La Fauna della Grotta Gigante

 

LA FAUNA DELLA GROTTA GIGANTE (CARSO TRIESTINO, ITALIA)

Pubblicato su Atti e Memorie della Commissione Grotte “E. Boegan”Vol. 35 pp. 43-62  Trieste 1998

RIASSUNTO

Dopo una breve storia delle ricerche faunìstiche nella Grotta Gigante, iniziate alla fine del XIX seco­lo, viene riportato l’elenco delle specie rinvenute nella cavità, con note ecologiche e geonemiche.
SUMMARY
THÈ FAUNA OF THÈ GROTTA GIGANTE (KARST OF TRIESTE, ITALY)
After a short revìew ofthe investigations on thè fauna of thè Grotta Gigante, started at thè end of thè nineteenth century, an updated lìst ofthe cave anìmals ìs reported (ecological and geonemical notes are given far each species).
ZUSAMMENFASSUNG
DIE FAUNA DER RIESENGROTTE (TRIESTER KARST, ITALIEN)
Es wird kurz iiber die Geschichte der faunistìschen Untersuchungen in der Riesengrotte geschildert, derenAnfang gegen Ende des neunzehnten Jahrhunderts einzureihen ist. Eine Artenliste der Tierwelt der Hohle wird dargestellt, nebst Bemerkungen iiber Ókologie und Verbreìtung.
POVZETEK
FAVNA BRISKOVSKE JAME (TRZASKI KRAS, ITALIJA)
Kratkemu pregledu favnisticnih raziskav v Briskovski jami, ki so zacele ob koncu devetnajstega stoletja, sledi seznam najdenih vrst. Dodane so ekoloske pripombe in podatki o razsirjenosti.

 Storia delle ricerche ed attuali conoscenze

Anche se la più antica esplorazione della Grotta Gigante(1) risale al 1840 (ed altre ebbero luogo nei decenni successivi), non si hanno informazioni di interesse faunistico sino agli ulti­mi anni del secolo scorso, quando si svolsero le ricognizioni scientifiche condotte dapprima dal gruppo speleologico dell’Hades Verein e quindi dal Comitato Grotte del Club dei Touristi Triestini, in cui confluirono i soci del primo sodalizio a seguito del suo scioglimento, avve­nuto nel 1894. L’anno seguente, nel secondo volume della rivista sociale “II Tourista” (in cui veniva puntualmente rendicontata la notevole attività del Comitato Grotte) si trova una breve relazione sulla visita della Grotta Gigante effettuata dal gruppo speleologico triestino nell’a­prile 1895, che riporta, fra l’altro, le prime segnalazioni di animali cavernicoli, relative a due specie di insetti rinvenuti nella grande caverna (Pillwein, 1895).
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(1) Dati catastali: VG 2, comune Sgonico, posizione 13°45’57,5″E 45°42’34,6″N (primo ingresso turisti­co), quota ingresso m 275, profondità m 119, sviluppo planimetrico totale m 519.
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Un quadro molto più completo della fauna della grotta, che rappresenta il compendio delle indagini svolte nel corso di almeno 11 escursioni condotte dall’Hades Verein-Touristi Triestini fra il 1890 ed il 1897, viene fornito dallo studio pubblicato due anni dopo da Perko (1897), che elenca ben 15 specie, in più casi con indicazione degli ambienti in cui gli organi­smi vennero rinvenuti. La nota del 1897 — in assoluto una delle migliori monografie speleo-logiche apparse fino ad allora — servì successivamente come base per la stesura di altri lavo­ri descrittivi della Grotta Gigante (Perko, 1905, 1906a, 1908), che vennero redatti allo scopo di far conoscere la cavità nell’imminenza della sua apertura al pubblico (i lavori di attrezza­tura iniziarono nel 1905 e l’inaugurazione avvenne nel luglio 1908), e del volumetto destina­to a diventare la prima guida della nuova grotta turistica (Perko, 1906b). È interessante nota­re come, nonostante i lavori sopra ricordati siano quasi identici fra di loro per i contenuti, che riprendono quasi integralmente la nota del 1897, si possa riscontrare un adeguamento della nomenclatura delle specie. Il fatto è evidentemente legato all’evoluzione delle conoscenze sul popolamento faunistico delle grotte del Carso classico, dovuta alla comparsa sulla scena della speleologia triestina dei primi biospeleologi, fra i quali si ricorda Giuseppe Mùller, destinato a diventare uno dei massimi esperti di coleotteri cavernicoli italiani e dei Balcani. Significativamente, le note apparse fra il 1905 ed il 1908, oltre ad alcune modifiche ortogra­fiche (non sempre corrette), riportano nuove e più precise denominazioni per due coleotteri ed interessanti considerazioni sullo status tassonomico dell’unico pseudoscorpione citato nella nota del 1897, assieme all’aggiunta di due specie di chirotteri ed alla segnalazione di parassiti di questi ultimi.
Nei decenni successivi le indagini faunistiche furono quasi del tutto trascurate, nonostan­te il potenziale aiuto alle ricerche rappresentato dalle attrezzature turistiche, che consentiva­no un agevole accesso a tutto il complesso sotterraneo. L’unico contributo sicuramente origi­nale deriva dall’escursione effettuata nell’agosto 1927 da Carlo Strasser, che rinviene una specie di isopodi (Verhoeff, 1929). Poco dopo Muller (1930) cita per la Grotta Gigante due specie di coleotteri ipogei molto comuni nel Carso triestino, frutto forse di raccolte effettua­te in quegli anni, e Wolf (1934-38) nel secondo volume del suo monumentale catalogo della fauna cavernicola mondiale, redatto su base bibliografica, riporta per la cavità solo 10 specie, desunte da quattro lavori specialistici.
Seguì un periodo di oblio, in cui si diffuse la falsa convinzione che gli interventi di valo­rizzazione turistica e la frequentazione della grotta da parte di un grande numero di persone avessero fatto scomparire quasi del tutto la fauna cavernicola (Finocchiaro, 1969). In realtà, negli anni immediatamente precedenti, erano state effettuate nella cavità nuove interessanti catture, soprattutto in occasione della scoperta di una prosecuzione nella galleria di sinistra dell’ingresso alto (Galleria dell’Argilla) avvenuta nel 1967 (Guidi, 1968).
Ulteriori ricerche vennero svolte in maniera continuativa a partire dalla fine degli anni ’60 dallo scrivente e da alcuni colleghi che rivolsero la loro attenzione a tutti i gruppi animali viventi nell’ambiente sotterraneo. Queste indagini hanno consentito di riconoscere la presen­za di una fauna ricca e varia, che, contrariamente a quanto ritenuto in precedenza, non da l’impressione di aver subito condizionamenti negativi dalle opere realizzate per la valorizza­zione turistica della grotta. Questa attività sembra avere anzi indirettamente determinato un incremento delle popolazioni di molte specie, per la periodica introduzione di legname uti­lizzato per interventi di ampliamento della rete di sentieri e quindi accumulato e lasciato mar­cire in alcuni settori della cavità, in particolare al piazzale di fondo. I risultati di questo ciclo di ricerche sono stati in parte già pubblicati (Bareth, 1988; Gasparo, 1995; Mahnert, 1979; Paoletti, 1978; Pezzoli, 1992; Poggi, 1985; Strasser, 1971), mentre ulteriori dati inediti vengono presentati nell’elenco faunistico che segue. Le specie sicuramente presenti sono complessivamente 39 (a cui se ne devono senz’altro aggiungere parecchie altre appartenenti a gruppi sistematici non ancora studiati) e fanno della Grotta Gigante una delle più interes­santi e ricche cavità del Carso triestino e sicuramente la meglio indagata dal punto di vista biospeleologico.

Elenco delle specie

Vengono riportate, in ordine sistematico, tutte le specie segnalate per la grotta, con gli even­tuali riferimenti bibliografici, i materiali raccolti nell’ultimo trentennio e/o conservati nelle collezioni museali, l’indicazione degli ambienti di raccolta e sintetiche note ecologiche e geo-nemiche. Le specie, riprese dalla letteratura, non più viventi nella Grotta Gigante e quelle per cui vi è il sospetto di errori nella determinazione originale sono poste in parentesi quadra.

Gastropoda

Zospeum spelaeum (Rossmà’ssler, 1839)
Zoospaeum alpestre: Perko, 1897: 38.
Zoospeum alpestre: Perko, 1905: 252.
Zoospeum alpestre: Perko, 1906a: 157.
Zoospeum alpestre: Perko, 1906b: 17.
Zoospeum alpestre: Perko, 1907: 365.
Zoospeum alpestre: Perko, 1908: 723.
Zoospeum sp.: Suringar, 1911: 17.
Zoospeum sp.: Muller, 1926: 63.
Zospeum alpestre: Stoch & Dolce, 1984: 32.
Zospeum spelaeum (Rossmassler): Pezzoli, 1992: 161.
Materiali: alcuni es. su legna, presso il piazzale di fondo, 3.10.1982 (leg. F.Gasparo; det. E.Pezzoli).
Specie troglobia di ridottissime dimensioni, diffusa nelle grotte del Veneto orientale, Friuli-Venezia Giulia e Slovenia occidentale. Si rinviene di norma sulle pareti, soprattutto concrezionate, su sassi sporchi di argilla e legna marcescente, in condizioni di umidità ambientale molto elevata.

 Oligochaeta

Sono rappresentati da specie terrestri ed acquatiche indeterminate, trovate a più riprese nel materiale vegetale marcescente accumulato al margine del piazzale di fondo dopo l’esecu­zione di lavori di rifacimento dei sentieri nella grotta ed una volta filtrando l’acqua delle vaschette di concrezione nel Palazzo delle Ninfe (gruppo stalagmitico situato alla base della parete orientale della grande caverna).

PSEUDOSCORPIONIDA

Chthonìus (Globochthonius) spelaeophilus histricus Beier, 1931
Materiali: 1 T lavando sassi ed argilla raccolti sopra il piazzale di fondo, 9.7.1983 (leg. F.Gasparo; det. G.Gardini).
Forma troglobia, presente in una ristretta fascia a cavallo del confine italo-sloveno, com­prendente la bassa valle dell’Isonzo/Soca, le valli del Natisone ed il Carso triestino. L’attribuzione alla ssp. histricus dei reperti del Carso triestino deve intendersi come provvi­soria, in quanto rimangono da verificare i rapporti con le popolazioni friulane (geografica­mente più prossime alla località tipica della sottospecie, la Grotta di Dante/Zadlaska jama presso Tolmino/Tolmin) e con la ssp. spelaeophilus Hadzi della Carniola (G.Gardini, com. pers.). Vive nelle parti interne delle grotte, in ambienti molto umidi, sotto sassi.
Troglochthonius doratodactylus von Helversen, 1968
Troglochthonius doratodactylus Helversen: Mahnert, 1981: 96. Troglochthonius doratodactylus: Stoch & Dolce, 1984: 42. Troglochthonius doratodactylus Helversen: Gasparo, 1995: 26. Troglochthonius doratodactylus Helversen: Gardini, 1996: 164.
Materiali: 1 ♂ vagante su una colata calcitica presso la Colonna Ruggero, 1.9.1979 (leg. F.Gasparo; det. V.Mahnert).
Elemento troglobio ultraspecializzato, descritto — per un errore di cartellinatura — di una grotta della Sardegna e ritrovato alla fine degli anni ’70 nel Carso triestino, che dev’essere considerato la vera patria della specie (Mahnert, 1981: 97). Attualmente è conosciuto di quattro cavità carsiche della provincia di Trieste (Gasparo, 1995: 26), dov’è stato sempre rac­colto nelle parti interne, di norma vagante sulle pareti o sulle concrezioni.
Neobisium (Blothrusj reimoseri reimoseri (Beier, 1929)
Blothrus spelaeus: Perko, 1897: 38. Blothrus n. sp.: Perko, 1905: 252. Blothrus n. sp.: Perko, 1906a: 157. Obisium spelacum n. ssp.: Perko, 1906b: 17. Obisium spelaeum n. ssp.: Perko, 1908: 723.
Materiali: 1 T sotto un sasso presso legna marcescente sul piazzale di fondo, 3.10.1982; 1 ad. 1 T presso legna fra il piazzale di fondo e la Colonna Ruggero, 9.7.1983; 1 ad. fra i sassi del piazzale di fondo, 15.8.1986; 1 ad. sotto un sasso sul piazzale di fondo, 7.12.1986 (tutti leg. F.Gasparo; det. G.Gardini).
Forma troglobia diffusa nel Carso triestino ed in Ciceria, simpatrica, ed in qualche caso sin-topica, con il più specializzato N. (B.) spelaeum istriacum (G.Miiller, 1931)(2). Si rinviene sia presso gli ingressi, sotto sassi interrati, sia nelle parti interne, nel detrito o vagante sulle pareti.
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2) Sino alla fine degli anni ’20 le due entità venivano confuse fra di loro ed attribuite a N. (B.) spelaeum (Schiòdte, 1848), comune nelle grotte di gran parte della Slovenia sudoccidentale. Le segnalazioni di Blothrus n. sp. di Perko (1905: 252, 1906 a: 157) trovano un’interessante spiegazione in Perko (1906b: 17, 1908: 723); lo speleologo triestino riferisce, infatti, che “VObisium da lui raccolto più volte sul pavi­mento argilloso della Grotta Gigante appartiene ad una sottospecie sinora sconosciuta del grande O. spe­laeum, che è stata oggetto di uno studio approfondito da parte dell’aracnologo francese Simon”, il quale poi, per motivi che non è dato di conoscere, non ha descritto il nuovo taxon.
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Opiliones

Numerosi esemplari indeterminati di una specie di piccola taglia sono stati rinvenuti pres­so l’accumulo di legna marcescente presente al margine del piazzale di fondo.

Araneae

Stalita taenarìa Schiòdte, 1848
Statila taenarìa Schiòdte: Perko, 1897: 38.
Stalita taenarìa Schiòdte: Perko, 1905: 252.
Stalita taenarìa: Perko, 1906a: 157.
Stalita taenarìa: Perko, 1906b: 18.
Stalita taenarìa: Perko, 1908: 723.
Stalita taenarìa Schiòdte: Brignoli, 1972: 12 (dato dubbio).
Stalita taenarìa Schiòdte: Brignoli, 1975: 174.
Stalita taenarìa: Stoch & Dolce, 1984: 42 (dato dubbio).
Materiali: 1 ♂ 3 ♀♀ 2 juv. fra i sassi e sulle concrezioni, presso la Colonna Ruggero, 26.8.1979; 4 juv. sotto sassi, in una cavernetta presso la Sala
dell’Altare, 1.9.1979; 1 ♀ 1 juv. sotto sassi presso il piazzale di fondo, 24.10.1981; 2 ♀♀ vaganti presso la Colonna Ruggero, 20.7.1985; 4 juv. su legna sotto il sen­tiero turistico, presso la Colonna Ruggero, 3.7.1988 (tutti leg. F.Gasparo; det. K.Thaler); 1 ♀ su concre­zione poco sopra la Colonna Ruggero, 19.2.1989 (leg. et det. F.Gasparo).
Specie troglobia nota di diverse grotte della Slovenia sudoccidentale e del Carso triestino. La presenza di questo caraneristico ragno nella Venezia Giulia, segnalata in diverse pubbli­cazioni speleologiche apparse fra il 1890 ed il 1910, è stata confermata in tempi relativamente recenti (Brignoli, 1975: 174; Gasparo, 1995: 26). Si rinviene nelle parti interne delle grot­te, umide ed oscure, vagante sulle concrezioni o nel detrito calcareo frammisto ad argilla.

Stalita taenaria Schiòdte (Foto Gasparo)
Nesticus eremita Simon (Foto Gasparo)

 

 

 

 

 

 

 

Meta menardi (Latreille, 1804)
Materiali: 7 juv. su tela alle pareti in zona di penombra, presso il primo ingresso turistico, 27.9.1980; 3 juv. nello stesso tratto di grotta, 11.7.1981; 2 juv. nello stesso tratto di grotta, 8.9.1984 (tutti leg. F.Gasparo; det. K.Thaler).
Comunissima specie troglofila, diffusa in gran parte dell’Europa e nel Nordafrica. Si trova quasi esclusivamente in ambienti ipogei, naturali o artificiali, alle cui pareti tesse tele circo­lari nelle zone prossime agli ingressi, ove penetrano con maggior frequenza artropodi tro-glosseni.
Metellina merianae (Scopoli, 1763)
Materiali: 1 ♂ 2 juv. su tela alla base delle pareti e nel detrito, presso l’ingresso alto, 19.7.1998 (leg. et det. F.Gasparo).
Specie troglofila nota di quasi tutta l’Europa, del Nordafrica e dell’Asia Minore. Come la specie precedente, con cui frequentemente convive, la sua presenza in grotta è limitata ai vani iniziali.
Nesticus eremita Simon, 1879
Materiali: 3 ♀♀ 2 juv. su tela alle pareti o presso legna marcescente lungo il sentiero turistico fra la Colonna Ruggero e la Sala dell’Altare, 26.8.1979; 1 ♀ 2 juv. sotto la Sala dell’Altare, 1.9.1979; 7 ♂♂ 8 ♀♀ 1 juv. su tela alle pareti o fra i blocchi del fondo, presso il primo ingresso turistico, 27.9.1980; 2  ♂ ♂ 6 ♀♀ 3 juv. presso l’ingresso alto, 13.6.1981; 2  ♂ ♂ 5 ♀♀ alle pareti presso il primo ingresso turi­stico, 11.7.1981; 2 ♀♀ sotto i tavoli di pietra del piazzale di fondo, 24.10.1981; 3 ♀♀ su tela alle pareti, presso l’ingresso alto, 16.5.1982; 2  ♂ ♂ alle pareti presso il primo ingresso turistico, 1.8.1982; 3 ♀ ♀  sotto tavole di legno, sul fondo, 26.4.1985; 1 ♀ su tela ad una decina di metri dall’ingresso alto, 1.5.1986 (tutti leg. F.Gasparo; det. K.Thaler); 1 ♀ su legna presso il piazzale di fondo, 4.4.1996 (leg. G.Colombetta; det. F.Gasparo).
Specie francamente troglofila, diffusa nelle grotte dell’Europa meridionale. Si rinviene sia presso gli ingressi, sia nelle parti interne, dove tesse piccole tele irregolari alle pareti o nel detrito.
Centromerus cavernarum (L.Koch, 1872) Centromerus cavernarum (L.Koch): Gasparo, 1995: 26.
Materiali: 1  ♂ 1 ♀ su piccole tele fra la Colonna Ruggero e la Sala dell’Altare, 26.8.1979; 2  ♂ ♂ 1 ♀ alle pareti presso le lapidi del piazzale di fondo, 1.10.1980; 2 ♀♀ 2 juv. presso il piazzale di fondo, 24.10.1981; 4  ♂ ♂ 1 ♀ 1 juv. su tela fra i sassi del piazzale di fondo, 3.10.1982; 3 ♀♀ 1 juv. presso mate­riale organico sul piazzale di fondo, 9.7.1983; 1 ♀ sotto un sasso presso la Colonna Ruggero, 20.7.1985 (tutti leg. F.Gasparo; det. K.Thaler).
Elemento igrofilo e lucifugo, limitatamente troglofilo, ampiamente diffuso in Europa cen­trale ed orientale. Nella Grotta Gigante colonizza la parte più interna e profonda della grande caverna, ove cattura minuscoli artropodi che vivono su legna marcescente.
Lepthyphantes istrianus Kulczynski, 1914
Materiali: 2 ♂ ♂ fra detrito calcareo e foglie marcescenti, presso il primo ingresso turistico, 27.9.1980; 1 ♀ su tela a fianco del sentiero sottostante il primo ingresso turistico, 1.1.1982 (tutti leg. F.Gasparo; det. K.Thaler).
Specie lapidicola e troglofila, diffusa in maniera discontinua dall’Italia centrale ai Balcani ed abbastanza frequente nelle grotte del Carso triestino, soprattutto nel detrito presente al fondo dei vani iniziali.
 Lepthyphantes leprosus (Ohlert, 1865)
Materiali: 1 ♀ su tela fra i detriti del fondo, presso l’ingresso alto, 19.7.1998 (leg. et det. F.Gasparo).
Specie limitatamente troglofila, presente in tutta la regione oloartica, sinora mai rinvenu­ta nel Carso triestino.
Porrhomma convexum (Westring, 1861)
Materiali:   1   ♀  su  legna ad una  ventina di  metri  dall’ingresso  alto,   15.8.1987  (leg.  F.Gasparo; det. K.Thaler).
Elemento troglofilo segnalato di tutta l’Europa e l’Asia paleartica. In grotta è presente in ambienti umidi, da parzialmente illuminati ad oscuri, soprattutto presso accumuli di materia­le vegetale.
Agelena labyrinthica (Clerck, 1757)
Materiali: 1 ♂ sui gradini del sentiero, presso il primo ingresso turistico, 1.9.1982 (leg. F.Gasparo; det. K.Thaler).
Elemento troglosseno, ampiamente diffuso nella regione paleartica, penetrato in grotta per caduta accidentale dai cespugli (in cui tesse una caratteristica tela a imbuto) che circondano l’ingresso.
Tegenaria silvestrìs L.Koch, 1872
Materiali: 1 ♀ su legna a m 10-15 dall’ingresso alto, 8.3.1987 (leg. F.Gasparo; det. K.Thaler); 1 ♀ pres­so l’ingresso alto, 19.7.1998 (leg. et det. F.Gasparo).
Comune specie troglofila, presente in tutta l’Europa centrale ed orientale. Si rinviene nei tratti iniziali delle grotte, su tele orizzontali negli anfratti delle pareti o fra i detriti del fondo.

Acari

Diversi esemplari appartenenti a più famiglie, tutti indeterminati, sono stati raccolti a più riprese nella parte interna della grotta, soprattutto presso il piazzale di fondo, su legna mar­cescente o con tecniche di lavaggio del terreno.

Cyclopoida

Speocyclops n. sp.
Materiali: 1 ♂ 4 ♀♀ 4 copepoditi filtrando l’acqua delle vaschette di concrezione nel Palazzo delle Ninfe, 1.5.1998 (leg. F.Gasparo e F.Stoch; det. F.Stoch).
Specie stigobia, endemica del Carso triestino, dov’è stata sempre raccolta in acque di stil­licidio. Corrisponde a Speocyclops cfr. infernus (Kiefer, 1930) di Stoch (1988: 70) e Gasparo (1995: 25).

 Harpacticoida

Bryocamptus (Rheocamptus) typhlops (Mràzek, 1893)
Materiali: 2 ♀♀ filtrando l’acqua delle vaschette di concrezione nel Palazzo delle Ninfe, 1.5.1998 (leg. F.Gasparo e F.Stoch; det. F.Stoch).
Specie muscicola, stigofila, a distribuzione europea centrosettentrionale; è stata più volte rinvenuta in grotte del Friuli-Venezia Giulia e della Slovenia, sia in acque correnti che di stil­licidio.
Bryocamptus (Rheocamptus) unisaetosus Kiefer, 1930
Materiali: 1 ♀ filtrando l’acqua delle vaschette di concrezione nel Palazzo delle Ninfe, 1.5.1998 (leg. F.Gasparo e F.Stoch; det. F.Stoch).
Forma eustigofila o stigobia di incerta validità, spesso riportata come sinonimo o varietà della specie precedente. Descritta per le Grotte di San Canziano/Skocjanske jame, è stata suc­cessivamente citata per grotte di Romania, Ungheria, ex-Jugoslavia e Francia.
Moraria sp. aff. varìca (Greater, 1911)
Materiali: 3 ♀♀ filtrando l’acqua delle vaschette di concrezione nel Palazzo delle Ninfe, 1.5.1998 (leg. F.Gasparo e F.Stoch; det. F.Stoch).
Specie muscicola e stigofila ampiamente distribuita in Europa; le popolazioni delle grot­te dell’Italia nordorientale si differenziano dalla forma tipica per alcuni dettagli morfologici e sono attualmente in corso di studio.

Isopoda

Alpioniscus (Illyrionethes) strasseri (Verhoeff, 1927)
Alpioniscus (Illyrionethes) strasseri (Verhoeff): Paoletti, 1978: 92.
Materiali: 1 ♀ su materiale organico in decomposizione, nella Galleria dell’Argilla, 9.10.1967 (leg. G.Alberti e F.Gasparo; det. M.G.Paoletti).
Specie troglobia di piccola taglia, diffusa dal Carso triestino alla Croazia occidentale, fre­quente negli ambienti interni delle grotte, in luoghi molto umidi.
Titanethes albus (C.L.Koch, 1841)
Titanethes albus Schiodte: Perko, 1897: 38.
Tithanetes albus Schiodte: Perko, 1905: 252.
Tithanetes albus: Perko, 1906a: 157.
Tithanetes albus: Perko, 1906b: 18.
Tithanetes albus: Perko, 1908: 723.
Titanethes dahli Verh.: Verhoeff, 1929: 17, 29.
Titanethes (Titanethes) dahli Verh.: Strouhal, 1939: 15, 22.
Comune specie troglobia, molto caratteristica per l’aspetto e le grandi dimensioni, pre­sente nel Carso dinarico settentrionale, dal corso del Fiume Isonzo/Soca alla regione della Lika. Si rinviene in siti caratterizzati da umidità particolarmente elevata e spesso in piccoli bacini d’acqua, ove rimane a lungo immersa. Strouhal (1939: 15) attribuisce — seppur con qualche dubbio (op. cit: 20) — il reperto di Perko (1897: 38) a T. dahli Verhoeff, 1926, basandosi sulla segnalazione della cattura nella Grotta Gigante di 2 C?cf e 6 QQ di quest’ulti­ma specie (Verhoeff, 1929: 29). Per quanto riguarda il complesso discorso relativo alla sino­nimia fra le due entità, parzialmente simpatriche ed in alcuni casi sintopiche, si rimanda a Paoletti (1978: 91).
Abbondante materiale indeterminato di isopodi, in parte riferibile alle specie sopra ripor­tate, è stato raccolto nel tratto di galleria che segue all’ingresso alto e nelle parti interne, soprattutto nella zona compresa fra il piazzale di fondo e la Sala dell’Altare.

Amphipoda

Niphargus stygius stygius (Schiodte, 1848)
Niphargus stygius: Perko, 1897: 38.
Niphargus stygius: Perko, 1905: 252.
Niphargus stygius: Perko, 1906a: 157.
Niphargus stygius: Perko, 1906b: 18.
Niphargus stygius: Perko, 1908: 723.
Niphargus stygius stygius (Schiodte): Stoch, 1985: 60.
Materiali: 2 es., 15.3.1954 (leg. G.Fornaciari; det. F.Stoch – coli. Museo Civico di Storia Naturale di Trieste).
Elemento stigobio, a cui corrisponde un complesso di specie (la cui forma tipica è pre­sente nel Carso classico ed in Carniola) non ancora chiaramente definite. Vive in vaschette di concrezione o pozze del fondo argilloso, sempre alimentate da acque di stillicidio; nella Grotta Gigante non è stato rinvenuto di recente, forse a causa della scomparsa di gran parte dei bacini d’acqua (ove Perko, 1897: 38, ricorda di averne raccolto due esemplari) a seguito dei lavori eseguiti a più riprese nella cavità, che hanno comportato, fra l’altro, l’inghiaiamento del piazzale di fondo.

Chilopoda

Lithobius erythrocephalus illyrìcus Latzel, 1880 Lìthobius erythrocephalus illyricus Latzel: Gasparo, 1995: 27.
Materiali: 2 ♂♂ sotto sassi superficiali ad una decina di metri dall’ingresso alto, 1.5.1986 (leg. F.Gasparo; det. E.H.Eason).
Lithobius erythrocephalus C.L.Koch, 1847, è specie politipica a gravitazione paleartica occi­dentale. La sottospecie in esame, probabilmente troglofila, è stata segnalata per alcune località (anche grotte) del Carso dinarico, dall’Istria alla Croazia meridionale. Sulla base del materiale cavernicolo sinora determinato, risulta presente anche in un’altra stazione del Carso triestino (Gasparo, 1995: 27), dove ne sono stati raccolti diversi esemplari a poca distanza dall’ingresso.

Diplopoda

Trachysphaera schmidtii Heller, 1858 Trachysphaera noduligera (Verhoeff): Gasparo, 1995: 27.
Materiali: diversi es. su legna nel primo tratto della Galleria dell’Argilla, 13.6.1981; 12 es. su legna a m 10-20 dall’ingresso alto, 1.5.1986; 4 es. su legna presso l’imbocco della Galleria dell’Argilla, 8.3.1987 (tutti leg. F.Gasparo; det. H.Enghoff); moltissimi es. su legna fra l’ingresso alto e lo sbocco della galle­ria nella grande caverna, 5.1.1991 (leg. M.Di Giovanni e F.Gasparo; det. M.Di Giovanni).
Specie umicola e limitatamente troglofila, diffusa nell’arco alpino centrale ed orientale; in grotta la sua presenza è limitata alle parti prossime agli ingressi, ove penetra detrito vegetale.
Brachydesmus subterraneus Heller, 1858
Materiali: 1 ♂ 2 ♀♀ 2 larve su legna e sotto sassi presso la Colonna Ruggero, 1.9.1979 (leg. F.Gasparo; det. C.Strasser); moltissimi es. su legna nella galleria che segue all’ingresso alto, 5.1.1991 (leg. M.Di Giovanni e F.Gasparo; det. M.Di Giovanni).
Specie troglofila, presente nell’arco alpino orientale ed in Slovenia, comunissima sia nelle zone di ingresso, sia nelle parti interne delle grotte.
Chersoiulus sphinx Strasser, 1940
Chersoiulus (Dicranotus) sphinx Strasser: Strasser, 1971: 330. Chersoiulus sphinx Strasser: Gasparo, 1995: 27.
Materiali: diversi es. su legna nel primo tratto della Galleria dell’Argilla, 13.6.1981 (leg. F.Gasparo; det. H.Enghoff).
Specie francamente troglofila (raccolta quasi esclusivamente in grotte), nota della Carniola, del Carso triestino e del litorale croato (compresa l’isola di Veglia/Krk)(STRASSER, 1971: 330, fig. 23). Vive di norma nelle parti interne delle cavità carsiche, umide ed oscure, dove si concentra, in particolare, su detrito vegetale marcescente.

COLLEMBOLA

Abbondante materiale, attualmente in corso di studio, riferibile a più specie di questo ordi­ne, è stato raccolto nelle parti interne della grotta, fra il piazzale di fondo e la Sala dell’Altare, su legna, con lavaggio del terreno o vagliando al Berlese esche costituite da fibre legnose lasciate in luoghi umidi per alcuni mesi.
Ad un collembolo (all’epoca delle segnalazioni molte specie erano attribuite alla famiglia Poduridae) potrebbero riferirsi le seguenti citazioni di un organismo rinvenuto “sul fango”, non altrimenti identificabile in base agli scarni dati forniti dagli Autori:
Padurae spelaeas: Pillwein, 1895: 47. Padura spelaea: Perko, 1897: 38. Padura spelaea: Perko, 1905: 252. Padura spelaea: Perko, 1906a: 157.

DlPLURA

Campodea (Paurocampa) suensoni Tuxen, 1930
Campodea (Paurocampa) suensoni Tuxen: Bareth, 1988: 45. Campodea (Paurocampa) suensoni Tuxen: Gasparo, 1995:
27. Campodea (Paurocampa) suensoni Tuxen: Ramellini, 1995: 22.
Materiali: 2 ♂♂ sotto sassi presso il primo ingresso turistico, 27.9.1980 (leg. F.Gasparo; det. C.Bareth).
Specie endogea a tendenza troglofila (Bareth, 1988: 46), diffusa nell’Europa centro-orientale e nella penisola italiana (fino alla Campania). Nelle grotte del Carso triestino è stata rinvenuta nel detrito, a breve distanza dagli ingressi.
[Campodea (Campodea) fragilis Meinert, 1865] Campodea fragìlis: Suringar, 1911: 17.
Specie cosmopolita con tendenza xerofila. Il reperto, segnalato per la parte interna della grotta, è certamente attribuibile ad un’altra specie (troglobia?), forse la stessa raccolta di recente presso legna al piazzale di fondo ed attualmente in studio.

 

Chersoiulus sphinx Strasser (Foto Gasparo)
Titanethes albus (C.L.Koch)

Orthoptera

Troglophilus neglectus Krauss, 1878
Troglophilus cavicola Koll.: Perko, 1897: 38. Troglophilus cavicola: Perko, 1905: 252. Troglophilus cavicola: Perko, 1906a: 157. Troglophilus cavicola: Perko, 1906b: 18.
Materiali: 1 ♂ n. 1 ♀ sulle pareti, presso l’ingresso alto, 1.5.1998 (leg. et det. F.Gasparo).
Comune specie troglofila, il cui areale di distribuzione comprende un’ampia fascia che borda il Mare Adriatico, dal Trentino all’Etolia, e si sovrappone largamente a quello di Troglophilus cavicola (Kollar, 1833), la cui presenza nel Carso triestino, riportata in alcune vecchie pubblicazioni speleologiche, non è mai stata confermata. Frequente presso gli ingres­si delle grotte, dove da origine spesso a popolose colonie, si rinviene a volte anche nelle parti interne, soprattutto nella stagione fredda.

COLEOPTERA CARABIDAE

Orotrechus muellerianus muellerianus (Schatzmayr, 1907)
Materiali: 1 ♀ su legna nel primo tratto della Galleria dell’Argilla, 13.6.1981; 1 ♂ sotto un pezzo di legno sul piazzale di fondo (entrambi leg. F.Gasparo; det. G. e M.Etonti); 4 es. sotto sassi e ‘pezzi di legno sul piazzale di fondo, 15.8.1986 (leg. F.Gasparo e D.Zanon; det. D.Zanon); 2 ♀♀ presso legna sul piazzale di fondo, 9.9.1993; 2 ♂♂ 1 ♂, idem, 15.10.1993; 4 ♂♂ 4 ♀♀, idem, 22.5.1994; 2 ♀♀, idem, 18.6.1994; 1 ♀ sotto una vecchia tavola di legno nella Galleria Nuova, 28.6.1994; 2 ♂♂ 4 ♀♀ presso legna sul piaz­zale di fondo, 11.9.1994; 1 ♀ idem, 4.4.1996; 1 ♂ 3 ♀♀, idem, 25.4.1996; 1 ♀, idem, 19.5.1996; 1 ♀ pres­so legna sul piazzale di fondo e 2 ♀♀ sotto vecchie tavole di legno nella Galleria Nuova, 7.6.1996; 1 ♂ 1 ♀ presso legna sul piazzale di fondo, 16.9.1996; 3 ♂♂ 6 ♀♀, idem, 15.10.1996 (tutti leg. et det. G.Colombetta).
Specie eutroglofila, endemica del Carso triestino; le popolazioni della parte settentriona­le dell’areale (Carso di Sesana/Sezana e, forse, Monfalconese) sono riferite alla ssp. primige-nius (G.Muller, 1919), la cui validità è da verificare. È presente sia agli ingressi (dove si rac­coglie esclusivamente in scavo) sia nelle parti profonde delle grotte, sotto sassi superficiali o presso detrito vegetale marcescente.
 Laemostenus (Antisphodrus) cavicola cavicola (Schaum, 1858)
Sphodrus Schreìbersi: Perko, 1897: 38. Laemostenes cavicola: Perko, 1905: 252. Laemostenes cavicola: Perko, 1906a: 157. Laemostenes cavicola: Perko, 1906b: 18. Lalmostenes cavicola: Perko, 1908: 723 Laemostenus cavicola Schaum: Muller, 1930: 81. Laemostenus cavicola Schaum: Guidi, 1968: 109.
Materiali: 1 ♂ vagante su concrezioni nella Galleria dell’Argilla, 16.5.1982 (leg. F.Gasparo; det. G. e M.Etonti).
Elemento eutroglofilo, presente con diverse sottospecie nel Carso dinarico. La forma nominale è molto comune nelle grotte del Carso triestino, dove si rinviene negli ambienti umidi, sia presso gli ingressi, sia nelle parti interne, di norma sotto sassi.

COLEOPTERA CHOLEVIDAE

Bathysciotes khevenhuelleri tergestinus G.Muller, 1922
Adeolps Freyerii: Perko, 1897: 38.
Adelops Freyerii: Perko, 1905: 252.
Adelops Freyerii: Perko, 1906a: 157.
Adelops Freyerii: Perko, 1906b: 18.
Adelops Freyerii: Perko, 1908: 723.
Bathysciotes Khevenhulleri L.Miller: Jeannel, 1911: 428, 579.
Bathysciotes Khevenhulleri tergestinus Muli.: Muller, 1930: 81.
Bathysciotes Khevenhulleri tergestinus Miill.: Guidi, 1968: 109.
Materiali: 2 ♀♀ su legna presso il piazzale di fondo, 24.10.1981 (leg. F.Gasparo; det. P.M.Giachino).
Bathysciotes khevenhuelleri (L.Miller, 1851), è una specie eutroglofila politipica diffusa nel Carso dinarico settentrionale, dalla Venezia Giulia alla Croazia occidentale. La sottospe­cie in esame è endemica del Carso triestino(3). Si trova sia presso gli ingressi, sotto sassi profondamente interrati, sia nelle parti interne delle grotte, nel detrito calcareo e sulle con­crezioni, con popolazioni talora abbondantissime.
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(3) Le citazioni di Adelops Freyeri L.Miller, 1855 (specie tipo del genere Ceuthmonocharis Jeannel, 1914), nota di due grotte presso Domzale, a NE di Lubiana/Ljubljana (Pretner, 1959: 266), sono senz’al-tro riferibili a Bathysciotes khevenhuelleri tergestinus, simile per habitus e dimensioni, e derivano, con ogni probabilità, da errate segnalazioni della specie slovena per alcune grotte del Carso, risalenti agli ulti­mi decenni del secolo scorso.
Specie umicola di piccola taglia, politipica, il cui areale si estende dal Carso triestino (ove è presente la sottospecie nominale) all’Erzegovina. Nei dintorni di Trieste, in base a vecchie segnalazioni, sarebbe stata rinvenuta in poche grotte (Jeannel, 1911: 413; Mùller, 1930: 80, 81, 82) ed in alcune stazioni epigee situate anche in terreni non carsificabili (Muller, 1905: 171, nota 1). Poiché gli esemplari citati da Perko (1897: 38) erano stati raccolti con trappo­le nella parte interna della Grotta Gigante, è probabile che siano da riferire ad un altro lepto-dirino, forse al già considerato Bathysciotes khevenhuelleri tergestinus G.Muller, 1922.
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[Bathyscia montana montana Schiodte, 1848]
Adelops montanus: Pillwein, 1895: 47. Adelops montanus: Perko, 1897: 38. Adelops montanus: Perko, 1905: 252. Adelops montanus: Perko, 1906a: 157. Adelops montanus: Perko, 1906b: 18. Adelops montanus: Perko, 1908: 723.
[Leptodirus hohenwarti reticulatus G.Muller, 1905]
Leptoderus Hohenwartii: Perko, 1897: 38.
Leptoderus n. sp.: Perko, 1905: 252.
Leptoderus n. sp.: Perko, 1906a: 157.
Leptoderus Hohenwartii reticulatus: Perko, 1906b: 15.
Leptoderus Hohenwartii reticulatus: Perko, 1907: 364.
Leptoderus Hohenwartii reticulatus: Perko, 1908: 723.
Leptodirus Hohenwarti reticulatus J.Miiller: Jeannel, 1911: 538, 579.
Leptodirus hohenwarti Schmidt, 1832, è una specie politipica ultraevoluta presente con cinque sottospecie nel Carso classico, nella Slovenia sudoccidentale e nei rilievi del litorale croato (dal Gorski Kotar al Velebit). La forma in esame è limitata al Carso triestino ed alla Ciceria, dove vive in stazioni piuttosto lontane fra di loro ed apparentemente isolate; in terri­torio italiano è segnalata per due sole grotte (Gasparo, 1995: 28). Nonostante Perko (1897: 38) riferisca di averlo trovato “spessissimo sulle pareti umide e sui blocchi”, questo straordi­nario cholevide attualmente non è rinvenibile, né risulta che esistano materiali raccolti nella Grotta Gigante. Jeannel (1911: 579) fa riferimento ad una breve nota speleologica di Perko (apud Martel, 1905: 221) che non contiene citazioni faunistiche, mentre Mùller (1930: 81) non riporta il taxon per la Grotta Gigante e Pretner (1955: 59) ritiene che la segnalazione di Perko (1907: 364) sia da verificare. Se non si vuoi considerare la possibilità di un errore grossolano (improbabile trattandosi di uno dei più caratteristici ed inconfondibili abitatori delle grotte del Carso, segnalato da un Autore senz’altro degno di credito), si deve supporre una sua scomparsa, probabilmente a seguito dell’inquinamento ambientale prodotto dal siste­ma di illuminazione ad acetilene in funzione dal 1908 al 1957, che ha avuto quale effetto più evidente la deposizione di una patina di nerofumo su tutte le concrezioni, che rappresentano l’habitat principale dei leptodirini molto specializzati.

COLEOPTERA PLATYPSYLLIDAE

Leptinus testaceus P.W.J.Miiller, 1817 Leptinus testaceus Muli.: Guidi, 1968: 109.
Materiali: 1 es. vagante sul fondo concrezionato della Galleria dell’Argilla, 20.6.1967 (leg. F.Gasparo; det. G.Alberti); 1 es. presso un’esca nella Galleria dell’Argilla, 9.10.1967 (leg. G.Alberti e F.Gasparo; det. G.Alberti).
Elemento foleofilo, a distribuzione oloartica, che si trova con una certa frequenza in cavità superficiali frequentate da micromammiferi.

 COLEOPTERA PSELAPHIDAE

Bryaxis argus (Kraatz, 1863) Bryaxis argus (Kraatz): Poggi, 1985: 76.
Materiali: 1 es. sotto un sasso a fianco del sentiero sottostante il primo ingresso turistico, 1.1.1982 (leg. F.Gasparo; det. R.Poggi).
Specie troglofila, il cui areale di distribuzione comprende il Carso triestino, le prealpi orientali, la Slovenia occidentale ed una stazione isolata delle Dolomiti feltrine (Poggi, 1985: 76). Si rinviene frequentemente sotto sassi presso l’ingresso delle grotte e, più di rado, nelle parti interne.

COLEOPTERA STAPHYLINIDAE

Quedius mesomelinus mesomelinus (Marsham, 1802)
(?) Staphilinus varias: Perko, 1897: 38.
(?) Staphilinus varias: Perko, 1905: 252.
(?) Staphilinus varias: Perko, 1906a: 157.
(?) Staphilinus varias: Perko, 1906b: 18.
(?) Staphilinus varias: Perko, 1908: 723.
Quedius mesomelinus (Marsham): Gasparo, 1995: 28.
Materiali: 1 es. su legna al piazzale di fondo, 15.8.1986 (leg. F.Gasparo; det. A.Zanetti).
Specie politipica a distribuzione mondiale (nel Carso triestino è presente la sottospecie nominale), foleofila e guanobia, segnalata spesso di ambienti sotterranei naturali ed artificiali(4).
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(4) L’attribuzione delle prime segnalazioni alla specie raccolta di recente è incerta e basata essenzialmente sulla probabilità che gli stafilinidi presenti un secolo fa nella grotta siano gli stessi di adesso. La nomen­clatura adottata dai vecchi Autori, che non trova un riscontro certo nei lavori tassonomici apparsi dalla seconda metà dell’Ottocento ad oggi, non consente infatti in qualche caso un sicuro riconoscimento dei taxa citati (Staphilinus varias è probabile storpiatura di Staphylinus varians Paykull, 1789 — oggi attribui­to al genere Philonthus Curtis, 1829 — specie il cui aspetto può vagamente ricordare quello di Quedius mesomelinus).
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Atheta spelaea (Erichson, 1840)
Atheta spelaea (Erichson): Gasparo, 1995: 28.
Materiali: 1 es. su legna al piazzale di fondo, 15.2.1987 (leg. F.Gasparo; det. A.Zanetti).
Elemento guanobio (rinvenibile anche su altro materiale organico in decomposizione) fre­quente nelle grotte dell’Europa meridionale.

COLEOPTERA CURCULIONIDAE

Otiorhynchus (Thalycrynchus) perdix perdix (Olivier, 1807)
Materiali: 1 es. morto sulle concrezioni della Galleria dell’Argilla, presso radici pendenti dal soffitto, 16.5.1982 (leg. F.Gasparo; det. G.Osella).
Specie politipica diffusa in Italia (isole escluse), Europa centroorientale e Balcani; nella Venezia Giulia si rinviene la sottospecie nominale. La sua presenza in grotta è accidentale e da mettere in relazione alla penetrazione degli apparati radicali delle latifoglie di cui si nutro-no le forme larvali.
Otiorhynchus (Aleutinops) elegantulus Germar, 1824 Otiorrhynchus cfr. elegantulus: Guidi, 1968: 109.
Materiali: 1 es. vivo e 7 es. morti sulle concrezioni della Galleria dell’Argilla, presso radici pendenti dal soffitto, 16.5.1982 (leg. F.Gasparo; det. G.Osella).
Elemento troglosseno noto della fascia nordoccidentale della penisola balcanica, dalle Alpi Giulie all’Erzegovina. Come nel caso precedente, presenta larve rizofaghe.
Otiorhynchus (Troglorhynchus) anophthalmoides istriensis (F.Solari, 1955) Troglorrhynchus sp.: Guidi, 1968: 109.
Materiali: 7 es. morti sulle concrezioni della Galleria dell’Argilla, presso radici pendenti dal soffitto, 16.5.1982 (leg. F.Gasparo; det. G.Osella).
Forma endogea, rizofaga, presente nel Carso triestino e nell’Istria settentrionale; la sotto­specie nominale vive più a nord, in una fascia che comprende la Slovenia occidentale e le prealpi Carniche e Giulie. Pur non essendo un elemento cavernicolo, la maggior parte dei reperti proviene da grotte superficiali, che gli esemplari raggiungono percorrendo la rete di fessure incarsite attraversate dalle radici.
Otiorhynchus (Troglorhynchus) prolixus Rosenhauer, 1847
Materiali: 1 es. morto sulle concrezioni della Galleria dell’Argilla, presso radici pendenti dal soffitto, 16.5.1982 (leg. F.Gasparo; det. G.Osella).
Specie troglossena, diffusa nell’arco alpino orientale. Analogamente agli altri cureulioni-di considerati più sopra, il suo reperimento in grotta è dovuto alla presenza di radici, di cui si nutrono le larve.

Diptera

L’unica segnalazione si deve a Perko (1908: 705) che ricorda la presenza di ditteri nicte-ribiidi parassiti di chirotteri. Esemplari indeterminati di specie che conducono vita libera sono stati raccolti recentemente nella parte interna della grotta, fra il piazzale di fondo e la Sala dell’Altare, su legna marcescente o su esche di carne.

Lepidoptera

Agrotis ipsilon (Hufnagel, 1766)
Materiali: 1 ♂  su una parete a pochi metri dall’ingresso alto, 1.5.1998 (leg. F.Gasparo; det. S.Cosoli).
Elemento troglosseno; si tratta di una specie migratice con periodo di volo tardo estivo-autunnale.

 Aves

[Columba livia Gmelin, 1789]
Colombi selvatici: Perko, 1897: 31. Columba livia: Perko, 1905: 250. Columba livia: Perko, 1906a: 154. Columba livia: Perko, 1906b: 9. Columba livia: Perko, 1908: 705.
Specie diffusa in maniera discontinua in tutto il vecchio mondo ed in Australia, frequen­te — ma non come un tempo — nei tratti iniziali delle grotte del Carso triestino, dove nidifi­ca. Nella Grotta Gigante era presente nella galleria che segue all’ingresso alto, oggi chiusa da un muro ed attraversata dal sentiero turistico.

Mammalia

[Rhinolophus euryale Blasius, 1853]
Rhinolophus Euryale: Perko, 1906b: 9. Rhinolophus Euryale: Perko, 1908: 705.
Specie a distribuzione euromediterraneo-centroasiatica, segnalata con certezza di una sola grotta del Carso triestino (Stoch & Dolce, 1984: 123; Gasparo, 1995: 29).
[Rhinolophus ferrumequinum (Schreber, 1774)]
Rhinolophus ferrum equinum: Perko, 1897: 31. (?) Rhinolophus hippocretis: Perko, 1897: 31. Rhinolophus ferrum eguinum: Perko, 1905: 250. (?) Rhinolophus hippocretis: Perko, 1905: 250. Rhinolophus ferrum equinum: Perko, 1906a: 154. (?) Rhinolophus hippocretis: Perko, 1906a: 154. Rhinolophus ferrum equinum: Perko, 1906b: 9. (?) Rhinolophus hippocretis: Perko, 1906b: 9. Rhinolophus ferrum eguinum: Perko, 1908: 705. (?) Rhinolophus hipocretis: Perko, 1908: 705.
Specie ampiamente diffusa nella regione euroasiatico-maghrebina(5). Si tratta del chirot-tero più comune nelle grotte del Carso triestino, dove vive in colonie la cui consistenza nume­rica ha subito una drastica riduzione negli ultimi decenni.
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(5) L’identità di Rhinolophus hippocretis (probabile storpiatura di hippocrepis) non è precisabile e l’attri­buzione delle relative citazioni alla specie in esame non è certa e si basa sulla sinonimia proposta da Toschi & Lanza (1959: 257), che considerano Vespertilio hippocrepis Schrank, 1798, ridenominazione di V ferrum-equinum Schreber, 1774.
La ricca colonia di pipistrelli segnalata da Perko (1897, 1905, 1906a, 1906b, 1908) per il tratto di galleria che segue all’ingresso alto è totalmente scomparsa, in quanto l’ingresso stes­so è stato chiuso da tempo con un muro munito di piccole feritoie con griglie metalliche che non consentono il transito ai volatori. Le citazioni di questo Autore non sono pertanto con­trollabili e, fatta eccezione per il comunissimo Rhinolophus ferrumequinum, devono essere considerate dubbie, anche perché risalenti ad un periodo in cui le conoscenze tassonomiche sui chirotteri erano molto meno precise delle attuali.
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[Miniopterus schreibersi (Natterer in Kuhl, 1819)]
Miniopterus Schreibersi: Perko, 1906b: 9. Miniopterus Schreibersi: Perko, 1908: 705.
Specie presente dalla regione Paleartica all’Australia, di cui non esistono segnalazioni attendibili per le grotte del Carso triestino situate in territorio italiano (Gasparo, 1995: 29).

 Ringraziamenti

Ringrazio sentitamente gli specialisti che hanno determinato il materiale frutto delle mie rac­colte degli ultimi decenni, fornendomi in più casi dati relativi all’ecologia ed alla distribuzione degli organismi considerati. Un grazie particolare va all’amico Fabio Stoch al quale devo tutte le informazioni riguardanti la fauna acquatica. Ricordo con gratitudine Ruggero Calligaris, Sergio Duda e Pino Guidi per l’aiuto nella ricerca bibliografica; Pietro Brandmayr e Boris Sket si sono prestati, con la consueta cortesia, alla redazione dei riassunti tedesco e sloveno.

                                                                                                         Fulvio Gasparo

BIBLIOGRAFIA

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