Trieste 4.8.1889 – Grotta del Tasso (Opicina, Trieste) 18.8.1905
Anche dopo lo scioglimento forzato dei due gruppi fra gli studenti delle scuole superiori di Trieste (Club Alpino dei Sette con fratelli Boegan e l’Hades con i fratelli Perko) è proseguito l’amore per le escursioni autonome sul Carso e per la visita delle sue grotte. Una decina d’anni dopo la cessazione dell’attività del Club dei Sette e dei procedimenti contro i suoi membri, nella stessa scuola si ha notizia della presenza di un altro gruppetto di giovani appassionati neogrottisti, giovani che, privi di esperienza e di materiali, si avventuravano sul Carso. Una di queste giovanili escursioni sotterranee è però finita in tragedia, con la morte di Graziadio Cassab, uno dei tre partecipanti. La cronaca dell’incidente è qui ripresa da uno scritto di Elio Polli e Pino Guidi pubblicato sul numero 50 di Atti e memorie.
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Il pomeriggio del 18 agosto 1905 tre giovani studenti della quinta classe delle Scuole Reali di Trieste – Francesco Bastiancich, Graziadio Cassab (nato da Basilio e Margherita Cassab) e Giovanni Giraldi – si recano ad Opicina con l’intento di esplorare un pozzo di una ventina di metri che si apre in un’ampia dolina alla sinistra della strada che conduce a Sesana. Tutta la loro attrezzatura è costituita da alcune candele, una lanterna, un termometro e alcuni pezzi di pane e, per scendere, una corda con nodi lunga una ventina di metri, prelevata il giorno prima dal Cassab nella sede della Società Alpina delle Giulie. All’Alpina; al suggerimento di prendere una scala di corda, il giovane aveva risposto essere cosa non necessaria e che in caso di bisogno si sarebbe recato a Trebiciano ove l’Alpina aveva un suo deposito attrezzi.
Partiti a piedi alle tre pomeridiane da Trieste, alle cinque erano sull’orlo della grotta. Legata la corda ad un albero i tre giovani, fisicamente ben portanti, si calano a forza di braccia – prima Cassab, poi Giraldi e quindi Bastiancich – nel primo pozzo, risultato profondo 24 metri, fermandosi alla sua base, un ripiano inclinato largo un paio di metri e lungo una decina terminante su un ulteriore salto, profondo 17 metri, che non viene sceso.
E’ ormai sera quando tentano di risalire. Ci prova per primo Giraldi, che fatti pochi metri ridiscende esausto; si cimenta quindi Bastiancich, ma pure lui deve rinunciare. Vista la scoraggiante situazione sia Giraldi che Bastiancich suggeriscono di lasciar perdere e rimanere in attesa dei soccorsi che verrebbero attivati dai genitori, ma Cassab non si dichiara d’accordo e tenta pure lui, giungendo, a forza di braccia, a poca distanza dall’uscita quando precipita andando poi a rotolare nel pozzo successivo.
Il mattino seguente una guardia campestre incontra un pastorello che passando presso la grotta aveva sentito i richiami ma, convinto si trattasse di spiriti, se ne era allontanato spaventato. Recatasi all’imbocco della cavità, e compreso quant’era successo, dà subito l’allarme: sul posto si raccolgono numerosi contadini che vorrebbero tentare la discesa ed il salvataggio ma vengono dissuasi in attesa che arrivino da Trieste i vigili.
Nel frattempo i genitori sono allarmati dal mancato rientro dei loro figli; Basilio Cassab contatta Eugenio Boegan con cui si reca in carrozza a Opicina e quindi alla grotta; vista la situazione Boegan va a Trebiciano, ove l’Alpina ha un suo deposito di materiali, da dove torna con il necessario per la discesa. Armata la grotta con la scala di corda Boegan scende e risale dapprima con Giraldi e poi con Bastiancich. Quindi Boegan telefona a Chaudoin, socio dell’Alpina e ufficiale dei vigili, chiedendo l’intervento di una squadra; la telefonata di Boegan si incrocia con quella del comandante della Gendarmeria di Opicina per cui parte alla volta di Opicina una vettura con il capoposto Giuseppe Turk, i vigili Bentivoglio Riolfatti e Antonio Pregarz e tutto il materiale occorrente per il recupero della salma. Il triste compito viene effettuato da Riolfatti, sceso nel secondo pozzo, aiutato con le funi da Pregarz e Turk e, all’esterno, dai vari terrazzani.
I genitori vollero ricordare il loro figlio con l’elargizione annua di sussidi per due alunni della Civica Scuola Reale Superiore per l’importo complessivo di 50 corone[3]. Nel dopoguerra questa donazione si trasformò in una borsa di studio che venne formalizzata il 16 agosto 1920 con l’istituzione della “Fondazione scolastica Graziadio Cassab”, con la somma di lire 51.250 i cui frutti erano destinati “… alla formazione di cinque borse di studio, ciascuna per una egual somma, a favore di allievi bisognosi dell’Istituto tecnico ‘Galileo Galilei’ di Trieste […] i quali abbiano assolto con distinzione almeno il IV. corso, riservato loro il diritto di usufruire del beneficio fino al compimento degli studi nel detto Istituto …”. Il premio sarebbe stato assegnato dalla Giunta municipale, cui era demandata la custodia e la gestione del patrimonio della Fondazione, su proposta del Collegio dei professori dell’Istituto. All’atto della consegna delle borse di studio il Preside “… radunerà il maggior numero possibile di allievi e, spiegato loro l’origine e lo scopo della Fondazione, li ammonirà a non intraprendere gite o discese a grotte senza la compagnia di provetta guida …” come recita l’art. VIII dell’atto di istituzione della Fondazione.
Ulteriori notizie su Graziadio Cassab si possono trovare in:
- – – , 1905: La tragica avventura di tre studenti. Una giovane esistenza troncata, Il Piccolo, Trieste 20 ago. 1905;
- – – , 1905: I funerali dello studente perito nella grotta del Tasso, Il Piccolo, Trieste 21 ago. 1905;
- – – , 1905: A proposito di una disgrazia, L’Indipendente, Trieste 21 ago. 1905;
- – – , 1905: Il 18 agosto scorso …, Alpi Giulie 10 (5): 132, Trieste set.-ott. 1905;
- – – , 1926: Fondazione scolastica “Graziadio Cassab”, Le ultime notizie – Il Piccolo delle ore diciotto, Trieste 10 agosto 1926;
- ‘Beneficenze’ degli Annuario della Scuola e ciò anche negli anni di guerra: cfr. “Annuario della Civica Scuola Reale Superiore in Trieste pubblicato nell’anno di guerra 1917-1918”, Trieste 1918: 60.
- Commissario Generale per la Venezia Giulia, 1921, Atto prot. VIII-602/2-20 dd. 12 febbraio 1921 (Fondazione Basilio e Margherita coniugi Cassab in memoria del loro indimenticabile figlio Graziadio);
- Gherlizza F., 1998: L’infortunistica speleologica nel Friuli Venezia Giulia. Analisi del periodo dal 1808 al 1995, Fed. Spel. Triestina ed., Trieste 1998, pp. 48;
- Guidi P., 2000: Le associazioni speleologiche del Friuli Venezia Giulia dagli inizi al 2000, Fed. Spel. Triestina ed., Trieste 2000, pp. 48; Guidi P., 2007: La speleologia organizzata a Trieste dal 1901 al 1920, Mondo Sotterraneo, n. s., XXXI (1/2): 33-88.