
Viaggio ai confini del mondo
Esplorazioni speleologiche nel deserto dell’Atacama
ALL’ORIGINE DELLE ESPLORAZIONI

Nel corso di una spedizione alpinistica sui vulcani che contornano il Salar di Atacama, Elio Padovan, accompagnato dalla guide locali a visitare alcune grotte nella nota Valle della Luna, dopo ricerche bibliografiche e geologiche ritenne questa zona carsica meritevole da un punto di vista speleologico. Per questo dal 2002 sette spedizioni della Commissione Grotte Eugenio Boegan di Trieste si sono alternate in questa landa desertica. Nel dicembre del 2013 si è conclusa la settima campagna speleologica della CGEB nella Cordillera de la Sal, Salar di Atacama, Cile Settentrionale, di cui parliamo in queste pagine. Le esplorazioni in Atacama dimostrano che la speleologia può ancora riservare sorprese e soddisfazioni a chi, libero da stereotipi e preconcetti, sa ricercare anche nei posti più ostici e alieni i fenomeni che noi tutti abbiamo imparato a
riconoscere nei domestici massicci carbonatici
DAL DIARIO DI VIAGGIO
L’aereo, virando, resiste alle raffiche di vento del deserto che lo investono lateralmente nella fase di atterraggio all’aeroporto di Calama. Espletiamo le trafile doganali assieme ai minatori che lavorano nella vicina miniera di rame, gente dura che va sotto terra per lavoro e per soldi, noi per passione e squilibrio. Usciamo sotto a un sole prossimo allo zenit a recuperare il nostro fuoristrada a noleggio, in un clima più favorevole all’essiccazione delle alici piuttosto che una spedizione speleologica. La nostra meta dista un centinaio di desertici chilometri di strada asfaltata. Alla nostra sinistra, la catena delle Ande con i suoi vulcani fornisce scorci spettacolari. San Pedro d’Atacama è un’oasi turistica nel nulla del “salar”, le strade in terra battuta odorano di polvere e di piante del deserto, i cani randagi guardano apatici i turisti di tutto il mondo che affollano le vie del paese in cerca di gite organizzate nelle numerosissime agenzie turistiche “fai da te”. Nella piazza principale, vicino alla biblioteca, c’è un semaforo che indica con i tre colori i gradi di pericolosità della radiazione solare ultravioletta in tempo reale e, alle prime ore del mattino, segna già il giallo. Con il colore rosso sconsigliano di esporsi al sole per periodi troppo lunghi. La zona di nostro interesse è ad alcune decine di chilometri. È la Cordillera de la Sal, un massiccio interamente costituito da minerale di halite nel quale, in un periodo in cui le precipitazioni erano più abbondanti, si sono formati complessi ipogei molto estesi e gole chiamate quebrade.
RICERCA ED ESPLORAZIONE SPELEOLOGICA
Le grotte si aprono tra i 2400 e i 2500 metri sul livello del mare nei pressi del tropico del Capricorno e sono state formate da corsi d’acqua ormai estinti. La temperatura all’interno delle cavità è di 17°C e, essendo quasi sempre di attraversamento, sono percorse da notevoli correnti d’aria discendenti. L’ambiente esterno presenta i problemi classici dei deserti d’alta quota, per cui i trasferimenti vanno effettuati con grandi scorte d’acqua e preferibilmente nelle ore mattutine o serali. Nel nostro peregrinare nelle gole, gli unici segni di vita osservati sono stati corpi mummificati: avvoltoi o condor, topi, un cane, vigogne e – caso quanto mai bizzarro – un bufalo semisepolto nel sale, la cui morte potrebbe
essere avvenuta anche secoli fa, visto che il clima conserva le carcasse per un tempo imprecisabile. L’obiettivo è continuare le precedenti esplorazioni che hanno portato nel corso degli anni alla scoperta della grotta nel sale più profonda del mondo, l’Arco della Paciencia, (150 metri di profondità e 2 chilometri di sviluppo), la Cueva Vigunia Seca (di poco più piccola) e altre decine di cavità di notevole interesse speleologico e archeologico. La ricerca delle cavità si effettua con un sistema empirico, ma efficace: si guardano con le foto dal satellite quelli che sembrano gli ingressi nella parte alta della Cordillera e poi, con una ricognizione sul posto, si individuano sulla piana del Salar quelle che ipoteticamente potrebbero essere le uscite. E funziona, ve lo possiamo assicurare.
Nei primi giorni viene affrontata la Cueva de la Aire di cui, nel corso della precedente spedizione, è stato trovato l’accesso basso al livello del salar, interessato da una forte corrente d’aria in uscita. Il pertugio ha richiesto, da parte di un’improvvisata squadra disostruzioni, una giornata di lavoro per l’allargamento, sotto un sole implacabile, dimostrando che la specializzazione di grottenarbeiter (termine tipico nella speleologia del Carso che indica chi, in grotta, svolge operazioni “pesanti”) funziona anche nell’altro emisfero. Il giorno successivo un gruppo, entrando da un probabile accesso alto, tenta la traversata. La cosa riesce, non senza momenti di suspence in alcuni passaggi stretti che si temeva potessero precludere agli esploratori la tanto agognata uscita nella piana del Salar. La Cueva de la Aire diventa così, a discapito dell’Arco della Paciencia, la grotta più profonda del mondo nel sale, con i suoi 2,2 km di sviluppo e il suo dislivello di 155 m. Acquisendo nella prima parte della spedizione il risultato più prestigioso, la strada diventa improvvisamente in discesa e permette di dedicare le nostre energie all’esplorazione delle grandi quebrade individuate dalle foto dallo spazio.


NELLE FORRE DEL DESERTO
La gola del Lider Maximo si trova sull’altipiano della Cordillera de la Sal, in una zona alquanto distante dal luogo in cui bisogna abbandonare il
fuoristrada. Da quel punto l’avvicinamento richiede tre ore di cammino, durante le quali – viste le condizioni climatiche e i terreni da ttraversare bisogna porre una certa attenzione. In alcune zone di questo deserto il sale produce delle formazioni simili ai calcari esposti alla salsedine, molto frastagliati e acumi nati, su cui la progressione a piedi diventa difficile e penosa. Il nome indigeno di questi pinnacoli è “Penitentes” L’ingresso del Lider si presenta come un grande canyon serpeggiante in un paesaggio marziano, sferzato nelle ore più calde da venti torridi. Il sale esposto alle alte temperature diurne, dilatandosi, scricchiola in maniera inquietante. La prima parte a cielo aperto sprofonda presto e si ingrotta in una cavità che, per dimensioni e lunghezza, sembra possa essere il sistema più vasto della zona. Le esplorazioni si sono fermate per questione di tempo, ma le parti rilevate sono solo una parte di quelle ancora da svelare.
La Grande Quebrada è stata individuata guardando le foto satellitari di Google Earth e si presentava già come il canyon più lungo della Cordillera e come una potenziale via di accesso all’altipiano soprastante al riparo dall’implacabile sole del deserto. Ha presentato delle difficoltà esplorative, dato che fino a quel momento si cercava di esplorare scendendo, ma qui bisognava superare i vari salti del canyon usando tecniche di arrampicata in artificiale. La chiodatura di risalite sul minerale di sale è una cosa abbastanza inedita e ha posto grandi difficoltà soprattutto dove la qualità della roccia è scadente e porosa. Maggiore è la purezza della halite, migliori sono le sue caratteristiche meccaniche e permette l’uso di ancoraggi multimont da 6 mm. Se la percentuale di sabbia nel minerale aumenta, il sale diventa molto spugnoso e bisogna quindi aumentare diametri e lunghezze dei fissaggi. L’esplorazione della Grande Quebrada si è interrotta sotto l’ennesimo salto, ma solo per motivi tecnici e di tempo (eravamo al penultimo giorno prima della partenza). Tutto è stato rinviato alla prossima volta. La forra si è rilevata monumentale sin dall’inizio, per il caratteristico alternarsi di parti ingrottate, archi naturali, pilastri e guglie testimoni di eventi
catastrofici e di cambiamenti climatici avvenuti nel corso del tempo. Con i suoi, fino ad ora, 2.3 km complessivi di sviluppo, con 900 metri nella parte coperta e i suoi 116 metri di dislivello, potrà dare grandi soddisfazioni ai futuri speleonauti.
L’alba ci sorprende sulla strada per l’aeroporto di Calama. Diamo un ultimo sguardo alla Cordillera andina e ai suoi vulcani. Saranno i ricordi nostalgici che ci accompagneranno fino al nostro inevitabile ritorno.
di Lorenzo Marini
(pubblicato sulla rivista del CAI Montagne360 ottobre 2014)

La Cueva de la Aire

Dal 2 al 16 dicembre 2013 la CGEB ha condotto la settima campagna speleologica nella Cordillera de la Sal, Salar di Atacama, nel nord del Cile. Fra tutte le spedizioni è stata quella con il maggior numero di partecipanti ed i risultati sono stati più che proporzionali. Sono stati esplorati e rilevati 6,5 chilometri complessivi di grotta, un record assoluto per una singola spedizione della CGEB nei suoi 130 anni di storia.
In particolare tre grotte o complessi si sono rivelati tra i più grandi del mondo nel sale e, in assoluto, del Cile. La Cueva de la Aire, il cui ingresso basso è stato ampliato con quattro ore di scavo, è stata esplorata per oltre 2,2 km con un dislivello di 155 metri, e continua in risalita.
La Grande Quebrada, spettacolare forra, è stata rilevata per 2,3 km complessivi di cui 900 nella parte a monte con 116 metri di dislivello. Il complesso delle grotte Prima Caverna, Gmax, Lider Maximo, cerca Lider Maximo, Gola Profonda è stato esplorato e rilevato per 2 km circa e continua sia a monte che a valle con un arrivo importante. Tutto fa pensare si tratti del complesso di grotte collegate più esteso della Cordillera e quindi del Cile. Per l’importanza che riteniamo assumerà questo complesso proponiamo di intitolarlo a Dario Cressi, caduto nell’Abisso dei Cristalli, in Carso, quando aveva solo diciassette anni.
Elio Padovan
APPUNTI ESPLORATIVI alla Cueva d’Aire e nella Grande Qebrada

Dopo due anni di siesta siamo tornati nel Salar di Atacama a continuare le esplorazioni lasciate nel 2011. Punto di ritrovo la solita salata e sabbiosa San Pedro de Atacama, dove barboni, esploratori, branchi di cani randagi e piccoli imprenditori locali convivono in pace e armonia.
Gli obiettivi di quest’anno sono lo scavo all’entrata-uscita della Cueva d’Aire, l’esplorazione della Grande Qebrada (canyon in spagnolo), arrampicare al Pelo de Sal e l’esplorazione delle zone più remote dell’altipiano a più di quattro ore di cammino da dove si lasciano i fuoristrada. Elio, Galliano e Willy fanno subito colpo all’Aire concedendone la prima esplorazione a me e Angelo: ci fermiamo dopo 200 m di galleria alla base di un bel pozzo ventoso!
Con questi buoni propositi la mattina seguente io e Angelo arrampichiamo su facili penitentes di sale per 200 m giungendo a quota 2500 m. La zona è caratterizzata da lunghi e profondi canyon attraversati ortogonalmente da lunghe creste salate sotto le quali ogni tanto s’apre qualche pozzo o caverna.
Dopo un’oretta di sondaggi troviamo una caverna a pozzo proprio su uno di questi incroci: scesi i primi 30 m in mezzo a blocchi di sale arriviamo in una bella galleria dal caratteristico solco bianco. Da qui in poi l’esplorazione diventa una favola: piccoli pozzi e centinaia di metri di gallerie
La zona è caratterizzata da lunghi e profondi canyon attraversati ortogonalmente da lunghe creste salate piene di cristalli di sale, a 17°C, trasformano quest’avventura in un’emozione indimenticabile! Trascorriamo così otto ore esplorando e fotografando questa meraviglia della natura sino ad arrivare alla sommità di un bel P. 30: alla sua base riconosciamo immediatamente il posto dove ci eravamo fermati il giorno prima e, sapendo d’aver lasciato la macchina davanti l’uscita, ci catapultiamo fuori a goderci i 40° del tramonto!
Stanchi e contenti saliamo in macchina e in 30 minuti percorriamo i 5 km che ci separano dal campo… eh sì, qua bisogna dire che il fuoristrada con gomme nuove e aria condizionata è d’obbligo viste le lame di sale da attraversare e le temperature che di giorno arrivano a 70° al suolo!… infatti, come nel 2011, ho perso una suola dei miei scarponi! Il campo non è altro che l’uscita della cueva dell’Arco della Paciencia (la grotta nel sale più profonda al mondo, CGEB 2011). Arriviamo in contemporanea a Lorenzo, Rossana e Baxa, “freschi” da un’arrampicata al Pelo de Sal, grotta a 500 m dal campo che chiude in intasamenti di sale e fanghi secchi.
L’indomani Rossana e Lorenzo vanno all’Arco della Paciencia a fare riprese mentre con Baxa andiamo a disarmare, filmare e rilevare l’Aire.
Finiti i compiti nella zona più a Est decidiamo d’avventurarci a Ovest, sopra la zona denominata dei pozzi, a cercare i canyon trovati da Elio, Galliano e Roberto anni fa. Fondamentale l’uso del GPS e buone gambe per esplorare le varie vie che portano in cima… e sull’aria del “e no ti o vedi” di Galliano sbuchiamo in cima dove enormi solchi nelle creste salate tagliano l’altipiano dal Salar de Atacama alla Valle della Luna. Posto lunare, quasi caninico (temperatura a parte), dove la ragione lascia spazio alla curiosità e, al primo ingrottamento, io e Angelo spariamo per due orette al fresco fermati solo dal solito pozzo con colata bianchissima circondato da bellissime e fragilissime concrezioni di sale: battezziamo subito la nuova grotta Gola Profonda.

Non male passare dalle fredde e nude grotte del Canin a questi stupendi, ma soprattutto comodi, trafori del deserto di Atacama! Con una temperatura tra i 14° e i 17° fa sembrare la speleologia un’attività sana e priva di insidie!
All’uscita continuiamo lungo un canyon che raccoglie altri arrivi.
* * *
Io e Angelo lasciamo su 6 litri di acqua, oltre a materiale d’armo e le nostre attrezzature personali, in modo da essere più leggeri la volta successiva. Dopo una giornata di siesta a gozzovigliare nei dintorni di San Pedro decidiamo di dividerci in due squadre: io, Baxa e Angelo in Gola Profonda e gli altri alla Grande Qebrada. Centro su entrambi i fronti!

Alla Grande Qebrada, dopo un km a cielo aperto continuano per un altro chilometro arrampicando svariati saltini per un dislivello di +105 m, e il traforo continua! Se tutto andrà bene nella prossima spedizione si uscirà in altipiano, facendoci risparmiare due ore di progressione esterna, ma soprattutto sarà un’ottima via di fuga fresca per le ore centrali del giorno.
A Gola Profonda esploriamo, rileviamo, documentiamo e disarmiamo due km di gallerie bellissime, intervallate da pozzetti con a metà un maestoso P. 34 (che continua in alto per altri 30 m) per poi sbucare 100 m più in basso sul fianco della Valle della Luna. All’uscita continuiamo lungo un canyon che raccoglie altri arrivi: posto spaziale dove gli unici segni di vita sono i boli dei rari rapaci. Sicuramente abbiamo appena scoperto il primo tassello di quello che diventerà un gran bel complesso!

L’ultimo giorno Baxa con Rossana e Lorenzo va alla Grande Qebrada a rilevare e documentare mentre io e il buon Angelo torniamo in Aire a seguire il ramo a monte
che rileviamo per 400 m, poi si scarica il distoX e, fatto un bel caposaldo di sale, proseguiamo per altri 500 m sbucando sotto l’ultima fila di creste dell’altipiano. Per ora la Cueva dell’Aire ha un dislivello di 150 m e uno sviluppo superiore a 2,4 km e prosegue su un altro bivio a monte del caposaldo!
Purtroppo dieci giorni passano in fretta, specialmente, se ti diverti ed esplori alla grande! Abbiamo ancora tanta roba da fare e chi sa quanta ne troveremo ancora!! Fondamentale per la prossima spedizione: multimonti da 10 mm (più idonei per arram-picare dove il sale è marcio) e fuoristrada con gomme nuove… e due di scorta.
Partecipanti:
Elio Padovan (C.G.E.B.), Willy Bole (C.G.E.B.),Carla Bole, Galliano Bressan (C.G.E.B.- G. S. Malo), Adriana Gomez, Massimo Baxa (C.G.E.B.), Rossana Litteri (C.G.E.B.), Lorenzo Marini (C.G.E.B.), Angelo Iemmolo (Speleo Club Ibleo), Marco Sticotti (C.G.E.B.)
Hasta luego, Marco Cavia Sticotti
