetto all’epoca romana, epoca in cui probabilmente il Lacus raggiunse il suo massimo splendore. Era in senso lato un particolarissimo ambiente di transizione cui concorreva anche il contributo delle acque termali che ancor oggi vengono utilizzate a scopi terapeutici. Il Lacus può essere definito un’area di “transizione” anche dal punto di vista geologico e strutturale. I calcari grigio chiari della Formazione dei Calcari di Aurisina sono caratterizzati da ricchezza di fossili che nei millenni hanno testimoniato le varie fasi subite dalla piattaforma, più volte annegata, più volte emersa. Dal punto di vista tettonico inoltre, l’area è stata sempre particolarmente “attiva” con gli importanti thrust ad orientamento dinarico che hanno portato la piattaforma carbonatica a sovrascorrere sul Flysch eocenico. Quanto di seguito descritto, vuole essere un compendio di quello che è lo stato dell’arte della conoscenza sul sito dal punto di vista geologico e geomorfologico, mettendo a confronto le interpretazioni proposte dai vari Autori.
LUCA ZINI, CHIARA CALLIGARIS, FRANCO CUCCHI: IL LACUS TIMAVI. IDROGEOLOGIA
Dal punto di vista idrogeologico l’acquifero del Carso Classico è un’unità omogenea, ma politicamente è divisa tra due paesi. Il Carso Classico è un altopiano calcareo di circa 900 km2 che si estende dalla sinistra del fiume Isonzo fin quasi ai dintorni di Postojna. La gran parte dell’acquifero carsico è situata in Slovenia, così come il principale bacino di alimentazione esterna. La zona sorgentifera però è tutta in Italia. Per comprendere il funzionamento e proteggere le acque è necessaria quindi una stretta collaborazione ricercatori italiani e sloveni, cosa che da alcuni decenni si verifica. Le Sorgenti del Timavo, i laghi e le sorgenti tutt’intorno, costituiscono l’area sorgentifera con portate complessive fra le più elevate del Mediterraneo. La portata media oscilla sui 40 m3/s, quelle massime superano i 175 m3/s, le minime non scendono mai sotto i 9 m3/s. In Slovenia vicinissima al Confine di Stato, c’è la stazione di pompaggio per l’approvvigionamento idrico di molti comuni sloveni. In Italia, la sorgente Sardos è utilizzata per integrare l’approvvigionamento idrico della città Trieste e della sua provincia. L’idrodinamica delle sorgenti e le loro caratteristiche chimiche sono ben note, ma mancano informazioni sulle acque di ricarica autogene e allogeniche e si conoscono pochi dati sul comportamento idrodinamico all’interno dell’idrostruttura.
STEFANO FURLANI, SARA BIOLCHI: LE FALESIE COSTIERE TRA SISTIANA E IL VILLAGGIO DEL PESCATORE: CARATTERISTICHE MORFOSTRUTTURALI E IDROGEOLOGICHE
La costa nordorientale del Golfo di Trieste (GOT) è costituita da rocce carbonatiche che sovrascorrono la successione torbiditica del Flysch. L’assetto costiero è fortemente condizionato dalle caratteristiche strutturali del Golfo. In questo lavoro viene illustrato il paesaggio costiero del settore nordorientale del Golfo di Trieste, estremo limite settentrionale delle coste a carattere dalmatico. L’area è dominata principalmente da alte falesie carbonatiche a picco sul mare (plunging cliffs), la cui profondità al piede varia da pochi centimetri a meno di dieci metri. Per contro, il settore più settentrionale è dominato dalle risorgenze del Fiume Timavo, il cui apporto sedimentario ha formato una modesta piana costiera. Le perdite idriche del corso sotterraneo del Timavo lungo la costa in esame danno luogo a numerose sorgenti sottomarine, la cui osservazione è particolarmente efficace in condizioni di magra, grazie alle differenze più marcate tra le acque dolci e quelle salate. La presenza di forme intertidali
DEBORAH ARBULLA: RITROVAMENTI PALEONTOLOGICI.IL SITO A DINOSAURI DEL VILLAGGIO DEL PESCATORE
Il sito paleontologico del Villaggio del Pescatore (vicino a Trieste, Italia) è famoso perché è l’unico sito a dinosauri d’Italia. Scoperto circa 30 anni fa da Giorgio Rimoli e Alceo Tarlao, ha una storia fatta da anni frenetici di studi, campagne di scavo, preparazione dei reperti, mostre. Importante è stato il ruolo del Museo Civico di Storia Naturale di Trieste che, con diverse Istituzioni, ha lavorato negli anni per estrarre, studiare e valorizzare i campioni ed il sito. La geologia dell’area, descritta già in diversi lavori con particolare riguardo alla geologia del sito paleontologico, è stata arricchita anche grazie alla campagna fotografica dell’intera superficie di cava fatta dal Museo Civico di Storia Naturale nel 2013, nel corso di una tesi di laurea. Viene descritta l’evoluzione del paleoambiente, con particolare riguardo all’ambiente al tempo dei “dinosauri del Carso”. Sono elencati i campioni scoperti nel sito del Villaggio del Pescatore, con una breve descrizione degli esemplari più importanti.
PINO GUIDI, LOUIS TORELLI: LACUS TIMAVI – LE RICERCHE SPELEOLOGICHE
Breve storia delle ricerche speleologiche nella zona delle fonti del Timavo, dagli inizi (1899) al primo decennio del XXI secolo, che hanno portato un notevole contributo alla conoscenza del fenomeno carsico ipogeo della zona. Indicazioni sui vari apporti dati anche nei campi della preistoria, dell’archeologia e del folklore delle grotte che si aprono nei pressi. Chiudono il lavoro cenni descrittivi delle cavità che vi si aprono e una essenziale bibliografia di riferimento.
PAOLO GUGLIA: COMPLESSO DEL TIMAVO:EVOLUZIONE DI UN RILIEVO
Si descrivono le più recenti ricerche speleosubacquee che hanno portato a mappare il Complesso delle Sorgenti del fiume Timavo che oggi consta di cinque distinti ingressi che danno accesso a una articolata rete di gallerie e sale allagate. Attualmente il complesso raggiunge i 2.129 m di sviluppo e la profondità massima di 106 m, 24 m in aria e -82 m in immersione.
MAURIZIO BRUFATTO: VALORIZZAZIONE DELL’AREA DELLE TERME ROMANE COME TEMA DI RESTAURO AMBIENTALE
IL RIPRISTINO DELL’AREA DELLE TERME ROMANE COME PROBLEMA AMBIENTALE
L’articolo presenta l’intervento di ripristino e valorizzazione delle Terme Romane come tentativo di recupero ambientale di un’area di pregio naturalistico compromessa dalla industrializzazione degli anni ’60. Viene ripercorsa la storia del sito nell’ultimo secolo e sono indagate le ragioni teoriche che possono fondare l’approccio dell’inserimento dell’area in una nuova prospettiva di sviluppo. L’intervento è trattato come un paradigma di trasformazione del paesaggio urbano contemporaneo attraverso la conservazione delle stratificazioni storiche e la riqualificazione architettonica dell’ambiente.
ANIELLO LANGELLA: LE ACQUE TERMALI DI MONFALCONETRATTAMENTI SANITARI, INDICAZIONI, POSOLOGIA E CONTROINDICAZIONI
Le Terme Romane di Monfalcone sono state in attività almeno dai tempi di Plinio il Vecchio e sino alla distruzione di Aquileia (452 d.C.). Riattivate dieci secoli dopo hanno ripreso ad essere conosciute nel XVIII secolo. Dopo varie distruzioni e riattamenti hanno ripreso a funzionare a pieno regime nel XXI secolo. Ad una premessa storica sulle cure mediche e sugli aspetti clinici delle cure termali (balneoterapia, aerosol, fisioterapia) segue l’illustrazione delle patologie curate nelle Terme Romane di Monfalcone. Tre allegati integrano e completano l’esposizione: A) La normativa sanitaria; B) Le prestazioni delle Terme Romane; C) Le acque curative delle Terme Romane di Monfalcone ieri e oggi (a cura di C. Lautieri).
FABIO STOCH: IL LACUS TIMAVI: LA FAUNA ACQUATICA SOTTERRANEA, CON PARTICOLARE RIGUARDO ALLE RISORGIVEDEL FIUME TIMAVO
La fauna sotterranea del comprensorio di sorgenti carsiche che alimentava il Lacus Timavi in epoca romana è stata oggetto di ricerche per oltre un secolo. Gli studi condotti dallo zoologo tedesco Hans-Jürgen Stammer negli anni ‘30 del secolo scorso hanno prodotto la prima monografia sull’intera fauna dell’area. Ancora oggi le mappe di questa monografia sono di grande utilità per ricostruire le modifiche subite dal territorio e dai complessi sorgentizi. Il presente contributo sintetizza le conoscenze sino ad ora acquisite, sia in base a dati bibliografici (106 lavori riportano citazioni per l’area di studio) che inediti. Sono complessivamente segnalate per le acque sotterranee dell’area di studio 93 specie, delle quali 50 stigobie, cioè esclusive di questo ambiente ipogeo. La fauna stigobia è dominata dai crostacei (37 specie su 50) e i taxa maggiormente rappresentati sono i copepodi e gli anfipodi. Tra questi, numerosi sono gli elementi endemici del Carso dinarico, che raggiungono in quest’area l’estremo lembo nord-occidentale del loro areale di distribuzione. In base ai recenti studi di filogenesi molecolare, le specie dinariche sono però spesso complessi di endemiti ad areale ristretto; in base a questi studi viene presentata una nomenclatura aggiornata della fauna. L’interesse scientifico di questa stigofauna, accanto al possibile uso degli organismi stigobi come marker idrogeologici (indicatori della provenienza delle acque sotterranee e della vulnerabilità intrinseca degli acquiferi), pone in rilievo le problematiche di conservazione che richiedono in primo luogo l’implementazione di un adeguato piano di gestione del sito Natura 2000 che include gran parte del Carso Classico.
ELIO POLLI, PINO GUIDI: ASPETTI FLORISTICI E VEGETAZIONALI DELLE RISORGIVE DEL TIMAVO
Nel presente contributo vengono presi in esame gli attuali aspetti della flora e della vegetazione delle risorgive del Timavo presso San Giovanni di Duino (Trieste). Dal confronto con dati bibliografici di precedenti lavori, emerge un evidente impoverimento della flora nel sito in oggetto, con la rarefazione o scomparsa di numerose specie allora frequenti.