In questa sezione della biblioteca virtuale sono raccoilti testi che attengono a studi e ricerche sugli insediamenti umani nelle grotte e sulla frequentazione umana del mondo ipogeo più in generale. Per visualizzare i testi contenuti visita e scorri la pagina.
L’insediamento umano al Ciondar del Paganis
Ulteriore contributo alla conoscenza dell’insediamento umano nelle grotte friulane : I nuovi scavi al Ciondar des Paganis
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Gli scavi nella grotta dei Ciclami (Carso Triestino)
La caverna dei Ciclami, di recente così denominata per l’estrema ricchezza di tali fiori al suo ingresso, si apre in una piccola pseudo-dolina di crollo alle pendici meridionali del Monte Orsario nelle immediate vicinanze dell’attuale confine fra Italia e Iugoslavia. La grotta ha una lunghezza massima di 27 metri. Prima dei lavori aveva una larghezza massima di metri 6,50, mentre l’altezza media era di metri 2,50. Il suolo, ricoperto da detriti di volta, ha un andamento approssimativamente orizzontale. All’inizio degli scavi il vestibolo si presentava praticamente sigillato dai grossi blocchi derivati dal crollo di una volta, fatto che ha permesso di trovare una stratigrafia intatta, come da più anni invano auspicato dagli studiosi di preistoria carsica.
Atti della VII riunione scientifica anno 1963
L’uomo fossile nel Veneto
Il 15 dicembre dello scorso anno la Direzione del Museo Civico Storia Naturale di Verona, comunicava alla R. Soprintendenza di Padova, che durante lo scavo di una cava di argilla, situata in località Carotta a Quinzano, frazione di Verona, gli operai avevano rinvenuto ossa di animali e oggetti silicei, i quali erano stati trasportati nel Museo di Storia Naturale di Verona. Data I’importanza della scoperta veniva invitata la Soprintendenza a effettuare un sopraluogo, avvertendo che lo sfruttamento della cava era temporaneamente sospeso.
Reale Istituto Veneto di Scienze, 1939
LE CAVERNE OSSIFERE PLEISTOCENICHE DELLA VENEZIA GIULIA – La grotta dell’Alce.
Degna di particolare menzione, fra le caverne ossifere della regione, è la grotta dell’Alce. Nella letteratura speleologica questa grotta viene spesso indicata sotto il nome di « grotta Tilde ». Noi preferiamo adottare 1’altra denominazione: «grotta dell’Alce», con la quale il deposito era noto da lungo tempo ai componenti della Commissione grotte. Uno schizzo planimetrico della caverna venne dato da G. A. Perco, ancora al tempo della scoperta, avvenuta nel 1896.
Le caverne ossifere Pleistoceniche della Venezia Giulia
SCOPERTE PREISTORICHE A SAN CANZIANO DEL TIMAVO.
Nei tenitori carsici, a idrografia sotterranea, l’approvvigionamento dell’ acqua, specialmente durante le grandi siccità estive e invernali, costituisce uno dei più difficili e assillanti problemi della vita giornaliera. Le famiglie dei contadini in molti distretti carsici e istriani, debbono fare spesso dei lunghi tragitti onde procurarsi scarsa quantità di un liquido fangoso raccolto negli stagni semi asciutti, o fare decine di chilometri fino al fiume più vicino. È ovvio pertanto, che in questi paesi la presenza di un corso d’ acqua superficiale deve influire in modo notevole sulla distribuzione dei centri abitati. Durante il Pleistocene la rete, idrografica superficiale doveva essere più complicata e più sviluppata dell’attuale; e ciò in relazione con la maggior umidità e le più forti e frequenti precipitazioni atmosferiche che (unite ad altri fenomeni geofìsici) caratterizzarono questo periodo del Quaternario.
Scoperte preistoriche a San Canziano del Timavo