Fausto Biloslavo

F. Biloslavo

FAUSTO BILOSLAVO SR. Momiano d’Istria 14.6.1937 – Trieste 13.5.2014

Fausto Biloslavo, istriano della diaspora, è stato un atleta che ha fatto sport sino all’ultimo (il giorno prima di morire si era fatto 90 chilometri in bicicletta), e che per un certo periodo della sua vita ha anche fatto parte del variegato mondo grottistico triestino.
Nato a Momiano d’Istria il 14 giugno 1937 si era trasferito a Trieste, al pari di molti altri istriani, nel 1952. Aveva seguito suo padre, riparato nottetempo nella città giuliana l’anno precedente (dopo aver scritto, allineando grosse pietre sul fianco del monte presso Momiano, “viva l’Italia”). Il resto della famiglia si trasferirà a Trieste nel 1954, anno in cui gli abitanti dell’ex Zona B dovevano optare se essere italiani o jugoslavi.
Completate a Grado le scuole dell’obbligo Fausto trova lavoro come apprendista presso l’AGEGAT, ente in cui segue e supera un corso triennale di idraulico che gli permette di ottenervi poi un posto fisso di operaio. Vi rimarrà sino agli anni ’80, periodo in cui viene messo, su sua richiesta, in quiescenza. Nel frattempo si sposa con Grazia Stolfa, una sangiacomina che lo accompagnerà per tutta la vita e che gli darà due figli: Fausto, diventato giornalista, e Francesca.
Atleta fisicamente molto ben dotato, nei primi anni ’50 aderisce alla Società Sportiva Fiamma, in quei tempi allenata e diretta dal prof. Costantino Desilla, nei cui ranghi ottiene buoni risultati nelle varie specialità dell’atletica leggera: corsa, salto, staffetta. Nell’ultimo periodo con la Fiamma oltre a gareggiare assume pure il ruolo di allenatore, ruolo che manterrà poi quando, qualche anno dopo, passa all’Olimpic Club, polisportiva con i cui colori scende in campo sino ai primi anni di questo secolo. La funzione di allenatore di atletica verrà da lui ricoperta per vari decenni, portando a gareggiare moltissimi giovani fra cui, nella metà degli anni ’70, suo figlio, che parteciperà con buoni risultati agli 800 e 400 ostacoli nonché ai campionati nazionali dei 2000 metri.
Fra il 1956 e il 1957, nel gruppo sindacale intitolato a Filippo Corridoni, incontra e stringe amicizia con lo zaratino Mario Bussani. A fine dicembre i più giovani membri di questo piccolo sindacato vengono contattati dal GEST – Gruppo Escursionisti Speleologi Triestini. I ragazzi di questo gruppo, politicamente orientato a destra (avevano la sede presso l’Associazione Famiglie Caduti e Dispersi della R.S.I.), stavano aprendo un nuovo ramo all’interno della Grotta del Cane di Basovizza, 136 VG; a causa della loro colorazione politica avevano ricevuto minacce da parte di grottisti di un non meglio identificato gruppo speleo del rione di San Sabba, politicamente inquadrato a sinistra. I giovani del GEST avrebbero senz’altro saputo cavarsela da soli in uno scontro in campo aperto, ma temevano che questi avversari potessero danneggiare le scale sul pozzo d’accesso della grotta mentre loro erano all’interno impegnati con gli scavi.
Così nel gennaio successivo Biloslavo, Bussani e altri membri del sindacato passano alcune domeniche a Basovizza, nei pressi della grotta, in attesa di questi fantomatici speleo avversari. Che non si videro, la minaccia evidentemente non ebbe seguito e il servizio di protezione venne sospeso.
Biloslavo, però, era rimasto incuriosito da questo mondo sino ad allora per lui sconosciuto per cui il 21 gennaio 1958 decide, assieme al Bussani, di tentare l’avventura scendendo assieme ai ragazzi del GEST nella grotta ad aprire prima e ad esplorare poi il nuovo ramo, una caverna battezzata “Caverna Mussolini”, ambiente cui si può accedere attraverso il disagevole pertugio da loro aperto e chiamato (sempre dal GEST) “Cunicolo De Gasperi”.
Pur non potendo, a causa dei suoi impegni agonistici, essere presente a tutte le uscite domenicali del gruppo Fausto Biloslavo continuerà a partecipare all’attività dello stesso, sovente accompagnato dalla fidanzata Grazia Stolfa, sia in Carso (grotta Natale, grotta del monte Spaccato, grotta del Cane di Gropada) che nel vicino Friuli (grotta Doviza, giugno 1961).
Alla fine del 1961, a seguito di un episodio di “nonnismo” avvenuto durante il campo estivo di ricerca organizzato nell’alta Val Degano in Friuli, il GEST incappa in una piccola crisi che vede allontanarsi alcuni dei suoi elementi più anziani, trasferitisi ad altri gruppi. L’uscita soprattutto dell’amico Bussani fa allontanare dal GEST anche Fausto Biloslavo che così, passato pure lui come Bussani all’Alpina delle Giulie, interrompe, ma non elimina del tutto, la sua attività speleologica. Rimane in contatto con gli speleo dell’Alpina con cui instaura rapporti d’amicizia e con i quali scende ancora, ogni tanto, in grotta. Oltre alle varie discese occasionali lo troveremo sessantenne, nella primavera del 1998, in val Rosandra a collaborare con gli uomini della Commissione Grotte negli scavi che porteranno la Grotta Gualtiero ad avere uno sviluppo di oltre quattro chilometri.
Ma, anche se in tutti quegli anni non è rimasto lontano dall’ambiente speleo, il suo amore più grande era, oltre che per l’atletica leggera, per le montagne. Appena la stagione lo permetteva con il suo camper raggiungeva le Alpi Giulie, le Carniche, le Dolomiti, montagne che lo hanno visto salire su quasi tutte le cime.
Si è spento serenamente la mattina del 13 maggio 2014.
Aveva espresso il desiderio che le sue ceneri fossero disperse su una delle cime della Carnia da lui tanto amate, e così è stato. In un plumbeo 14 giugno 2014 i figli, assieme ad un gruppo di amici, recatisi sul Floris, hanno affidato al vento le sue ceneri ed il suo spirito. (PG)