ALBANIA 2015 – LA GROTTA “PERDUTA” DEL BOSHIT
PREAMBOLO
Esplorata da quattro soci CGEB venti anni fa, se ne erano persi sia il rilievo che la posizione. L’interesse della cavità dipendeva dai racconti ancora nitidi dei primi scopritori, che ricordavano di essersi fermati sopra un grande collettore con acqua.
Con la ripresa delle esplorazioni nel gruppo delle Hekurave e in particolare alla risorgiva Zeze, rinasceva l’interesse per il Boshit. Diversi tentativi di ritrovarla si rivelarono infruttuosi a causa della distanza, del dislivello e della complessità dei luoghi. Inoltre tutti i paesi erano stati completamente abbandonati dagli abitanti e non si poteva contare sull’aiuto dei locali.
Nel 2009 il gruppo di Faenza ci avvisava che una guida li aveva condotti alla grotta, della quale avevano visitato e rilevato la parte iniziale.
L’anno seguente Adriano Balzarelli, insieme a quattro speleo sloveni, impegnati nell’ennesima campagna “Zeze”, si recava nel paese di Curraj j Eperm, e trovava una guida molto esperta di nome Martini. Il giorno successivo, con un lungo e complicato percorso, il Boshit era finalmente ritrovato. Con la scarsa attrezzatura e con il tempo contato due speleo effettuavano una superficiale visita dei rami iniziali, seguita da un veloce ritorno al campo.
Si era creata un’evidente situazione di stallo: la lontananza, i dislivelli, i pochi elementi certi, rendevano faticoso convincere altri soci e la Società ad “investire” in una esplorazione dagli esiti così incerti.
Studiando il problema con l’amico Elio Padovan, è emersa la possibilità di seguire una via alternativa, percorrendo il “sentiero dei Turchi”, principale percorso del Gruppo, purtroppo abbandonato da decenni. L’itinerario parte da Teth che, a differenza degli itinerari che partono da Zeze e Curraj, è raggiungibile con un automezzo.
L’anno successivo veniva effettuato un ennesimo tentativo con i soci Marini e Kravanja. La famigerata strada (ricordi di Elio) per Teth era finalmente migliorata, e Teth si rivelava ospitale e a buon mercato.
Trovata facilmente una sistemazione confortevole il giorno seguente evitavamo il sentiero dei Turchi, franato e in cattive condizioni, e raggiungevamo con un ottimo sentiero segnalato le Stane Denelit. Si tratta di una conca bellissima, atta a fare un campo, con una sorgente a breve distanza. Dalle malghe Denelit delle tracce portano a una forcella dalla quale riprende il sentiero dei Turchi che, con una dolce discesa nella prima parte e poi proseguendo in costa, ci ha portato sulla verticale della grotta Boshit che si raggiunge scendendo un ripido canalone per circa cento metri. Con una veloce entrata in grotta raggiungevamo finalmente l’agognato collettore e poi il tempo tiranno ci obbligava a prendere la via del ritorno.
SPEDIZIONE 2015 28/7 – 9/8
Partecipanti Adriano Balzarelli, Rocco Romano, Eugenia Mattiello, Sandro Tarsi.
Forti delle certezze acquisite siamo partiti con idee chiare: fare una spedizione leggera, evitando sovrastrutture, quali campi distanti dalla grotta e relative pesanti attrezzature, in modo da riuscire finalmente a fare il punto sulle potenzialità di questa grotta.
L’inizio del viaggio non è dei migliori… invece delle 12 ore preventivate, ci impantaniamo in un traffico bestiale e arriviamoalle 8 di mattina dopo una notte di guida no stop. Facciamo gli zaini e quando li pesiamo ci viene un colpo… siamo fra i 23 e i 25 kg abbondanti. Secondo il Balza ci aspettano non più di 5/6 ore. Ci mettiamo invece oltre dieci ore e alle 9 di sera, con il buio ormai imminente lo seguiamo pieni di perplessità per scoscese balze erbose e poi per uno scostante canalone. Finalmente arriviamo davanti a un anonimo ingresso con un vento freddo da paura. In sintesi il GPM segna 1400 metri di dislivello con 20 km di percorso.
Rapido spuntino, poi entriamo. Galleria comoda, dieci metri di basso laminatoio e siamo in una galleria dal fondo sabbioso larga il giusto per installare quattro amache, cordini per sorreggere i teli di nylon. Il campo è servito… rapida puntata con Rocco fino al collettore, riempiamo le bottiglie al primo lago e ritorno alle amache. Notte molto fredda nonostante i sacchi a pelo invernali (benessere del mio -5 vatti a fidare…) sveglia, veloce colazione, raggiungiamo il collettore e lo risaliamo, l’ambiente è ampio, giungiamo a una difficile arrampicatina, Rocco la supera, si procede veloci ed euforici, troviamo un pozzo che si affaccia su un ambiente ampio, abituati all’avaro Canin rimaniamo stupefatti. Scendiamo il pozzo, esploriamo ancora un paio d’ore, poi giunge finalmente il momento del ritorno al campo. Jenni propone di cenare all’aperto, approviamo, organizziamo l’uscita, il primo che si affaccia all’uscita riferisce che piove… peccato
Passata una notte freddina… la mattina dopo lasciamo praticamente tutto in grotta e con zaini leggeri ci sembra di volare. Proviamo diverse tracce per uscire dal canalone e troviamo un itinerario che permette un risparmio di una buona mezz’ora. Arriviamo alla forcella, e scendiamo di buona lena verso Teth e l’agognato rifugio. Doccia e cena all’altezza. Siamo stravolti dalla fatica. Ci serviranno due giorni per riprenderci. Nel frattempo facciamo qualche giretto e troviamo un mulattiere affidabile. Ripartiamo scarichi… con il cavallo è un’altra storia, il conducente si dà il cambio con la moglie e proseguiamo in compagnia anche di un vispo ragazzino sino alla stana (malga). Il the e il latticello acido sono sublimi… breve pausa e proseguiamo con sorpresa sino quasi alla sella. Ci salutiamo dando appuntamento nello stesso posto fra tre giorni e proseguiamo sino al Boshit dove faremo tre notti di campo interno intervallate da due punte. Senza tediarvi riassumo di seguito i risultati raggiunti e alcune considerazioni sulle prossime esplorazioni:
- rilevati 1350 metri di nuove gallerie;
- trovato gallerione di 800 metri largo dai15 ai 35 metri e alto dai 50 agli 80 terminante con un sifone;
- sceso il ramo inferiore del collettore, superati tre laghi (canotto) e arrivati tramite una galleria ad un pozzo non disceso per mancanza di tempo;
- percorsi alcuni rami laterali, ne rimangono diversi ancora da vedere e diverse
risalite da effettuare; - tralasciato il ramo principale che chiude (a detta dei primi esploratori) dopo tre pozzi da rivedere e da rilevare;
- abbiamo lasciato armati 200 metri tra pozzi, traversi e risalite.
Alla luce dei risultati raggiunti riteniamo che ci siano le basi per una spedizione il prossimo anno. A nostro avviso sarebbe opportuno concentrare forze sufficienti a raggiungere un livello esplorativo che dia chiarezza sull’opportunità di insistere o fermarsi sui risultati raggiunti.
La formula potrebbe essere migliorata con l’adozione di un campo esterno (già identificato il posto adatto a circa 30 minuti di cammino) dove si potrebbero alternare le squadre. In alternativa, considerati i noti problemi di ferie, si potrebbero alternare nel tempo diverse squadre, che troverebbero in loco sia l’attrezzatura che il necessario per il campo.
I partecipanti:
Adriano Balzarelli, Rocco Romano, Eugenia Mattiello, Sandro Tarsi