In questa sezione della biblioteca virtuale sono raccoilti testi che attengono all’arte nelle sue varie espressioni che hanno avuto come argomento le grotte ed il mondo ipogeo più in generale. Per visualizzare i testi contenuti visita e scorri la pagina.
TRILOGIA CATABATICA
Questa pubblicazione contiene versi dedicati agli ipogei meati, nella scia di un’onda poetica che dal Compagnoni (La Grotta di Corniale, fine ‘700), attraverso il Garzoletti (L’Ondina di Adelberga, metà dell’800), il Tribelli (Le Grotte di San Canziano del Carso, 1937) ed ora il Marini, giunge sino a noi. Si ringrazia Giuliano Zanini che ha finanziato la sua pubblicazione e di questo quanti fra noi non ritengono la grotta soltanto un posto ove consumare carburo e corde gliene saranno grati.
Pino Guidi
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Le CARSICHE di Enrico Fornis
Queste poesie escono per la fraterna devozione degli amici alla memoria del nostro indimenticabile Enrico. Le presento com’ Egli le aveva trascritte e ordinate insieme con altre liriche inedite – Orazioni, I ritmi delle Creature, Confessioni, – presago quasi che avessero dovuto costituire il Suo testamento spirituale. Ringrazio commossa gli amici che con questa bella edizione hanno voluto recare conforto di affetto all’animo nostro, e soprattutto onorare il dilettissimo Enrico, il quale – salito ad un premio più alto – li guida e benedice dal Cielo.
LA MAMMA
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Timavo Arcano – Grotte e arte
L’evoluzione nei secoli del pensiero dell’artista nei confronti dell’ambiente ipogeo e della percezione dello stesso si può avvertire sfogliando una raccolta di incisioni, da quelle più grezze dei primi secoli della carta stampata, a quelle più fini ed elaborate dell’Ottocento. Anche un’occhiata rapida e superficiale permette di seguire lo sviluppo del concetto ‘”grotta” nel gusto e nella mente del disegnatore, gusto e modo di pensare necessariamente coerenti con i tempi che li hanno generati: l’esploratore-artista vi ha riversato non solo i suoi sogni e le sue speranze, ma pure le sue paure e i suoi incubi.
Purtroppo questo catalogo è soltanto una ristretta antologia di questo divenire pittorico.
Nicoletta GUIDI, Pino GUIDI
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Il concorso letterario per i 90 anni della grotta gigante
La Grotta Gigante, situata sul Carso triestino, è stata visitata per la prima volta nel 1840 da A. F. Lindner nel corso delle sue ricerche del Timavo sotterraneo. Attrezzata per le visite turistiche dal Club Touristi Triestini, venne aperta al pubblico il 5 luglio 1908. Alla fine del primo conflitto mondiale venne acquisita dalla Società Alpina delle Giulie che ne è tuttora proprietaria. Il flusso delle correnti turistiche continuò ad aumentare, specialmente nell’ultimo trentennio, ed all’interno sono state realizzate imponenti opere di valorizzazione. Da qualche anno la Grotta Gigante è stata riconosciuta quale maggiore caverna turistica del mondo e come tale appare nel Guinness dei Primati. L’idea di inserire un Concorso letterario tra le manifestazioni per il festeggiamento dei 90 anni dell’apertura al pubblico della Grotta Gigante ha suscitato inizialmente non poche perplessità in seno alla Commissione Grotte “Eugenio Boegan”, amministratrice di questo complesso turistico. È stata quindi una piacevole sorpresa rilevare l’ampia partecipazione di autori – di tutte le regioni d’Italia – al concorso stesso, anche con testi di buon livello narrativo.
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Poesie sulla grotta di ADELBERG
Il Gazzoletti in questo volume pubblica tre canti dedicati alla meravigliosa grotta di ADELBERG ora Grotte di Postumia nella Carniola; è fuor di dubbio uno tra’ più rari e stupendi fenomeni del mondo geologico. Nota sino dal secolo XIII, scoperta nella maggiore sua ampiezza dall anno 1811 in poi e in parte a quanto si crede, ancora da scoprire, la Grotta d’ Adelberga s’interna orizzontamente nella montagna che sorge presso la borgata dello stesso.
PALLERINI A. – 1866
La composizione coreografica è oggidì, dopo tante splendide creazioni, cosa sì malagevole da sgomentare le più imaginose fantasie: comporre poi un nuovo ballo appositamente per Trieste, le cui scene tengono posto onorato tra primi teatri d’Italia, non può non aggiungere peso e gravezza a chi sente l’importanza della sua missione. A darmi animo nell’ arduo arringo volli mettermi all’ombra di un gran nome, tenuto in onore dalle muse italiane, non altrimenti che venerato ed amato da questa illustre città, voglio dire del chiarissimo poeta cav. Antonio Gazzoletti, che quivi tanto desiderio lasciava di sé. La sua Grotta d’Adelberga, uno fra’ più belli ed imaginosi poemetti della moderna letteratura, fornì l’argomento alla qualsiasi mia composizione coreografica, per la quale, nell’ intendimento di rendere omaggio ed all’ illustre scrittore ed a Trieste, oso sperare dall’ uno indulgenza al mio ardimento, e dall’ altra favore per un’opera posta sotto il patrocinio di due nomi da tanti affetti congiunti.
La Grotta dI Adelberga ballo grande fantastico
Il castello di Erasmus – Lueghi
Assieme al famoso Versel J. noto connazionale, il famoso poeta tedesco Anton Alexander Graf Auersperg nella sua giovane età (1827) ha magistralmente descritto la bellezza della Carniola e dell’Adriatico e riassume le caratteristiche e le peculiarità di queste regioni che possono essere disegnate come se fossero viste qui da un giovane dottore.
Felsenschloss lueg und Erasmus Lueger
Poemetto – La grotta di Vileniza
Giuseppe Compagnoni di Lugo, che nella seduta del 7 Gennaio 1797 propose al Congresso Cispadano di Reggio Emilia, (la città animatrice d’Italia, come disse Ugo Foscoio), il bianco, rosso e verde quali colorì della bandiera che doveva essere simbolo del nuovo libero Stato, sorto per volontà dei popoli di Bologna, Ferrara, Modena e Reggio, Giuseppe Compagnoni nel 1795 scriveva, ansi dirigeva, le ” Notizie del Mondo „. Egli era, in tale veste di giornalista forse, spesso ospite gradito nella casa di Sua Eccellenza il procuratore Tron, dove Cecilia, bella, ed elegante, allegra e civetta, troneggiava, e faceva innamorare gli ammiratori, anche se illustri e non giovani.
il poemetto ”La Grotta di Vileniza (1795)”
Glauco D’Irca-Nelle viscere della Carsia
Io avevi diciannove anni quando lessi il primo romanzo di Verne: mi piacque assai. In corto tempo li ebbi letti tutti. Fino all’ultimo. Quelle letture mi riscaldarono la fantasia più di quello io avessi creduto. Aveva perduto l’appetito, la notte non dormiva più, e, se mi veniva fatto di pigliar sonno, era per sognarmi di mari di fuoco, di caverne, di mostri, di tempesta grossa come teste d’uomini, di pioggie di sassi, di belve che volevano divorarmi e di simili altre bazzecole. Vedevo questi scendere nelle viscere della terra, quegli, chiuso in proiettile, percorrere gli spazi aerei, uno sfidare i ghiacci del settentrione, un altro gli ardori del tropico, un quinto visitare gl’inesplorati abissi degli Oceani.