Polystichum Aculeatum (L.) Roth

 

Distribuzione di POLYSTICHUM ACULEATUM(L.) Roth sul Carso Triestino

Pubblicato sul n. 34 di PROGRESSIONE – Anno 1996

GENERALITA’

Polystichum aculeatum (L.) Roth – con denominazione italiana di Felce aculeata o di Felce maschio minore – è un’elegante Pteridofita che, associata ad altre Aspidiaceae ed Athynaceae, si sviluppa sia nei boschi con buon bilancio idrico, sia negli ambienti con elevata umidità quali forre e profonde vallate. Soltanto in tempi relativamente recenti (1986) la specie è stata individuata in alcune voragini, pozzi, baratri e doline di crollo del  Carso Triestino ove colonizza, solitamente, i ripiani o i primi metri delle fresche pareti e talvolta, in via non del tutto inaspettata, particolari microambienti posti agli ingressi di modesti pozzi.  Le segnalazioni classiche di Marchesetti (1896-97), di Pospichal (1898) e quelle più recenti di Poldini (1966) si riferiscono tutte a stazioni attualmente situate oltre il confine di Stato con la Slovenia. Nel presente contributo vengono specificatamente considerate sia le cavità dell’altipiano carsico triestino, sia gli altri particolari ambienti della Provincia di Trieste, ove Polystichum aculeatum è stato sinora individuato ed accertato. Sono pure citate alcune stazioni del vicino Carso sloveno per le quali la Felce risulta nota.

 CARATTERI MORFOLOGICI

 Polystichum aculeatum (L.) Roth [Syri: Polypodium aculeatum L.; Dryoptens aculeata (L.) Kuntze; Polypodium Iobatum Huds,; Polystichum Iobatum (Huds.) Bastard; Polystichum aculeatum var. Iobatum (Huds.) Deakin; Dryopteris aculeata var. Iobata (Huds.) Fiori], è una Pteridofita provvista di un considerevole rizoma squamoso dotato di scaglie brune, dal quale si dipartono numerose fronde coriacee di un brillante colore verde- lucido. Le fronde, erette ed alte dai 30 cm al metro, denotano un profilo ovato-lanceolato con le pinne che vanno progressivamente restringendosi verso la base.
Il picciolo è lungo circa 117 della fronda. Il rachide centrale è grosso e coperto da sottili squame (palée) dorate, le prime delle quali, ma soprattutto le mediane, possiedono segmenti asimmetrici privi di picciolo, particolare che risulta invece presente in Polystichum setiferum. Le pinnule (le divisioni di secondo ordine) sono ovali ed  assimetriche, profondamente divise, trapezoidali ed acutamente dentato-spinulose con denti apicali a testa rigida. Ed è proprio questo carattere che conferisce la particolare eleganza e grazia alla specie. I lobi della serie superiore di ciascun segmento misurano il doppio dei successivi; quelli della serie inferiore sono sopra espansi in orecchietta laterale.
Il nome del genere – Polystichum – deriva dal greco polys=molto e stix=fila, in quanto i sori, distanziati fra loro, sono situati su due serie non confluenti all’apice dei lobi, I sori sono rotondeggianti, ricoperti da un indusio circolare, aderente alla fronda per un punto centrale. La sporificazione avviene da giugno ad agosto, mentre la maturazione delle spore si attua fra agosto ed ottobre. Il numero cromosomico della specie è 2n=164. La specie può svilupparsi dai 0 ai 2000 m di altitudine.

CARATTERI ECOLOGICI

 Le segnalazioni di Poiystichum aculeatum sul Carso triestino riguardano cavità e siti in cui le stazioni rivestono un carattere rifugiale, evidentemente legate a favorevoli condizioni topo-e microclimatiche. Tali stazioni sono di norma situate all’interno delle  pozzi di modeste dimensioni – a distanze comprese fra gli 80 cm ed i 5-6 m dall’imboccatura e con esposizioni alquanto fresche. I popolamenti sono il più delle volte costituiti da pochi esemplari – talora uno o due – dotati di fronde che raramente superano i 40 cm. Fanno eccezione quelli presenti nella “Caverna a NW di Fernetti” (Perle Due”, 4203 VG) le cui fronde raggiungono una lunghezza superiore ai 70 cm. Tale situazione ha peraltro dato luogo a problemi di determinazione, resi ancor più complessi dalla diffic ltà di reperire fronde fertili ed anche dalla ricca documentazione di forme ibride esistente in letteratura. Gli esemplari raccolti durante i vari sopralluoghi alle cavità carsiche sono stati revisionati dal botanico Fabrizio Martini e risultano attualmente conservati negli erbari del Museo Friulano di Storia Naturale. Essi rientrano in Poiystichum acuieatum, anche in considerazione del fatto che l’affine Poiystichum setiferum è stato accertato il 29 agosto 1992 per un’unica stazione, peraltro ricca di lussureggianti esemplari, situata all’interno di una cava (q. 300 m) esistente sulla destra della strada Rupinpiccolo-Rupingrande, nei pressi della prima località.

DISTRIBUZIONE DI POLYSTICHUM ACULEATUM SUL CARSO TRIESTINO

Polystichum aculeatum (ted.: Stacheliger, Schildfarn, Dorniger Schildfarn, Glanzschildfarn; slov.: Bodeca Podlesnica; ingi.: Hard Shield Fern) è specie caratteristica dei boschi di faggio e di altre latifoglie mesofile (Ordine Fagetalia Sylvaticae).
La specie denota una distnbuzione a carattere quasi cosmopolita; la si può ad esempio osservare nell’America Settentrionale, nell’Asia Sud-occidentale, in Cina, in Giappone ed in Europa (Austria, Cecoslovacchia, Germania, Svizzera, ex Jugoslavia ed Italia). Nella nostra Penisola – secondo “Flora d’itaLI” di S. Pignatti – la specie è comune sulle Aipi e frequente nel Distretto Centrale, lungo le pendici sassose o tra i muschi dei boschi sia di aghifoglie che di latifoglie eliofile. È rara invece nella Padania, Sull’Appennino Meridionale, in Sicilia, in Sardegna ed in Corsica.
Nel Friuli-Venezia Giulia essa è presente in tutto l’arco prealpino ed alpino, sia delle Alpi Camiche che delle Giulie sino a 2200 m, associata al consueto Polystichum Ionchitis ed ai più rari P. setiferum e P. braunhi. È infrequente nella zona pedemontana e praticamente assente nella vasta fascia planiziale. Nel Goriziano Polystichum aculeatum risulta segnalato sul Monte Calvario (240 m) e sul Monte S. Michele (274 m), altura pregna di storia che si erge a sud di Peteano; si  Selva di Tarnova (Trnovski Gozd, 940 m) e nelle immediate adiacenze della Sella del Monte Cavallino (Cobilza, 797 m) a 3 km da Chiapovano (Cepovan). Il botanico Livio Poldini, nello stabilire nel 1985 i criteri di valutazione floro-vegetazionali delle associazioni carsiche, includeva Polystichum aculeatum nei valori floristici naturali puntiformi, rari nel territorio. In tale elenco risultano indicate soltanto le entità presenti non più di 5 volte nel Carso e la cui presenza non è legata ad alcuna associazione particolare’. Nella sottostante Tab. 1 sono riportate le cavità del Carso triestino ove Polystichum aculeatum risulta attualmente presente.
Di ogni cavità, oltre al numero catastale, è indicata la relativa quota d’ingresso, la località prossima, l’anno di rinvenimento e la specifica presenza (* scarsa con poche fronde o in precario stato vegetativo, ** buona, in discrete condizioni, *** molto buona, in condizioni pressochè ottimali). Singolare è il fatto che le stazioni di Polystichum aculeatum presentate nella Tab. 1 sono incluse tutte in soli 130 m di altitudine e precisamente fra i 238 m delle 561 VG e 821 VG ed i 368 m della 1140 VG.

VG DENOMINAZIONE CAVITÀ QUOTA LOCALITA’ PROSSIMA ANNO INDIV. PRESENZA
8 Abisso presso la staz. di Villa Opicina 304 Villa Opicina 1987 * *
156 Pozzo deI Frate 310 Fernetti 1986 *
561 Grotta Cosmini 238 Samatorza 1987 *
821 Pozzo dei Colombi 238 Sales 1988 **
1140 Pozzo Il sul Monte Lanaro 368 Sgonico 1987 *
1216 Grotta a Sud di Zolla 322 (Zolla) Monrupino 1986 *
1778 Grotta del Bersaglio Militare 243 Prosecco 1987 *
4203 Caverna Perle Due 322 Fernetti 1989 * * *
5181 Pozzetto della Targa 243 Scalo Ferr. Prosecco 1991 *

Tab. 1
Oltre che nelle cavità citate nella Tab.1
Polystichum aculeatum è stato individuato e raccolto in altri vari siti della Provincia di Trieste, indicati cronologicamente nella seguente  Tab. 2.

DENOMINAZIONE LOCALITÀ QUOTA ANNO INDIV. PRESENZA
Scarpata sotto il bivio della via Brigata Casale 150 1988 *
Parco dei Principi (Duino) 32 1989 *
Monte Cocusso, versante Ovest, pineta d’impianto a Pinus nigra 630 1990 *
Pozzo non catastato a Est di Samatorza 265 1990 *
Pozzo non catastato a Noiti Est del M. Lanaro (a Sud di “NMze’) 460 1991

 

*
Pozzo non catastato a Ovest della dolina “Seghini” (Prosecco) 230 1992

 

*
Canalone dietro il Faro della Vittoria 93 1993 *
Cavea presso la Grotta del Fuoco (791 VG) (M. Ermada) 257 1994 *

Tab. 2
La progressiva comparsa di Polystichum aculeatum, sia nei siti appena citati sia nelle cavità precedentemente considerate nella Tab.1 andrebbe collegata in parte al processo di rimboschimento spontaneo in atto sull’altipiano carsico triestino, ma soprattutto alle particolari condizioni meso e topoclimatiche che si determinano nelle inversioni dei rilievi, quali doline, avvallamenti e solchi vallivi.

EX VG DENOMINAZIONE DELLA STAZIONE QUOTA LOCALITÀ PROSSIMA PRESENZA
111 Grotta Umberto Sottocorona (Divaka lama) 430 San Canziano **
112 San Canziano (uscita caverna Michelangelo) 422 San Canziano **
113 Abisso dei Serpenti (Kacna jama) 450 Divaccia **
299 Cavema di Tabor (Greijski Hram) 570 Basovizza *
378 Cavema Ziatich (Jama vZjatih) 536 Scandanscina *
379 Voragine a N di Scandanscina (Zala jama) 521 Scandanscina *
601 Voragine presso Marcossina (Kramerjova Pecina) 550 Marcossina *
Oberjova Pecna 520 Marcossina *
Dolina dei Corvi (Rijsnik) 405 Divaccia *
Corso superiore del Torrente Rassa (Rasa) 420 Stoje di Sesana *

Tab. 3

DISTRIBUZIONE DI POLYSTICHUM ACLILEATUM SUL VICINO CARSO SLOVENO

 In questi ultimi decenni Polystichum acuIeatum è stato pure segnalato in alcune cavità ed in altri particolari ambiti situati non molto oltre il confine di Stato con la Slovenia. Le relative stazioni, sinora note, vengono riportate nella Tab. 3.
Ulteriori sopralluoghi a cavità e ad ambienti specifici situati in territorio sloveno, non distante da quello italiano, non escludono la possibilità di individuare, nel prossimo futuro, altre stazioni di Polystichum aculeatum.

 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

 Le segnalazioni di Polystichum aculeatum sul territono carsico tilestino fomiscono allo stato attuale un primo areale, seppur naturalmente incompleto, della sua distribuzione. Eventuali possibili futuri ritrovamenti, sia in altre cavità che in altri specifici ambienti, contnbuiranno ad aggiornare ed a precisare meglio tale situazione. Verranno con ciò acquisiti ulteriori chianmenti, sia dal punto di vista vegetazionale sia anche da quello climatico – strettamente dipendente – sullo straordinario ambiente carsico, vibrante alle spalle della città.

                                                                                                  Elio Polli