Paolo Picciola

 

PAOLO PICCIOLA – (Trieste 15.2.1952 – Canin 5.1.1970)

Testo di Giuseppe Baldo pubblicato su Alpi Giulie, 65: 5-8, Trieste 1970
E’ stato socio della Commissione Grotte dal 1969 al 1970

 Il collegamento in ponte radio

Il collegamento in ponte radio, previsto per il 2 gennaio, non era riuscito e le prime notizie sull’andamento delle operazioni all’abisso Gortani – i sette uomini, impegnati nell’esplorazione dal 22 dicembre, avevano raggiunto la profondità di 892 metri, superando così il record italiano; stavano tutti bene ed avevano iniziato le operazioni di recupero – furono portate, insieme a quelle di un tempo splendido sulla zona, da una piccola squadra rientrata in città la sera del 3 gennaio.
Questa squadra, partita da Trieste il giorno precedente, aveva trasportato fino a 90 metri di profondità i materiali per le riprese cinematografiche accompagnando un’altra squadra di tre uomini, Enrico Davanzo, Paolo Picciola e Marino Vianello, che al campo sistemato a quella profondità, avrebbero atteso la risalita dei sette uomini impegnati nell’abisso per effettuare le riprese e collaborare nelle operazioni dei recupero. […]
Scesi nell’abisso i tre pernottarono al campo a -90 ed i giorno successivo 4 gennaio iniziarono il loro lavoro attendendo i compagni che stavano risalendo; gli esploratori giunsero al campo la notte fra il 4 e il 5 e l’intera mattina del 5 fu dedicata alle riprese.
Nel frattempo le condizioni atmosferiche erano andate rapidamente cambiando, la temperatura, che nella serata del 3 si era alzata da -23 a -14. il giorno 4 continuava a salire rapidamente, mentre un forte vento di scirocco aveva sospinto una cupa nuvolaglia su tutta la zona; ed una nevicata, iniziata nel pomeriggio, si era presto trasformata in pioggia dirotta.
Piovve tutta la notte e la mattina del 5 Sella Nevea rimbombava del cupo frastuono di valanghe. […] Alle tre del pomeriggio del 5 gennaio, Enrico Davanzo, Paolo Picciola e Marino Vianello raggiunsero la superficie: a quell’ora il grosso del maltempo era già passato lasciando segni evidenti; essi, con tutta probabilità, compresi della stessa preoccupazione che la neve bloccasse l’ingresso, decisero, malgrado tutto, di raggiungere il rifugio per esser pronti, il giorno successivo, ad aiutare i compagni che ritenevano più in pericolo che non loro stessi.
La grossa squadra proveniente da Trieste, cui si erano aggiunti alcuni amici del Gruppo Speleologico della Sezione di Gorizia e del CSIF di Udine, raggiunse, nella tarda mattinata del giorno 6, il rifugio Gilberti, vuoto. All’una si incontrò all’ingresso del Gortani, con gli uomini risaliti in superficie dopo 15 giorni di permanenza nell’abisso e gli uni e gli altri, con immediata, dolorosa angoscia, si avvidero che i tre compagni, i tre amici, loro tre, mancavano, dispersi dal giorno precedente fra le nevi di quell’altipiano che mai, come allora, apparve nella sua tragica desolazione. […] Le loro salme furono ritrovate il 30 giugno da due giovani della Commissione Grotte durante le ricerche, incominciate ormai da un mese dagli speleologi dell’Alpina in collaborazione con i volontari del soccorso Speleologico e del Soccorso Alpino. Furono trovati sotto sella Canin, vicini l’uno all’altro, con addosso tutto il loro equipaggiamento: essi avevano ormai superato i punti più pericolosi del tragitto quando, apparentemente al sicuro sulla via giusta. In vista del rifugio, furono travolti da una slavina di modeste proporzioni. […]
Un grave lutto per la speleologia italiana
Testo pubblicato su Rassegna Speleologica Italiana, 22 (1-4): 54-59, Como 1970
[…]
Parlare del più giovane dei tre speleologi scomparsi sul Canin è un’impresa un po’ ardua: la sua biografia non è densa di fatti come le precedenti ma, se Vianello e Davanzo molto erano già riusciti a dare alla Commissione Grotte – ed alla speleologia italiana – Paolo altrettanto prometteva di fare, Il 15 febbraio avrebbe compiuto i diciotto anni; era in Commissione da due e al suo attivo si può segnare la partecipazione a varie spedizioni di una certa importanza: nell’agosto 1958 è alla Preta, ove ha modo di farsi conoscere ed apprezzare per una energia ed una resistenza inusitate in un giovane di sedici anni.
Partecipa poi al alcune preliminari al Gortani, in cui l’anno successivo – durante la spedizione estiva – scende a -550. In settembre è di nuovo sul Canin ove affronta, in condizioni meteorologiche particolarmente sfavorevoli (piove a dirotto), l’abisso a Nord del Pic di Carnizza. Qui, in cinque giorni di esplorazione vengono raggiunti – nonostante sei successive ondate di piena – i 384 metri di profondità. Nel giugno dello stesso anno fa parte della spedizione sull’Alburno ove tocca il fondo della Grava II dei Gatti a -220 e delle Ossa a -280. Impossibilitato a far parte della squadra di punta nella spedizione invernale al Gortani accetta con entusiasmo di unirsi a Vianello e Davanzo per aiutarli nel loro lavoro, convinto di poter dare, al termine delle riprese filmante, una mano nel recupero. Il destino non ha voluto che così fosse.

 Ulteriori notizie su Paolo Picciola si possono trovare in:

  • Baldo G., 1970: Il collegamento in ponte radio, Alpi Giulie, 65: 5-8
  • Del Core P., 2001: Trent’anni dopo, Alpi Giulie, 95/1: 49-54
  • Finocchiaro C., 1970: Relazione dell’attività della Commissione Grotte “E. Boegan” nell’anno 1969, Atti e Memorie CGEB, 9 (1969), Trieste 1970: 9-10
  • Guidi P., 1970: Ricordo di tre amici, Speleologia Emiliana, Notiziario, 2, 2 (1): 3
  • Guidi P., 1970: Enrico Davanzo, Paolo Picciola, Marino Vianello, Le Alpi Venete, 24 (1): 75-76
  • Guidi P., 1970: Un grave lutto per la speleologia italiana, Rass. Spel. It., 22 (1/4): 54-59
  • Marini D., 1970: Abisso Michele Gortani, Alpi Giulie, 65: 9-13
  • Marini D., 1990: Vent’anni, Progressione23: 78
  • Padovan E., 1971: Abisso Picciola, Not. di Spel. Emiliana, s. 2, 3 (1): 2
  • Privileggi M., 1970: Spedizione all’abisso del Pic di Carnizza (N. 595 Fr), Alpi Giulie 65: 127-128
  • R. B. [Bernasconi R.], 1970: Abisso Gortani: record tragique: -882, Stalactite, 20 (1): 39, aout 1970