Il Ruscolo Maggiore o Bislingua
Generalità e caratteri morfologici
Ruscus hypoglossum (da hypò = sotto e glossa = lingua), con nomenclatura italiana di Ruscolo maggiore, Erba Bonifica, Bonifacia, Bislingua, Linguette, è una pianta suffruticosa a portamento espanso, alta dai 30 ai 50 cm, appartenente alla Famiglia delle Liliaceae. Si differenzia dal comune Pungitopo (Ruscus aculeatus) soprattutto per il fatto di possedere i cladòdi (rami modificati), privi di mucrone acuminato, di dimensioni sensibilmente maggiori, di un colore verde-lucido e di forma bislungo-lanceolata.
Dalla lamina inferiore dei fillocladi linguiformi spuntano, piuttosto insignificanti, i fiori giallicci dioici riuniti a fascetti, in numero variabile da tre a sei; essi sono forniti di una brattea erbacea lunga da 1 a 3 cm. Il rizoma, relativamente grosso, è strisciante e da esso si ergono diversi fusti semplici, angolosi, che appaiono generalmemte gracili, più o meno compressi ed incisi. Il frutto è una bacca di un colore rosso-vivo scarlatto, subsferica, di diametro variabile tra i 10 mm ed i 15 mm. Fiorisce verso la fine dell’inverno, talvolta già in dicembre o gennaio.
Ruscus hypoglossum, assieme a Ruscus aculeatus ed a Ruscus racemosus (= Danae racemosa), quali piante sempreverdi molto rustiche, sono pure coltivate nei parchi e nei giardini, ove si mantengono in modo del tutto spontaneo. Alle volte si diffondono nella vegetazione circostante. Marchesetti segnalava la presenza di Ruscus hypoglossum, coltivato, nel parco di Miramare, presso la zona a Camelie. Recentemente è stato pure notato in altre zone del Parco, come alla base di un notevole esemplare di Sequoia (Sequoia sempervirens) e, poco distante, ai margini di un vialetto antistante un poderoso esemplare di Gingko (Gingko biloba). Attualmente la specie è pure visibile nel Giardino Pubblico “Muzio de Tommasini” di Trieste, dove cresce abbastanza vigorosamente. E così pure vi figura, comunque coltivato, in qualche altro giardino o parco della città, come ad esempio in quello della Villa Bazzoni.
Distribuzione generale ed ecologia
L’areale di Ruscus hypoglossum è centrato sulle coste mediterranee ma può irradiarsi, più o meno profondamente a nord e ad est, nelle zone più calde dell’Europa media. Ne sono infatti interessati alcuni particolari distretti della Spagna, della Francia (in Provenza lungo la foce del Varo), delle Alpi Marittime, dell’Austria, dell’Istria, della Macedonia, dell’Asia Minore, del Caucaso ed anche dell’Africa settentrionale.
In Italia è specie dei rilievi selvatici ed ombrosi, generalmente nella regione dell’olivo ma anche in quella del querceto a Farnia. Talora può pure insediarsi in alcune vallate prealpine particolarmente umide, nei boschi di latifoglie, specialmente faggete, sino ai 1400 m di altitudine. Nel Friuli orientale è stato segnalato nelle Valli del Natisone. Secondo il Marchesetti la specie si trovava , alla fine dello scorso secolo, presso Gorizia e ad Idria.
Distribuzione negli ambienti cavernicoli carsici
Da un documento non datato, ma probabilmente risalente ai primi anni del secolo scorso, conservato presso il Catasto Grotte della Società Alpina delle Giulie, si ricava che Ruscus hypoglossum fu notato, copioso, alla fine del 1800, da L. D. Suringar all’imboccatura di un’ampia e profonda voragine (la Berlova Jama, 823 VG). La sua presenza venne successivamente confermata – sempre secondo il citato documento – dal Marchesetti che lo notò a circa 10-15 m sotto il livello della dolina al fondo della quale si apre la voragine. Per raccogliere alcuni esemplari della specie dovette scendere aiutandosi con una corda.
All’inizio degli Anni ’80 vennero effettuati, nell’arco delle diverse stagioni, numerosi sopralluoghi alla Berlova Jama alla ricerca di Ruscus hypoglossum. La pianta non fu trovato in quella cavità, bensì fu individuata il primo novembre del 1981 alla Fovèa Maledetta (822 VG), dove da allora si mantiene in buone condizioni vegetative. La presenza della specie in quest’ultima voragine va dunque con tutta probabilità ricercata in un errore del numero di catasto (822 VG e non 823 VG).
La Fovea Maledetta
La Fovèa Maledetta (Dovrebi Jama, Abisso di Bristie, Pozzo del Casello Ferroviario di S. Croce) è una delle più profonde voragini (155 m) del Carso triestino. Essa si apre sul versante settentrionale di una vasta dolina situata 1500 m a nord-ovest di Gabrovizza (Cappella), ad una quota di 205 m. Presenta una vasta imboccatura di circa 20 m per 20 m. La voragine è piuttosto complessa in quanto, oltre ad avere zone scoscese ed impervie, ad una quindicina di metri dall’orlo medio si divide in due baratri collegati da uno stretto e rischioso passaggio (“Ponte naturale”). Nella voragine si nota spesso il selvatico Piccione terraiolo (Columba livia livia) che probabilmente nidifica sulle sue strapiombanti pareti rocciose.
La zona esterna alla Fovèa presenta i caratteri climatici del medio Carso. La temperatura media annua è di 11,8°C, quella del mese più freddo (gennaio) di 2,9°C, e quella del mese più caldo (luglio) di 21,4°C.
La piovosità annua è di 1200 mm e presenta due massimi: quello principale autunnale (novembre con 130 mm) e quello secondario (giugno con 110 mm).
L’effetto della bora è notevole all’esterno, ma risulta alquanto smorzato già nei primi metri dall’orlo della voragine. Poiché la direzione di provenienza della bora è quella da ENE, il sito che presenta il maggior popolamento di Ruscus hypoglossum è, in questo caso, quello situato a nord-est, essendo esso il più riparato. L’aria fredda discende nella voragine ove la temperatura è sempre inferiore a quella esterna.
Ruscus hypoglossum (ted.: Hadernblatt, Zungen-Mauserdorn; slov.: Sirokolistna Lobodika; Ingl.: Large Butcher’s Broom) trova nella Fovèa Maledetta un ambiente ottimale per il suo sviluppo, risultando infatti ben integrato nella vegetazione della voragine. Nel corso di questi ultimi anni è stato notato sempre più copioso e vigoroso. I periodi freddi, anche prolungati (come quello dell’inverno 1985) non hanno per nulla influito sul suo corso vegetativo.
Esso figura particolarmente abbondante sul ripido versante nord-orientale, in posizione riparata, tra i 5 ed i 10 m di profondità, ove forma, frammisto al Pungitopo (Ruscus aculeatus), un popolamento relativamente compatto. Sono stati qui accertati una cinquantina di individui, tutti i buon stato vegetativo.
Tutta la pianta di Ruscus hypoglossum è di colore verde cupo lucente e presenta comportamento coriaceo. Il rizoma è alquanto ingrossato, i cladòdi sono lunghi dai 6 agli 8 cm e larghi dai 3 ai 5 cm. L’altezza varia tra i 35 ed i 40 cm.
La fioritura avviene tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera e risulta poco evidente. La fruttificazione si prolunga per alcuni mesi e culmina all’inizio dell’inverno. Però soltanto in una parte della popolazione, quella femminile (circa il 20%), si presenta la caratteristica bacca scarlatta.
La specie si sviluppa in modo relativamente abbondante anche sullo scosceso pendio sottostante, sino al “Ponte Naturale”. Da qui si irradia, per qualche metro, verso est e al di là del ponte, sulle rocce immediatamente sovrastanti.
Un altro evidente raggruppamento di Ruscus hypoglossum si nota nello stretto ed inciso canalone digradante nella Fovèa dal versante nord. Singoli ma persistenti individui si trovano invece sulla parete meridionale e a sud-est del pozzo.