La grotta sopra Le Moelis

LA GROTTA SOPRA LE MOELIS – LE ESPLORAZIONI

Pubblicato sul n. 11 di PROGRESSIONE  – Anno 1983

Sono al mio tavolino, impegnato in un lavoro tutt’altro che semplice: quello di disegnare la planimetria della parte iniziale del nuovo ramo trovato nella Grotta sopra le Moe­lis. Ho ormai sistemato i punti della poligonale che ho dovuto correggere più volte (con un metodo grafico tutto mio, ricavato da una lunga esperienza di rilevatore e a mio avviso più che efficace e che forse esporrò in un altro numero di Progressione), perché più volte diversi rami si uniscono e le misure prese hanno sempre una certa percentuale di errore. Ho già intuito quali sovrapposizioni di gallerie e cunicoli avrei dovuto rappresentare: la matita corre veloce, esprimendo in giusta connessione con le misu­re effettuate gli schizzi del quadernetto ed i ricordi (forse già un po’ vaghi); il disegno si complica sempre di più – in alcuni punti supera la complessità della Risorgiva di Eolo e dei vari rami degli «Increduli» – e leggere il rilievo è compito difficile persino per il disegnatore.
C’è, è vero la possibilità di rappresentare la pianta a pezzi staccati, ma la chiarezza del disegno andrebbe a scapito della visione d’insieme della grotta, venendo a togliere la sovrapposizione dei vari rami. Dopo altre due ore di lavoro il disegno è finito (era l’ultima parte del rilievo che mi mancava: si sa che le cose più difficili si lasciano sempre in fondo…): la grotta è ora lunga ben 1532 metri (contro i 650 del prece­dente rilievo) ed è sempre una bella soddisfa­zione allungare l’elenco delle grotte regionali che superano il chilometro, tanto più che que­sto è un risultato che si collega alla nostra atti­vità degli anni ’60.
Rammento le difficoltà per trovare l’in­gresso: nel 1977, pensando che si dovesse rag­giungere partendo dal fondovalle, dalle «Moe­lis» stesse (casetta diroccata sita presso la vecchia strada per Sella Nevea) intrapresi con Angelo un’escursione tutt’altro che piacevole, su terreno infido, e che ebbe il solo risultato di farci giungere ad un riparo sottoroccia; appena nel 1978 aggirandomi sotto il Livinal delle Cialderie scorsi una traccia di sentiero che oltre­passando una spalla in un bosco permette di giungere, quasi all’improvviso, davanti al mae­stoso ingresso della cavità. In due uscite suc­cessive visitai la parte vecchia; nella seconda, effettuata in solitaria dopo la prima nevicata del novembre ’80, trovai qualche rametto non rile­vato e osservai in particolare che sul fondo della parte finora esplorata c’era da risalire un cami­no (come, d’altra parte, mi aveva già consigliato Elio). Di quel giorno rammento un freddo pun­gente, lo sprofondare nella neve sino oltre il ginocchio e soprattutto una maledetta fretta (per non essere sorpreso dall’oscurità nel ritor­no). Finalmente nella primavera dell’83 ecco tre uscite decisive, con risultati più che soddisfa­centi: nella prima, effettuata su iniziativa del buon Bidòn, sebbene si decida di stare poco in grotta – sempre la storia delle giornate troppo corte -, lo stesso Bidòn si intrufola in un passag­gio laterale di un bigolo presso l’ingresso che si stava rilevando e scopre la via verso un com­plesso labirinto di gallerie e cunicoli. Nelle altre due uscite (effettuate con molta più comodità, dato che la neve è ormai sciolta: 3/4 d’ora da Sella Nevea), si risale dapprima il camino sovra­stante il vecchio fondo, non trovando nulla, quindi si esplora la parte nuova percorrendo una bella galleria a meandro che dal labirinto iniziale conduce alla profondità di 85 metri, dove ci si deve fermare davanti ad un profondo sifone; si rileva tutto con la solita meticolosità. La speranza di sboccare all’aperto sulla parete della valle – il nuovo ramo cammina parallelo alla stessa – viene delusa e non ci resta altro da pensare che alla risorgiva esplorata da Gipo e Marietto (un milione di anni fa) verso cui con un po’ di fantasia facciamo defluire le acque del sifone.

DESCRIZIONE

S’apre ad Ovest di Sella Nevea, sotto il LivinàI delle Cialdèrie ed è l’unica grotta della zona a presentare uno sviluppo notevole. Sca­vata quasi al limite delle formazioni calcaree del Dachstein. Per raggiungerla si parte dal cam­petto di calcio di Sella Nevea, si sale nel bosco passando davanti alla 1729 Fr e si costeggia quindi alzandosi per circa 50 metri su terra smossa e roccette; si prosegue per circa 250 metri, si supera una spalla nel bosco raggiun­gendo un canalone che scende dalla grotta.
Lungo tutto il percorso è visibile una traccia di sentiero che si può utilizzare nel suo ultimo tratto.
L’ingresso, m 10 x 5, dà accesso ad una caverna da cui si dipartono una galleria ed un «bigolo» che dopo un centinaio di metri si ricon­giungono; a metà del bigolo una fessura oriz­zontale immette in un complesso labirinto (cui si può accedere pure da un passaggio aprentesi non lungi dalla caverna iniziale) a piani sovrap­posti con gallerie e cunicoli intersecantesi. Dal labirinto si dirama una bella galleria che – a parte un passaggio in frana e due saltini superabili con un po’ di buona volontà – è facilmente percorribile sino ad un profondo sifone posto a quota —85; in prossimità del secondo salto è Stata esplorata una galleria superiore lunga una trentina di metri.
Dall’intersezione del bigolo con la galleria iniziale si può proseguire in una caverna giun­gendo in breve alla sommità di una lunga forra meandrificata sul cui fondo si scende con l’ausi­lio di una corda; alla sua fine si sdoppia in due gallerie raggiungibili con facile arrampicata. Quella di sinistra dopo 130 metri sbocca in una caverna la cui volta sarebbe il caso di esaminare più attentamente; quella di destra, discenden­te, dopo un piccolo labirinto porta ad un vano finale sormontato da un alto camino risalito sino ad un masso incastrato.
L’andamento delle gallerie è in genere NW-SE, i pozzi sono rappresentati da sprofon­damenti del meandro, i vari laghetti sono sog­getti a notevoli mutamenti di livello, anche se una circolazione idrica vera e propria è pre­sente soltanto nella parte precedente il sifone terminale. I fenomeni di crollo interessano la caverna iniziale e, in misura notevolmente minore, alcuni rami più interni; i depositi litoge­netici sono pressochè assenti mentre depositi di sabbie e argille si notano nella forra centrale, al vecchio fondo e nella parte iniziale del labi­rinto.

 DATI CATASTALI

Grotta sopra le Moelis, Fr 552 – Pos.: 1°00′ 26″, 46° 23′ 14″; quota ingresso: m 1150; lun­ghezza: m 1532; profondità: m 85; Rilevatori: Piemontese, Padovan, Mikolic, Miniussi, SAG, anni 1964, 65, 72, 80, 83.
Hanno inoltre partecipato alle ultime es­plorazioni: Bianchetti, Ferluga, Miss, Trippari, Zagolin.
                                                                                              Umberto Mikolic