1983 – 60 anni di ricordi

60 ANNI DI RICORDI

Pubblicato su PROGRESSIONE 100 – Anno 1983

Campagna sugli Alburni del 1927

Grotte della Società Alpina delle Giulie. In pre­cedenza, sotto la guida di Rodolfo Battelini, che fu il mio maestro, avevo visitato parecchie grotte nella zona tra Gabrovizza e Sgonico per quasi due anni, acquisendo una buona espe­rienza esplorativa.
Dopo quel giorno operai con la Commis­sione Grotte sul Carso Triestino, nel Postumie­se, in Selva di Tarnova, nella Selva di Piro, a San Pietro del Carso, sul Monte Nevoso, ecc. Notevoli risultati vennero ottenuti nelle campa­gne esplorative condotte sull’Altipiano della Bainsizza, su quello del Cansiglio e sui monti Alburni: le ricerche fuori casa mi portarono ad esplorare le grotte di Pertosa, Castelcivita, le grotte vaporose del monte Kronio (Sciacca, Sicilia).
La mia attività fu intensa sino al 1930, con una breve pausa nel 1925, anno in cui mi trasfe­rii per ragioni di lavoro a Postumia dove strinsi fraterna amicizia con Malusà (impiegato delle Regie Grotte Demaniali di Postumia) ed ebbi modo di conoscere a fondo il vasto complesso delle Grotte. Durante il soggiorno postumiese ebbi modo di assistere agli esperimenti di ricerca dell’acqua della rabdomante Vittoria De Pio; naturalmente quando la Commissione organizzava delle uscite nel postumiese, il camion sociale passava sempre a prelevarmi rendendomi partecipe delle esplorazioni. Nel 1930 durante un’escursione in grotta incontrai quella che sarebbe diventata la compagna della mia vita: quest’evento mi costrinse ad abban­donare l’attività esplorativa più spinta (non impedendomi, però, di continuare ad andare in grotta: ricorderò soltanto le già citate esplorazioni di Sciacca, effettuate nel 1942 e interrotte dagli eventi bellici) e mi indusse a dedicare la mia attività ad un altro settore operativo della Commissione: la cura della Grotta Gigante. Naturalmente anche tutte le attività organizza­tive curate dalla Commissione (Congressi, ma­nifestazioni) ebbero il mio apporto, grande o piccolo che sia: fui presente ai Congressi di speleologia di Trieste nel 1933, poi a quelli di Bari, Salerno, Como, Sardegna, Parigi, Vienna, Atene, Lubiana (oltre a moltissimi Congressi del CAI).
Durante la guerra (l’ultima, per intenderci) cercai di tenere uniti i pochi soci della Commissione non precettati, organizzando qualche rara uscita sul Carso (sempre meno accessibi­le) e misi in salvo – con la complicità del conso­cio Oscar Marsi – il Catasto delle Grotte, preda molto ambita dalle truppe di occupazione (e dalle quali ebbi lusinghiere richieste di collabo­razione che io ho sempre rifiutato). Finita la guerra riunii i superstiti in una assemblea stra­ordinaria: ricordati i soci scomparsi nella bufera durata cinque anni, l’amico Berani propose di intitolare la Commissione Grotte a «Eugenio Boegan», in ricordo del suo più grande Presi­dente; in quell’occasione venni proposto alla Presidenza della Commissione, incarico che accettai. Diressi, come potevo, la Commis­sione per parecchi anni, cercando di farle rigua­dagnare il tempo perduto; particolare attenzio­ne venne dedicata al problema della Grotta Gigante la cui riapertura veniva osteggiata per ragioni politiche. Risolto anche questo pro­blema, si è dovuto subito affrontare quello delle Guide, il cui servizio lasciava parecchio a desi­derare, per cui si finì per assumere una guida fissa a disposizione tutto il giorno: i risultati furono così soddisfacenti che poco appresso venne assunta una seconda guida ed indi una terza. Quale Direttore della Grotta per parec­chi anni ho cercato di far investire gli utili nel­l’ammodernamento degli impianti onde ren­dere sempre meglio ricettivo il complesso turi­stico.
Nella mia lunga attività posso dire di aver ricoperto quasi tutti i ruoli sociali: esploratore negli anni ’20, uno dei tre direttori delle esplora­zioni (gli altri due erano Cesca e Prez) negli anni ’30, indi Presidente della Commissione, Consi­gliere, Vicepresidente della Sezione, Direttore della Grotta Gigante, organizzatore di Con­gressi e della parte logistica dei primi corsi della Scuola Nazionale di Speleologia, rappresentan­ te della Commissione a Congressi e Convegni; qualche anno fa c’è stato uno spiacevole scon­tro – cui avrei preferito non accennare – con qualche dirigente, scontro che mi spinse a pre­sentare le dimissioni, incidente risoltosi poi per il meglio.
Ora che gli anni sono passati ne sento tutto il peso: vorrei ancora collaborare, dare il mio contributo a questa Commissione che sento sempre mia, ma purtroppo ciò rimane soltanto un desiderio. Posso comunque dichia­rarmi soddisfatto di aver servito l’Alpina nel suo continuo progresso seguendone le vittorie e l’attività.
Con la coscienza di aver collaborato con onestà da buon gregario lascio questi cari ricordi.
                                                                                                          Bruno Boegan