SULLA PRESENZA DEL GENERE STALITA SCHIÒDTE (ARANEAE, DYSDERIDAE) IN FRIULI (ITALIA NORDORIENTALE)

Pubblicato su Atti e Memorie della Commissione Grotte “E. Boegan” Vol. 33 – Anno 1996
RIASSUNTO
Viene riportata la sinonimia di Stalita lynx BrignoU, 1978, descritta di due piccole grotte delle Prealpi Cantiche, con Harpactea grisea (Canestrini, 1868), specie epigea comune nell’arco alpino orientale (syn. nova). Stalita sp. prope nocturna Roewer, 1931, viene segnalata per una grotta delle Prealpi Giulie; si tratta del primo reperto del genere Stalita al di fuori del Carso Dinarico.
SUMMARY
ON THÈ OCCURRENCE OF THÈ GENUS STALITA SCHIÒDTE (ARANEAE, DYSDERIDAE) IN FRIULI (NORTHEASTERN ITALY)
Stalita lynx BrignoU, 1978, known from two small caves in thè Carnic Prealps, is synonymized with Harpactea grisea (Canestrini, 1868), a surface-dweller common in eastem Alps (syn. nova). Stalita sp. prope nocturna Roewer, 1931, is recorded from a cave in thè Julian Prealps: this is thè first find of a true representative of thè genus Stalita outside thè borders of thè Dinaric karst.
ZUSAMMENFASSUNG
ÙBER DAS VORKOMMEN DER GATTUNG STALITA SCHIÒDTE (ARANEAE, DYSDERIDAE) IN FRIAUL (NO-ITALIEN)
Stalita lynx BrignoU, 1978, aus zwei kleinen Hòhlen der Kamischen Voralpen bekannt, wird als neues Synonym zu Harpactea grisea Canestrini, 1868) gestellt, eine epigàische Art die in den Ostalpen haufig vorkommt. Stalita sp. prope nocturna Roewer, 1931, wird aus einer Hòhle der JuUschen Voralpen gemeldet; es handelt sich um den ersten Befund der Gattung Stalita aufier den Grenzen des Dinarischen Karstgebietes.
POVZETEK
O POJAVLJANJU RODU STALITA SCHIÓDTE (ARANEAE, DYSDERIDAE) V FURLANIJI (SV-ITALIJI)
Prispevek govorì o sinonimiji vrste Stalita lynx Bùgnoli, 1978, opisani iz dveh majhnih jam v predgorju Kamijskih Alp skupaj z vrsto Harpactea grisea (Canestrini, 1868) /d je epigejska in zelo pogostna v vzhodnih predetti Alp (syn. nova). Stalita sp. prope nocturna Roewer, 1931, je omenjena iz ene jatne v predgorju Juljskih Alp, kar je prva navedba rodu Stalita izven Dinarskega Krasa.
Premessa
La sistematica dei Dysderidae cavernicoli dei Balcani occidentali è stata oggetto, a partire dagli anni ’70, di una serie di contributi da parte degli aracnologi che hanno indagato più a fondo la fauna sotterranea dei territori del bacino mediterraneo orientale (Brignoli, 1978; Deeleman-Reinhold, 1971, 1978, 1993; Kratochvìl, 1970). Tali contributi hanno modificato in maniera sostanziale, anche se non sempre univoca, il quadro delle conoscenze, in particolare per quanto riguarda il riconoscimento di tre distinte linee file-tiche, a cui fanno capo i generi: 1) Stalagtia Kratochvìl, 1970, e Folkia Kratochvìl, 1970; 2) Rhode Simon, 1882 (che annovera pure specie epigee viventi nella regione mediterranea occidentale); 3) Stalita Schiodte, 1848, inteso in senso lato (comprensivo dei generi Pa-rastalita Absolon et Kratochvìl, 1933, Stalitella Absolon et Kratochvìl, 1933, e Mesosta-lita Deeleman-Reinhold, 1971).
Per riassumere in modo esauriente ed al tempo stesso sintetico le conoscenze sull’ultimo dei tre gruppi, che viene considerato nella presente nota, si ricorda che il genere Stalita s.l. comprende attualmente una decina di specie, raccolte esclusivamente in grotta, presenti in tutto il Carso Dinarico ed in una singola località delle Prealpi Carniche. Di esse, otto sono riconoscibili, in quanto descritte, o ridescritte, negli anni ’70 e precisamente: taenaria Schiodte, 1848, hadzii Kratochvìl, 1934, pretnerì Deeleman-Reinhold, 1971, lynx Brignoli, 1978, stygia Joseph, 1882, noseki (Absolon et Kratochvìl, 1933), nocturna Roewer, 1931, e kratochvili (Deeleman-Reinhold, 1971); a queste si devono aggiungere due species inquirendae: spinosissima Kulczyriski, 1897, e inermifemur Roewer, 1931. Brignoli (1978) ha messo in rilievo la notevole omogeneità che caratterizza la struttura degli organi genitali maschili e femminili di tutte le specie elencate più sopra. Per tale motivo egli ha ritenuto inutile continuare ad attribuirle a quattro generi diversi, distinguibili principalmente in base alla forma del cefalotorace ed alla struttura dei cheliceri, ed ha proposto di mettere in sinonimia di Stalita i generi di più recente istituzione; ad analoghe conclusioni era giunto Cooke (1965) nella sua proposta di riclassificazione della famiglia Dysderidae in base alla morfologia dei genitali. Deeleman-Reinhold & Deeleman (1988:148) e Platnick (1993:146), che, nell’affrontare il controverso problema, ha seguito l’opinione degli autori olandesi, continuano invece a far riferimento ai generi classici, per cui le prime quattro specie (oltre alle due species inquirendae) apparterrebbero al genere Stalita, la quinta e la sesta rispettivamente ai generi monotipici Parastalita e Stalitella, e le ultime due specie certe al genere Mesostalita.
A proposito di Stalita lynx Brignoli, 1978
Questa specie, l’ultima in ordine di tempo ad essere stata descritta, rappresenta un caso per molti versi anomalo all’interno del genere, trattandosi di una forma dotata di occhi normalmente sviluppati (a differenza di tutte le specie congeneri, rigorosamente anoftalme) e priva di altri adattamenti all’ambiente cavernicolo, e, per di più, vivente al di fuori del Carso Dinarico. Le località di raccolta sono infatti due piccole grotte, molto note ai biospeleologi per la ricchezza della loro fauna, situate presso l’abitato di Gerchia (Pradis di Sotto, in comune di Clauzetto, provincia di Pordenone): la Grotta Mainane dal Puint, Fr 242, e la Grotta della Madonna (o Grotte Verdi), Fr 116 (fig. 1).
Alcuni anni or sono, grazie alla cortesia dei dottori Mauro Daccordi e Giovanna Francese, ho avuto l’occasione di esaminare i tipi di questo enigmatico Dysderida (due esemplari di sesso femminile), conservati nella Collezione Brignoli presso il Museo Civico di Storia Naturale di Verona. Ho potuto in tal modo constatare che gli esemplari in questione appartengono ad una specie epigea comune nell’arco alpino orientale (Thaler, 1976: fig. 1) e da me già raccolta in una delle due grotte citate: Harpactea grisea (Canestrini, 1868), di cui Stalita lynx Brignoli, 1978, deve pertanto considerarsi sinonima (syn. nova).
A margine della cancellazione dagli elenchi faunistici di Stalita lynx vanno fatte alcune considerazioni. In primo luogo, un ruolo determinante nell’errore di attribuzione devono aver giocato le località di cattura, che – come si è detto – sono due grotte molto conosciute
che si trovano in un’area carsica con un popolamento cavernicolo di grande interesse. Brignoli inoltre non conosceva bene Harpactea grisea, tanto che avendone esaminato, negli stessi anni, un esemplare del Trevigiano (anche in questo caso una femmina, che in base al suo disegno è senz’altro attribuibile a questa specie), l’aveva determinato con dubbio (Brignoli, 1979:20, fig. 11). Infine, la vulva dell’olotipo di Stalita lynx (quella del paratipo non è stata estratta) presenta l’apertura genitale notevolmente divaricata, il che influisce in maniera sensibile sull’orientamento delle diverse parti che compongono l’organo; esaminando la vulva dall’interno, il diverticolo anteriore appare in visione pressoché anteriore anziché dorsale ed un analogo problema di prospettiva riguarda il diverticolo posteriore. Il disegno che ne risulta (Brignoli 1978: fig. 4) finisce effettivamente per ricordare, sia pur alla lontana, la struttura della vulva di una Stalita.
Segnalazione della presenza di Stalita nelle Prealpi Giulie
L’areale di distribuzione del genere Stalita, comprende, come si è appena visto, il solo Carso Dinarico, i cui territori più occidentali sono abitati dalle specie nocturna e taenaria, presenti sia in Slovenia (Deeleman-Reinhold, 1971), sia nel Carso triestino (Gasparo, 1995).
Assume pertanto particolare interesse la segnalazione del primo rinvenimento di un rappresentante di questo genere in una grotta delle Prealpi Giulie (ad ovest del fiume Isonzo/Soca), effettuato dallo scrivente una quindicina di anni or sono, che rappresenta il reperto più occidentale e (seppur di poco) più settentrionale del genere Stalita. Si tratta di un singolo esemplare, di sesso femminile, appartenente ad una specie di piccola taglia. Ad onta delle intense ricerche effettuate negli anni successivi in decine di grotte della stessa zona, non è stato possibile raccoglierne altri esemplari.
Riporto pertanto in questa sede una descrizione dell’unico individuo noto.
Stalita sp. prope nocturna Roewer, 1931
Materiale esaminato. 1Q, Grotta di Canebola, Fr 1080, m 677, com. Faedis (Udine), 10.6.1979, F. Gasparo leg. (in coli. Gasparo).
Descrizione.
Prosoma di colore giallo-arancio uniforme, a contorno poligonale, molto finemente reticolato, cosparso di peli coricati in avanti, più lunghi nella parte cefalica. Testa allungata, con bordi leggermente convergenti in avanti e fronte regolarmente convessa. Sterno giallo-arancio, reticolato, villoso. Cheliceri (fig. 2) abbastanza proiettati in avanti (probabilmente a seguito di una distensione post mortem), lisci, con faccia anteriore genicolata al margine interno e quindi (se vista di lato) pressoché diritta, con diversi (circa 30) bassi granuli piligeri di colore bruno chiaro; margine distale obliquo, munito anteriormente di una frangia di peli su tutta la sua lunghezza, con una fila anteriore di tre denti adeguali (il basale fuso con la carena, il distale ben spaziato dal mediano) ed un minuscolo dente posteriore basale. Labium trapezoidale, 1,5 volte più lungo che largo. Gnatocoxae con apice acuminato, superanti il labium di metà della sua lunghezza. Zampe di colore arancio uniforme, villose, posizione Tm I: 0,79; Tm IV: 0,73; spinulazione(1): metatarsi anteriori e tutte le patelle inermi; Fé I 3 pd, 3 d, 3 rd; Fé II 4 pd, 3 d, 4-5 rd; Fé III 4 pd, 3 d, 5 rd; Fé IV 4 pd, 4-5 d, 5-6 rd; Tb I 1-2 pi, 1-2 pv, 1 rv, 5 v; Tb II 3 pi, 0-1 rl, 1-2 rv, 5 v; Tb III 3-4 pi, 1 pv, 3 rl, 1 rv, 2-3 v, 2 va; Tb IV 3 pi, 2 pv, 3 rl, 1-2 rv, 3-4 v, 2 va; Mt III 3-4 pi, 1-2 pv, 3 rl, 1 rv; Mt IV 4-5 pi, 2-3 pv, 3-4 rl, 2-3 rv.
1) Abbreviazioni. Cx, Tr, Fé, Pt, Tb, Mt, Ta: coxa, trocantere, femore, patella, tibia, metatarso, tarso; d, pi, pd, pv, rl, rd, rv, v, va: dorsale, prolaterale, prodorsale, proventrale, retrolaterale, retrodorsale, retroventrale, ventrale, ventrale apicale.
Figg. 2-6. Stalita sp. prope nocturna Roewer, g: 2 – chelicero sinistro, visione ventraie-posteriore; 3 – vulva, visione ventrale; 4 – vulva, visione dorsale. Stalita nocturna Roewer, Q: 5 – vulva, visione ventrale; 6 – vulva, visione dorsale. Scala: 0,2 mm. Addome bianco, subgloboso, coperto da una corta pubescenza nerastra. Vulva v. figg. 3-4.
Misure (in mm). Lunghezza totale 3,68, prosoma lungo 1,59 e largo 1,11, larghezza testa 0,59, chelicero 0,72, artiglio 0,49, zampe e palpo (lato dorsale):
Cx | Tr | Fé | Pt | Tb | Mt | Ta | somma | somma Fe-Ta | |
I | 0,48 | 0,11 | 1,77 | 0,93 | 1,63 | 1,58 | 0,49 | 6,99 | 6,40 |
II | 0,44 | 0,11 | 1,87 | 0,90 | 1,71 | 1,69 | 0,49 | 7,21 | 6,66 |
III | 0,29 | 0,11 | 1,47 | 0,64 | 1,17 | 1,47 | 0,45 | 5,60 | 5,20 |
IV | 0,39 | 0,11 | 2,00 | 0,82 | 1,64 | 2,04 | 0,53 | 7,53 | 7,03 |
palpo | 0,08 | 0,79 | 0,39 | 0,51 | 0,63 | 2,40 | 2,32 |
Osservazioni.
L’esemplare appena descritto appartiene, con ogni probabilità, ad una nuova specie, che presenta evidenti affinità con Stalita nocturna, sinora conosciuta di un numero molto ristretto di grotte, situate nella regione di Postumia/Postojna(2) e nel Carso triestino. Un attento confronto dell’esemplare friulano con individui topotipici di Stalita nocturna ha consentito infatti di verificare una buona corrispondenza nei caratteri morfologici esterni, nella spinulazione delle zampe ed in alcuni particolari della struttura degli organi genitali (la vulva di una femmina topotipica è rappresentata nelle figg. 5 e 6). Come risulta dalle illustrazioni, la parte basale del diverticolo anteriore (che durante l’accoppiamento viene a contatto con l’embolo del bulbo del maschio) si presenta molto simile in entrambi gli esemplari, mentre sensibili differenze riguardano la forma e la lunghezza della sperma-teca (più slanciata nell’esemplare di Canebola) e soprattutto la conformazione del sacco distale del diverticolo posteriore. In considerazione delle scarse conoscenze sulla variabilità dei genitali femminili nel genere Stalita, sarebbe auspicabile poter verificare l’ipotesi avanzata nella presente nota con l’esame di esemplari di sesso maschile. Un’ulteriore indicazione a proposito dello status tassonomico dell’esemplare descritto nella presente nota potrebbe derivare da un osservazione di carattere biogeografico: in base alle attuali conoscenze, la fauna cavernicola terrestre delle Prealpi Giulie, da una parte, e del Carso triestino e postumiese, dall’altra, sono notevolmente differenti, al punto che non è nota una sola specie troglobia comune ad entrambe le aree.
Note speleologiche e biospeleologiche. La Grotta di Canebola si apre circa 400 metri ad ovest della borgata omonima, sopra la strada che conduce all’abitato di Clap. Si tratta di una delle più importanti cavità carsiche delle Prealpi Giulie ed è costituita da un sistema
<2) DEELEMAN-REINHOLD (1971), ridescrivendo la specie, la segnala per due sole grotte: la località tipica – la Zegnana jama presso Orehek, S. 960 – ed il complesso delle Grotte di Postumia/Jamski splet Postojnska jama, S. 747. DI CAPORIACCO (1937) cita Stalita nocturna delle Grotte di Postumia e della vicina Grotta di Castel Lueghi/Predjamski splet, S. 734, sulla base di alcune femmine raccolte da F. Anelli negli anni ’30. In merito all’attribuzione di questi reperti grava tuttavia qualche incertezza, legata in particolare alla diagnosi riportata dallo stesso DI CAPORIACCO (1937:36) che considera la specie “caratterizzata dalle patelle aculeate”, quando, al contrario, proprio l’assenza di spine sulle patelle rappresenta uno dei caratteri distintivi di Stalita nocturna.di vaste gallerie ad andamento suborizzontale che si sviluppa in un banco di brecciole calcaree, intercalato in rocce marnoso-arenacee, del Paleocene superiore. La lunghezza complessiva dei vani è di 1320 metri, su di un dislivello totale di 58 metri. La posizione dell’ingresso, ubicato a metà di una parete piuttosto franosa, e le caratteristiche del tratto iniziale della cavità, che presenta alcuni passaggi molto stretti e parzialmente occupati da bacini di argilla liquida, rendono la visita di questa grotta pericolosa e particolarmente sgradevole e per questo motivo, dopo l’escursione del 1979, non vi sono state effettuate ulteriori ricerche. Stalita sp. prope nocturna è stata rinvenuta vagante su un masso sporco di argilla al fondo del cosiddetto “Salone”, a circa 200 metri dall’ingresso della grotta; la fauna associata, per quanto si è potuto constatare, è rappresentata da isopodi Triconiscidi (indet.), dal diplopode Trachysphaera fabbrii (Verhoeff) (Strasser, 1981) e dall’opilione Ischyropsalis muellneri Hamann (Gruber, 1985).
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