LUCIANO BENEDETTI – (Trieste 3.9.1927 – Trieste 9.6.1998)
Testo pubblicato su Notizie del Corpo Naz. Soccorso Alpino e Speleologico, 4, 11: 8, 1998
E’ venuto a mancare il 9 giugno 1998 Luciano Benedetti, uno dei fondatori del Soccorso Speleologico regionale. Nato a Trieste il 3 settembre 1927 approda alla speleologia nel 1946 fondando, assieme al fratello Guerrino e ad altri cinque amici, il Gruppo Triestino Speleologi. si mette subito in luce per le sue capacità organizzative e tecniche, diventando ben presto il responsabile delle esplorazioni più importanti organizzate dal gruppo. Lo troviamo, infatti, in punta al Bus de la Lum sul Cansiglio nel marzo 1949, nell’agosto dello stesso anno raggiunge il fondo dell’abisso di Lamar in trentino; nel 1950 è nuovamente al Bus de la Lum con la spedizione per il recupero delle salme ivi infoibate alla fine della guerra. Partecipa quindi alla spedizione organizzata assieme al rinato Circolo Speleologico e Idrologico Friulano all’esplorazione della Grotta di Viganti di cui viene raggiunto il sifone terminale. Molto interessato alla parte culturale, sociale e organizzativa della speleologia, partecipa a vari congressi, rappresentando il G.T.S. al secondo congresso nazionale di speleologia (Asiago, 1948) e al quarto (Bari, 1950). Prosegue la sua attività nell’ambito del gruppo, di cui per un certo periodo diviene presidente, sino agli anni ‘70: è un periodo fecondo di attività e progetti, di cui lascia testimonianza in mezza dozzina di pubblicazioni tecniche.
Ma la sua presenza nel mondo speleologico – ancorché non molto appariscente (soprattutto a causa della sua modestia) – è senz’altro legata all’attività da lui svolta nell’ambito del soccorso. Nel 1965 fa parte del primo, ristretto, nucleo di volontari che danno vita alla struttura; nel primo organigramma, 1966, appare quale vicecapo del II Gruppo del neocostituito Soccorso Speleologico (Friuli-Venezia Giulia, Veneto e Trentino Alto Adige), incarico che manterrà sino agli anni ‘80. In questo lungo periodo non si limita ad essere una formale riserva dei vertici del soccorso speleo triveneto, ma rappresenta per lo stesso sia un preciso punto di riferimento per la parte burocratico-amministrativa, sia un capace organizzatore tecnico-sportivo. Fra le innovazioni da lui studiate e realizzate ci sono un “radioelmo”, casco speleo che permetteva al soccorritore impegnato con la barella (o con il sacco Gramminger) di comunicare direttamente con l’esterno, una versione di discensore autobloccante e una rulliera scorricavo evitante dannosi attriti della corda sulle rocce (attrezzo quest’ultimo poi prontamente copiato dai colleghi francesi). Nel 1970, alla improvvisa morte di Marino Vianello, allora capo del II Gruppo di soccorso, affianca il nuovo responsabile nell’opera di consolidamento e preparazione delle varie squadre; è il momento della nascita del “Bollettino” del Soccorso Speleologico, di cui diviene proprietario pro tempore. Preziosa poi è la sua opera nell’organizzazione dei due primi convegni nazionali del soccorso speleologico (Trieste 1969 e Trento 1971), essenziali momenti di confronto e crescita della nostra organizzazione. Sempre disponibile a dare il suo contributo alle varie iniziative del Soccorso è pure presente, e si fa apprezzare, anche a varie manifestazioni e congressi internazionali del soccorso speleologico, fra cui il quinto, tenutosi a Zakopane in Polonia nel 1979 (ed in cui la Sezione Speleologica del C.N.S.A. diede una certa svolta alla vita della Commissione del Soccorso dell’U.I.S.), e la Conferenza Europea sulla Speleologia (Sofia 1980).
Lasciato nei primi anni ‘80 il posto a elementi più giovani dedica gli ultimi anni della sua vita allo sci-alpinismo e all’escursionismo nell’ambito della Società Alpina delle Giulie di Trieste, non dimenticando però le sue origini speleo: è suo punto d’onore, infatti, organizzare ogni anno per i suoi consoci del C.A.I., con la collaborazione degli speleologi della “Boegan”, un’escursione in grotta, scegliendo di volta in volta cavità non banali per bellezza e difficoltà (considerata la preparazione specifica dei partecipanti) del Carso, del Friuli o della vicina Slovenia.
Luciano Benedetti, 70 anni, di cui trentacinque dedicati – con passione, modestia e disinteresse – alla speleologia e quindici alla nascita e crescita del Soccorso Speleologico. E’ stato uno di quelli che, in tempi ben diversamente duri, hanno aperto la strada che ora ci par facile percorrere: gli dobbiamo tutti qualcosa.
Ulteriori notizie su Luciano Benedetti si possono trovare in:
Benedetti G., Guidi p. 1999: Luciano Benedetti (1927-1998), Speleologia, 41: 133
Boschini L., 1999: Ricordo di cinque grottisti degli anni ’50, Progressione 39: 88
Bibliografia speleologica
– 1968: Registratore fotografico per l’assunzione di dati in cavità, Atti del X Congr. Spel. Naz., Roma 1968, Chieti 1976
– 1970: Attività del Gruppo Triestino Speleologi, Rass. Spel. It., 22 (1/4): 99
– 1970: Attrezzatura speleologica: un tappeto a rulli, Grotte, Boll. del GSP, a. 13, n. 41
– 1971: Un nuovo tipo di elmo speleologico, Atti 2° Conv. Soccorso Speleologico, Trento 1971: 245-253
– 1971: Una rulliera scorricavo, Atti 2° Conv. Soccorso Speleologico, Trento 1971: 253-254
– 1972: Strumento per la misurazione dell’accrescimento delle stalattiti, Atti del XI Congr. Spel. Naz., Genova 1972, vol. I, Como 1974: 277-279
– 1972: Una nuova versione di discensore autobloccante, Boll. Sez. Spel. CNSA, n. 1
– 1977: Attività nel 1976 del II Gruppo, Boll. Sez. Spel. CNSA, 6: 16-17
– 1977: Attività nel 1980 del II Gruppo, Boll. Sez. Spel. CNSA, 9: 20-21
– 1991: Escursione sotterranea nella Grotta di Villanova (Fr 323) presso Lusevera (UD), Progressione 25: 74
RICORDO DI CINQUE GROTTISTI DEGLI ANNI ’50
Anno nefasto il 1998 per il Gruppo Triestino Speleologi, piccolo ma grande gruppo concittadino (raramente il numero dei suoi iscritti ha superato le 50 unità, ma le sue imprese hanno avuto grande risonanza) che ha perduto ben cinque fra i suoi soci (o ex soci) migliori.
La perdita del GTS è una perdita anche per la speleologia triestina che piange cinque grottisti attivi fra la fine degli anni ’40 ed i primi anni ’60.
Primo, in ordine di tempo, Aldo Razza. È stato soprattutto un amicone, sempre pronto alla battuta allegra; di sera, nelle osterie del Carso, stanchi e distrutti dalle fatiche delle esplorazioni, intonava ed insisteva nei cori alpini, trascinandoci in ottime esecuzioni che procuravano litri di vino offerti dai generosi ascoltatori (litri altrimenti a noi impossibili considerate le nostre esauste risorse finanziarie).
Segue Francesco Benedetti, per tutti e per sempre Guerrino, socio fondatore -tessera n. 1 – speleologo assiduo e coraggiosissimo (non ha mai voluto indossare il casco, anche negli abissi più profondi, ove le pietre cadenti gli ronzavano intorno come calabroni). Ha partecipato a quasi tutte le grandi esplorazioni del Gruppo ed è stato il suo più assiduo sostenitore anche dal lato economico.
Terzo a lasciarci è stato Luciano Benedetti, fratello di Guerrino, socio sostenitore, tessera n. 4. Carattere sanguigno e dominante, nettamente opposto a quello del fratello, sempre pronto a difendere a spada tratta le sue idee ed iniziative. Quasi sempre nel Consiglio Direttivo, più volte Presidente del Gruppo e capo spedizione in grandi imprese, se ne allontanò per contrasti nella programmazione delle attività. Ha proseguito ad operare nell’escursionismo nella Società Alpina delle Giulie, divenendo in breve tempo un trascinatore e organizzatore di grandi escursioni anche in regioni lontane e fondando nel seno della Società il Gruppo sci-escursionistico.
Segue quindi Giuseppe Cattaruzza, appassionato speleologo, sempre presente, più volte tesoriere, motivo per cui veniva evitato come la peste da chi era in arretrato con le quote (ma poi si riusciva sempre a far procrastinare il pagamento, magari pagando la penale di un buon calice).
Ultimo (e speriamo per lungo tempo) grottista di quel Gruppo a passare nel mondo dei più è Claudio Coloni, uomo ombra e mano nera (nel senso buono) del Gruppo. È lui che insistette per far ottenere al GTS il riconoscimento della personalità giuridica, cosa ancor oggi una rarità nel variegato mondo dei Gruppi Grotte, e che procurò al Gruppo importanti riconoscimenti e finanziamenti, indispensabili alla sua sopravvivenza.
Se la speleologia triestina di oggi ha raggiunto lo sviluppo e le dimensioni che molti ci invidiano, lo deve anche a questi uomini che hanno operato sul Carso e nelle sue grotte quando molti dei lettori di questa rivista non erano ancora nati.
Grazie amici, siate in pace.
Lìbero Boschìnì (Bibì)