GIROLAMO AGAPITO (PINGUENTE 1783 – TRIESTE 24.2.1844)
Testo di Egizio Faraone pubblicato su Progressione 31: 59-60, Trieste dic. 1994
Il 24 febbraio 1844 moriva a Trieste il conte Girolamo Agapito, personaggio che riassume nella storia della sua vita le contraddizioni e le delusioni del primo Ottocento. Discendente da una famiglia veneto-cretese profuga nel 1669 a Parenzo per sfuggire ai Turchi, nato nel 1783 a Pinguente dove il padre aveva ottenuto il posto di archivista, frequentò il Collegio dei Nobili di Capodistria, mentre il fratello Andrea seguiva il corso di architettura militare nel Collegio veneto di Verona. Sarebbe dunque divenuto uno dei tranquilli funzionari di provincia se la morte del padre e la quasi contemporanea caduta della Repubblica Veneta non avessero imposto alla sua vita un corso ben più drammatico.
Dopo un breve soggiorno a Trieste presso il nonno materno marchese Gravisi, avvocato e notaio, ebbe un impiego presso il governo provvisorio dell’Istria, completò i suoi studi laureandosi in giurisprudenza a Padova, visse per qualche tempo a Lubiana, Graz e Vienna. I problemi economici non gli impedirono di sviluppare la forte inclinazione letteraria: ancora studente frequentò l’Accademia dei Risorti di Capodistria, poi quella degli Arcadi Sonziaci a Trieste.
Nel maggio 1809 le armate francesi occuparono Trieste per la terza volta. L’Agapito, che un mese prima era sfuggito alla cattura sul campo, fece buon viso ai nuovi padroni. Molti anni dopo, nell’estate 1840, in una supplica alle autorità per ottenere un sussidio (Arch. Stor. Comun. F. 1/5-1, N. 8816/2419), avrebbe detto di aver collaborato col nemico solo per liberare se stesso ed il fratello dall’arresto e dall’accusa di parteggiare per l’Austria, ma la sua rapida carriera ci permette di dubitare di queste scuse tardive: nominato commissario di polizia e poi giudice di pace, già tre mesi dopo l’invasione un suo inno ed una sua cantata erano nel cartellone di una serata di gala organizzata al Teatro Grande per il compleanno dell’Imperatore dei Francesi. L’anno seguente venne riformata l’organizzazione scolastica ed il nostro divenne insegnante liceale di eloquenza e di storia a Lubiana, dove Andrea era ingegnere militare. Poi passò a Trieste, professore di retorica nel ginnasio liceo. Ma nell’autunno del 1813 lo sbarco anglo-siciliano poneva fine al dominio napoleonico nella città e l’anno seguente il ginnasio liceo veniva chiuso sicché Girolamo, rimasto disoccupato, doveva cavarsela facendo il giornalista e scrivendo poesie ad ogni fausto evento della Casa d’Asburgo, mentre il fratello sbarcava il lunario dipingendo immagini sacre e – consunto dalla tisi – moriva nel 1817.
L’appoggio di Domenico Rossetti e di altri cittadini illustri permise all’Agapito di sopravvivere ai duri anni della Restaurazione: successe al de Coletti nella direzione dell’Osservatore Triestino che cedette nel 1820 quando – uscita ormai la città dalla lunga crisi economica – ritenne opportuno darsi all’editoria.
Stampò alcune opere ormai dimenticate (romanzi, grammatiche, lunari, una riedizione della storia di Trieste di Ireneo della Croce) poi ebbe l’idea di por mano ad una collana di guide che descrivessero la città ed i suoi dintorni. La sua preparazione storica ed archeologica e lo stile elegante decretarono il successo di tali guide, riedite abbastanza recentemente (1972) in volume unico dalla Libreria Internazionale Italo Svevo di Trieste. La prima di esse, uscita nel 1823, trattava delle grotte più famose dei dintorni della città e di altri luoghi d’interesse geologico ed archeologico, quali la miniera di Idria, il lago di Circonio, le Terme di Monfalcone, le rovine di Aquileia e di Pola.
Benché in quel periodo già ci fossero sul mercato libri e guide che parlavano di grotte, suo merito indiscusso fu di aver presentato al grosso pubblico le caverne del Carso Classico (Corniale, San Canziano, San Servolo, Grotta della Maddalena, Postumia) come siti paesaggisticamente e scientificamente interessanti, da visitare e conoscere. Egli può in questo caso essere considerato l’antesignano di una lunga schiera di autori che hanno descritto (o tentato di farlo) il Carso e le sue bellezze.
Ma tali guide, come gli articoli scritti per varie riviste se lo resero celebre, non migliorarono affatto la sua situazione economica: negli ultimi anni della sua esistenza solo u modesto sussidio statale gli permise di sopravvivere alla meno peggio, in una Trieste che si ingrandiva e si arricchiva, ma era anche divenuta la seconda città dell’Impero per quanto riguardava il costo della vita.
Ulteriori notizie su Girolamo Agapito si possono trovare in:
Faraone E., 1991: Agli albori del turismo speleologico triestino: la Grotta Vilenizza di Corgnale (Vilenica Jama – Lokev), Simposio Internazionale sulla Protostoria della Speleologia, Città di Castello, sett. 1991: 51-60
Generini E., 1884: Curiosità triestine. Trieste antica e moderna, II ed. Tip. Morterra, Trieste 1884, pp. 520; ristampa anastatica Libreria Internazionale Italo Svevo, Trieste 1968, pp. XII, 571
Bibliografia speleologica
1823: Le Grotte di Adlersberg, di S. Canciano, di Corniale e di S. Servolo ecc., tip. Strauss, Vienna 1823, pp. 205
1824: Compiuta e distesa descrizione della fedelissima città e portofranco di Trieste, Tip. Schubart, Trieste 1824, pp. III, 337; seconda edizione tip. Strauss, Vienna 1830, pp. X, 146
1837: Schizzi dal vero, Il Castello e la Grotta di S. Servolo, La Favilla, 1 (48/49), Trieste giu.-lug. 1837
1838: La Grotta di Corniale, Cosmorama Pittorico, 4 (31): 329-331, Milano 1838