Tutela dei campi solcati – karrenfeld

 

I “CAMPI SOLCATI” (KARRENFELD) DI BORGO GROTTA GIGANTE E LA LORO MANCATA TUTELA

Su “Progressione 51” del dicembre 2004, segnalavo, (quasi otto anni fa!) un problema piuttosto serio che riguardava: Le “vaschette di dissoluzione” nella zona dei grandi “campi solcati” di Borgo Grotta Gigante (proposta di tutela). Per delle ragioni assai particolari, squisitamente geolitologiche, è piuttosto difficile ritrovare altrove simili singolarità. Ma proprio sul nostro Carso triestino, non per nulla ridefinito Carso Classico e, in un ambito ristretto a poche migliaia di metri quadrati, sono presenti tali stupende e molto elaborate micro forme carsiche facenti parte dei “cam­pi solcati – Karrenfeld”. Assieme a queste, troviamo delle manifestazioni particolarmente interessanti e di rara bellezza, definite: “va­schette di dissoluzione”, che molto raramente si sono viste di simili. Tali incredibili bellezze naturali, sono state documentate, descritte minuziosamente, fotografate, da studiosi di “carsismo”, provenienti da ogni parte del mondo. Sempre e con grande meraviglia, i vari studiosi e ricercatori, ci hanno ripetuta-mente chiesto: ma,.sono state protette, e come, tali incredibili “bellezze naturali”. La nostra risposta è sempre stata: “NO”! Loro, ossia in particolare gli stranieri, neppure si sono meravigliati! Già, lo avranno certamente pensato… (ma del giudizio finale, ce ne siamo accorti dai loro sguardi):… qui siamo in Italia, dove tutto e possibile, anche l’assurdo. Ritornando all’articolo su “Progressione 51”, concludevo la “descrizione genetica” delle “vaschette”, con la “proposta di tutela” che riporto solo parzialmente:
Dobbiamo ricordare infine che con la promulgazione della Legge nazionale 1° giugno 1971 , 442, meglio conosciuta come “Legge Belci”, vennero individuate sette zone meritevoli di particolare tutela, sulla base dello studio Mezzena – Poldini (botanici), con il contributo esterno del prof. D’Ambrosi (per l’ambiente carsico). Pur­troppo, tutte le zone proposte, sono state di interesse prevalentemente botanico. La zona N. 6 della Grotta Gigante comprendeva di massima (del tutto casualmente) anche i grandi “campi solcati” laddove erano presenti queste particolari manifestazionidi micro forme carsiche. E adesso viene il bello, oppure se volete, il…triste. Ma tale legge è rimasta priva del regolamento di attuazione e pertanto inefficace! Concludevo con la seguente proposta, rimasta inascol­tata: …Considerata la grande importanza geomorfologica di detti fenomeni, per la loro conservazione e salvaguardia, potrebbe essere applicata la Legge 20 giugno 1939 n. 1497, quale vincolo paesaggistico di zo­na carsica di rara bellezza e di particolare singolarità, analogamente a quanto è stato fatto (sulla base di una mia iniziativa) nel 1996 per la tutela di un certo numero di grotte, ecc., ecc.

Vaschette di corrosione a Borgo Grotta Gigante (foto E. Polli

Considerazione conclusiva: Vi siete mai chiesti – il motivo – per cui non è stato fat­to il “regolamento applicativo” sulla Legge Belci? Un’idea ce l’avrei, ma forse è meglio che non ve la dica!

Per inciso, continuo a ricordare che a partire del 1979, avevo sistemato nella zona dei “campi solcati” una decina di “stazioni” per delle misure micrometriche sull’abbassamento delle superfici roccio­se, per lo studio sugli effetti dell’azione dissolutiva prodotta dalle acque piovane. Abbassamenti, (o se vogliamo precisare meglio “consumazioni”) sono risultate essere, di alcuni centesimi di millimetro/ anno, ma si tratta di misure fondamentali per comprendere meglio la complessità e l’evoluzione del fenomeno, che comprende dei tempi estremamente lunghi.
A partire dall’anno 2007, l’area dei “cam­pi solcati” e dintorni, è stata recintata con filo elettrico e divenne zona di pascolo per vacche o mucche. Da quel momento le vaschette divennero, conseguentemente, anche luogo di abbeveraggio! Risultato per le misure micrometriche – sospese. Campi solcati e vaschette alla mercè delle vacche, (senza offesa per questo prezioso mammi­fero produttore di latte e di carne). tuttora ancora in corso, sono stato sempre quasi “isolato”. Non so il perché, ma per tale stupendo paesaggio, definito anche “a due piani” (superficiale e sotterraneo), l’interesse prevalente è stato, per quello epigeo, quasi esclusivamente “botanico”. Per quello ipogeo, ovviamente l’interesse è stato soprattutto “speleologico-esplorativo”. Ma, nella “storia” di tali ricerche, sono stati individuati solo dei brevi ed occasionali cenni sugli studi “geomorfologici” e quasi tutti da parte di studiosi stranieri, in particolare a cavallo tra il XIX ed il XX secolo. Per parte “italiana” piace ricordare i nomi di Michele Gortani e Carlo D’Ambrosi, almeno loro due, sono riusciti a far entrare il Carso, negli studi d’ordine “geologico”.
È inutile piangere sul passato, perché non si è fatta alcuna “difesa” delle bellezze naturali “abiologiche”, ma comunque nel pensiero dell’ottimista (che io non sono), vale sempre il principio: meglio tardi che mai.
                                                                                                        Fabio Forti
Lunedì, 14 maggio 2012 su: IL PICCOLO, giornale di Trieste, troviamo un intervento di Franco Cucchi & Furio Finocchiaro (Diparti­mento di Matematica e Geoscienze – Univer­sità degli Studi di Trieste): “Carso violato per aver ignorato i vincoli posti dalla legge Belci”, a cui ne è seguita, diciamo un’aggiunta chiarificatrice, giovedì 17 maggio: “Salviamo il patrimonio geologico del Carso triestino”. Gli interventi, molto puntuali, riprendono e ripropongono con forza e decisione, quanto sopra ricordato su “Progressione 51”.
Nella mia lunga esperienza di ricer­che e studi carsici,  iniziata nel 1945 e, tuttora ancora in corso, sono stato sempre quasi “isolato”. Non so il perché, ma per tale stupendo paesaggio, definito anche “a due piani” (superficiale e sotterraneo), l’interesse prevalente è stato, per quello epigeo, quasi esclusivamente “botanico”. Per quello ipogeo, ovviamente l’interesse è stato soprattutto “speleologico-esplorativo”. Ma, nella “storia” di tali ricerche, sono stati individuati solo dei brevi ed occasionali cenni sugli studi “geomorfologici” e quasi tutti da parte di studiosi stranieri, in particolare a cavallo tra il XIX ed il XX secolo. Per parte “italiana” piace ricordare i nomi di Michele Gortani e Carlo D’Ambrosi, almeno loro due, sono riusciti a far entrare il Carso, negli studi d’ordine “geologico”. È inutile piangere sul passato, perché non si è fatta alcuna “difesa” delle bellezze naturali “abiologiche”, ma comunque nel pensiero dell’ottimista (che io non sono), vale sempre il principio: meglio tardi che mai

…zona carsica di rara bellezza e singolarità… (foto Fa. Forti)