Grotte

In questa sezione della biblioteca virtuale vengono pubblicate delle monografie sullo studio esplorazione e descrizione di specifiche grotte del carso e d’Italia oltre che alcuni volumi sui primi catasti grotte realizzati. Per visualizzare i testi contenuti visita e scorri la pagina.

LA GROTTA GIGANTE

Stranamente, della più famosa cavità turistica del territorio triestino finora esisteva un’inconografia piuttosto limitata e certamente non all’altezza del fenomeno che si proponeva di illustrare. Da qui l’idea di una pubblicazione che facendo largo impiego del colore e della stampa a piena pagina riesca, almeno in parte, a far rivivere in un secondo momento il piacere della visita. Diciamo “almeno in parte” perchè la componente visiva certamente non può esaurire il composito complesso di sensazioni che una visita in questa grotta può dare: lo spazio, il silenzio interrotto dal rumore dei passi sulla scalinata o dai gocciolii che si perdono nell’oscurità, l’assenza di luce stessa, non possono certo essere impressi a stampa sulla carta. Si e preferito cosi dare ampio spazio alla parte fotografica, composta per quanto riguarda la Grotta Gigante da materiali del tutto inediti, riservando a degli esperti, speleologi soprattutto, il commento delle illustrazioni e la stesura dei testi.
Inoltre, allo scopo di rendere un’immagine più completa della Grotta, si è preferito non staccarla dal contesto più ampio cui appartiene, pubblicando una rapida rassegna delle principali cavità naturali del territorio ed alcune vecchie fotografie del periodo pionieristico della speleologia che proprio a Trieste ha messo le sue prime radici nel secolo scorso. Una serie di agili immagini della flora e della fauna locali, infine, completa il libro, dando un’idea della straordinaria ricchezza naturalistica presente in questa ristretta striscia di terra che è il Carso Triestino.
                                                                                                  Nota dell’Editore.

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Indagine morfologica per la verifica di una tesi sulla genesi della Grotta Gigante

 Lo studio della genesi dell’evoluzione delle cavità carsiche presenta notevoli difficoltà, specie in presenza di grandi dimensioni ove la correlazione tra elementi morfologici è variamente ostacolata, e sempre incerta  in assenza di un precisa documentazione geometrica. Ogni indagine non può quindi che partire da un attenta osservazione di tutti gli elementi che il ricercatore ha a disposizione. Nel caso della Grotta Gigante oggetto di studio da generazioni, destava grande interesse il poter definire come vanno a formarsi una così grande cavità.
                                                                                         GENESIO BUSA’

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La Grotta Gigante sul carso triestino – 1973

NON avrei potuto completare questi cenni sulla Grotta Gigante e sul Carso Triestino senza la collaborazione dei soci della Com

missione Grotte E. Boegan. Ringrazio in particolare Dario Marini per la storia della Grotta Gigante, Sergio Andreolotti per la

parte preistorica, Livio Forti per quella biologica e Adriano Stokper i disegni. Ringrazio anche il prof. Carlo D’Ambrosi che mi ha suggerito alcune necessarie precisazioni. E’ consigliabile un’accurata visita al Museo di Speleologia, all’ingresso della Grotta Gigante, fotografie, documenti, reperti ecc. daranno un’idea della speleologia più completa di quanto possa dare il presente testo.

Libretto turistico anno 1973

La Grotta Gigante sul carso triestino – 1983

In oltre cent’anni di esplorazioni che continuano tuttora, le grotte cono­sciute nel Carso classico, comprendente anche la vasta zona al di là del con­fine con la Jugoslavia, sono circa 4.000 e quasi 2.000 le grotte catastate nell’area italiana su una superficie di un centinaio di km2.

Tra queste grotte, differenti per morfologia, per vastità di ambienti o per profondità, di eccezionale interesse è la Grotta Gigante, la sola nella Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia ad avere un regolare servizio turi­stico.

Libretto turistico anno 1983

La Grotta Gigante sul carso triestino – 2007

Nella Regione Friuli Venezia Giulia, la cavità turistica, conosciuta con il no­me di Grotta Gigante, appartiene alla categoria delle grotte la cui genesi vie­ne fatta risalire ad una decina di milioni di anni fa. Morfologicamente è un re­litto di ciò che resta di due gallerie paleofluviali sovrapposte, che hanno avuto origine e si sono sviluppate in rocce carbonatiche calcaree, dotate di un’alta solubilità. La Grotta Gigante rappresenta un stupendo esempio di relitto di ta­le circolazione, in una fase ormai senile, nel senso che da almeno cinque mi­lioni d’anni la cavità è stata abbandonata dal corso d’acqua che le ha dato ori­gine e sviluppo. Queste acque si sono trovate infine delle altre vie di deflusso, sempre più profonde.

Libretto turistico anno 2007

La Grotta Gigante sul carso triestino – 2011

Dalle prime ricerche sistematiche della metà del XIX secolo e soprattutto  dalla apertura al pubblico della Grotta Gigante/Riesengrotte avvenuta agli inizi del XX secolo, un considerevole numero di pubblicazioni è stato scritto riguardo questo importante punto di riferimento del mondo ipogeo, sito nei dintorni di Trieste. Per vari aspetti, l’obiettivo della presente brochure è quello di sancire nuovi punti di riferimento. Offre l’opportunità al lettore non solo di apprezzare la bellezza della Grotta tramite suggestive immagini a colori, ma anche di rendersi conto degli studi già realizzati e della molteplicità di studi scientifici ancora possibili. Inoltre, viene illustrata l’importanza dell’applicazione della tecnologia più avanzata alfine di chiarire alcuni problemi scientifici e fornire una precisa documentazione dei processi naturali che avvengono nelle cavità.

Libretto turistico anno 2011

L’AMENAGEMENT  DE  LA GROTTE GÉANTE

La 5 jullet 1908 on a inaugurè las travaux qui rendent aisément accessible la Gotte géante tout près de Trieste, visitè dès 1840 par Lindner et découverte à nouveau lo 18 aoùt 1890 par la Société des Touristos Triestins qui l’a aechtèe. Cette caverne, èst la plus grande salle souteriaine Che l’on connaissè, d’après les mesures relevées en 1896 par M. G. Perke; da forme ovale, elle a 240 m de longeour, sur 132 m. do largeur. Sa hauteur de 458 m. dèpasse de boaucoup les 91 m. du domo, de, Padirac el, les 90 m. dos voùles de la Recca souterraine à Saint-Canzian.

L’aménagement de la Grotte  Géante

Lazareide (epica della grotta LAZZARO JERKO)

Presentazione

Alle grandi imprese alpinistiche e speleologiche seguono relazioni tecniche e scientifiche, talvolta libri. Gli scritti sull’alpinismo trattano delle vicende storiche e tecniche di quelle imprese. ma spesso anche di quelle umane. Gli scritti speleologici sono più tecnici, spesso cronachistici. Meno indagano sullo spirito, la psicologia, al lotta interiore di coloro che hanno portato a termine un’impresa o l’hanno fallita. Eppure sono i risvolti umani a condizionare le imprese e a determinarne il risultato. La scoperta del Timavo sotto Monrupino è il grande successo della speleologia triestina del ventesimo secolo, sia per il risultato eccezionale, sia per le difficoltà superate. Ora tocca soprattutto agli uomini di scienza cogliere le opportunità di ulteriori studi e ricerche. Dopo questa impresa sono state pubblicate relazioni, studi geologici, ideologici e biologici, ma il racconto di come è stata vissuta giace ancora nell’animo di quanti vi hanno dedicato tempo ed energie. Forse è giusto che sia così. Roberto, cantore del mondo ipogeo, alternando con uguale perizia la sua micidiale piccozzina con la penna. ha adempiuto, senza saperlo, ma in modo inusitato e irripetibile, a una difficile incombenza: descrivere con arguzia e straordinaria sensibilità tutte le fasi esplorative cui ha partecipato. In seguito, dovendo “dar forfetto”, si affida al suo felice intuito e rara immaginazione nel narrare le successive fasi dell’impresa fino al felice epilogo. I versi di questi canti inducono al sorriso, la lettura delle dotte e acute note fa riflettere. Il tratteggio efficace e bonario degli speleoattori anima sapientemente la scena con il risultato di una descrizione fedele e appassionata in cui tutti si riconoscono e vedono espressi i propri sentimenti, orgogliosi di esserne i protagonisti.
Pochi sanno immaginare che la narrazione di uno scavo brutale, estenuante e violento possa trasformarsi in una bella favola.
Caro Roberto, appena puoi risveglia la tua musa, anche se non sarò più io a dartene l’opportunità.
                                                                                              Luciano Filipas

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La grotta dei sogni – GUALTIERO SAVI

L’assessore regionale all’edilizia e servizi tecnici e pianificazione territoriale

Presentazione
Un mondo ancora quasi sconosciuto e ai più misterioso che degli arditi esploratori scoprono a poco a poco: il mondo degli abissi, in cui gli speleologi penetrano con fatica e rischio, svelandoci ambienti di eccezionale bellezza. Luoghi incantati in cui una parte,grazie a questa disciplina, può essere visitata da noi;altri sono visibili solo a persone esperte nelle tecniche di progressione in grotta.
Luoghi in cui il primo smarrimento di chi non vi è avezzo cede allo stupore e alla gioia di vedere come la natura riesca a creare ambienti sempre diversi, belli ora per forme scolpite dall’acqua nella viva roccia, ora per i ricami fantastici e delicatissimi di calcite che l’acqua depone.
Nella regione Friuli-Venezia Giulia sono 6500 le cavità scoperte, esplorate, rilevate e iscritte nel Catasto regionale delle grotte e più di 200 vi si aggiungono ogni anno; molte altre attendono di essere svelate. Nella nostra regione, fra i vari carsi è il Carso, quello che così si chiama di nome e si estende da Gorizia a Trieste e poi, oltre confine, in Slovenia e che ha dato il nome al fenomeno del carsismo; qui è la culla della speleologia italiana e qui essa è ancora attivissima, tanto che negli ultimi anni sono state scoperte nel Carso di Trieste le sue tre maggiori cavità: nel 1991 la grotta Gualtiero e la grotta Skilan; nel 1999, dopo ricerche iniziate nel lontano 1967, la grotta Lazaro Jerco in fondo alla quale scorre un ramo del Timavo.
Su una di queste grotte, la Gualtiero, la Regione pubblica un libro. Chi non la può visitare ne avrà un saggio, certo parziale, di quanto sia bella e preziosa.
l fortunati che l’hanno visitata ne rivivranno in queste pagine l’esperienza.
È mia intenzione che questo volume sia il primo di una serie in cui si illustreranno le grotte più belle, non solo del Carso, ma di tutta la regione, realizzando almeno in parte il sogno dei nostri esploratori speleologi: far conoscere le meraviglie ipogee.
                                                                                                    Federica Seganti

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Le grotte d’italia – rivista dell’Istituo Italiano di Speleologia – note sull’abisso Paolo Picciola

Breve resoconto dell’abisso con relazione d’armo e note esplorative.

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La grotta delle Torri di Slivia sul Carso Triestino

Quest’opera si differenzia dalle altre monografie, non solo per 1 ‘evidente maggior mole tipografica, ma soprattutto per il contenuto e l’impostazione. Infatti è il risultato del lavoro di una equipe di persone diverse che hanno dato il proprio contributo nel loro settore specifico, trattando la Grotta delle Torri di Slivia  secondo tutti gli aspetti, tanto naturalistici quanto umani. E proprio a questa eterogeneità di autori, diversi per le loro competenze e per le realtà  speleologiche o naturalistiche di provenienza, si può associare quello che è un pò il carattere universale di questa grotta.

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Rilievi preliminari su una grotta di interesse paletnologico La grotta Gialla di Prapotto

La Commissione Grotte dell’Alpina delle Giulie – nel quadro della propria costante attività di aggiornamento del catasto delle caviti del Carso – ha compiuto dei rilievi in varie grotte della zona di Baita, per riconoscerne le caratteristiche, trarne i dati fondamentali, controllare i precedenti accertamenti, spesso superati per vetusti. Questo è un estratto dall’VIII e IX riunione scientifica del 1964 tenutasi in Calabria.

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La grotta di Trebiciano – Studi e rilievi dal 1910-1921

 La Società Alpina delle Giulie, fin dalla sua fondazione — nel marzo 1883 — ebbe anche di mira lo studio delle cavità sotterranee del Carso e in particolare della grotta di Trebiciano.
Gli studi fattivi sono numerosi e si compendiano nella monografia pubblicata nel 1910 con piani, diagrammi e varie illustrazioni.
D’allora questa grotta continuò ad esser oggetto di studio accuratissimo da parte dell’ Ufficio Idrotecnico Comunale e della Società nostra, sicchè è opportuno, crediamo, far conoscere a tutti gli studiosi i risultati delle nuove indagini fatte in questo periodo, e ciò non solo per com­pletare i dati prima d’allora non ben precisati, ma altresì per correggere alcune sviste, impossibili a evitarsi coi mezzi allora a disposizione.

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La stazione metereologica della grotta Doria

Si mette in evidenza la necessità di usare una grotta esclusivamente quale stazione sperimentale di meteorologia ipogea. I seguenti elementi climatici sono misurati periodicamente in dieci stazioni interne: temperatura dell’aria, dell’acqua, della roccia, umidità relativa ed assoluta, evaporazione, stillicidio, correnti d’aria, accresci­mento dei cristalli calcarei. Sono previste misure geofisiche e biologiche. Si indicano gli strumenti ed i procedimenti di misura adoperati.

Atti VIII Congresso nazionale di speleologia anno 1956

La grotta delle Gallerie

La Grotta delle Gallerie si apre sul versante destro della Val Rosandra in co­mune di S. Dorligo della Valle. La Val Rosandra, frequentatissima meta di gite dei triestini, è dal 1984 parco naturale regionale a seguito dell’adozione del relativo piano di conservazione e sviluppo da parte dell’am­ministrazione comunale. Essa fa parte del futuro parco naturale del Carso, previsto dal piano urbanistico regionale generale, entra­to in vigore ancora nel 1978.

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Abisso Bertarelli

 Non maestro, ma artefice della nuova psicologia italiana; Egli fabbricò a forza di volontà la propria vita e insegnò a fabbricare quella delle nuove generazioni. Egli ebbe, dopo non pochi sforzi, l’agiatezza, non fu per se ma per gli altri. Il rinnovamento dell’ Italia fu il Suo ideale al quale dedicò la Sua fortuna, Egli stesso conquistando giorno per giorno la propria vita, dedicandosi tutto alla Sua opera. Possiamo, dopo aver conosciuta la Sua nobile esistenza, ammirarlo, venerarlo ed amarlo, insegnando ciò alla gioventù per tutto quello ch’ Egli diede vita, riconoscenti al Fato e fieri anche, d’esser legati a Lui dalla stessa Patria, e attraverso i Suoi esempi continuare la sua opera, stringendoci sempre più numerosi intorno alle società ch’ Egli prediligeva ed a quella specialmente ch’ Egli stesso creò : al Touring Club Italiano, onore e vanto della nazione. E se questo mio modesto scritto, che proponevo con devota ammirazione rimettere a Lui in omaggio, potrà trascinare qualche giovanetto a studiare dal gran libro della Natura, facendolo sfuggire i vizi e le mollezze allettatrici della città, sàra sufficiente per darmi la soddisfazione di averlo dedicafo alla memoria di Quel Grande che fù Luigi Vittorio Bertarell.
                                                                                           Rodolfo BATTELLINI

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 Abisso Monte Mataiur

 Le cavità descritte in questo articolo sono situate nella zona circoscritta al Monte Mataiur dove predominano terreni di tipo calcareo, sui quali si è instaurato un imponente fenomeno carsico con formazione di pozzi, inghiottitoi e cavità sotterranee in genere.

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Campagna speleologica della CGEB in Puglia

Alla fine del 1956 ed ai primi del 1957 la Commissione grotte E.Boegan eseguì una campagna di esplorazioni speleologiche nella Puglia. La prima settimana di ricerche fu dedicata alla zona di Castellana-Altamura e la Commissione Grotte potè contare sul prezioso appoggio del Prof. Franco Anelli che mise a disposizione dei fondi da lui ottenuti da Enti Locali per ricerche speleologiche da compiere in quella zona.

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Il fenomeno carsico nel Comune di Cassano allo Jonio

 Vengono descritti i risultati delle campagne speleologiche effettuate dalla Commissione Grotte Eugenio Boegan – Società Alpina delle Giulie, Sezione di Trieste del C.A.I. – nel Comune di Cassano allo Jonio (Cosenza) negli anni 1977-1979.

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La grava del Fumo

Dal 1960 la Commissione Grotte Eugenio Boegan della Società Alpina delle Giulie (Sezione di Trieste del C.A.I.) sta conducendo un ciclo di ricerche speleologiche sull’Altopiano dell’Alburno, e più precisamente nella parte settentrionale dei comuni di S. Angelo a Fasanella ed Ottati.

Scopo delle ricerche è di studiare il fenomeno carsico superficiale e profondo che nella zona è molto sviluppato e particolarmente interessante per le sue peculiari caratteristiche.

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 Grotta dell’Uragano

 3 dicembre 1961: tutti guardavamo la pittoresca cascata che precipitava ai nostri piedi con un frastuono assordante ed una violenza tale da sollevare un denso pulviscolo che andava a posarsi lontano, spinto dalla corrente d’aria che la cascata stessa originava. Tutti la guardavamo, mentre sotto una fitta e quanto mai fredda pioggerella ci si infilava la tuta, pochi minuti prima di intraprendere l’esplorazione della attigua grotta del Barman. Poi la squadra al completo si spinse all’interno, con la certezza di una lunga permanenza nella cavità, che secondo le informazioni ricevute sembrava avesse uno sviluppo rilevante. Invece, dopo un percorso più o meno orizzontale di duecento metri circa, la grotta terminava in fessure strettissime.

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La Schialute – Abisso Paolo Polidori

Da lungo, tempo la fascia, prealpina sovrastante alla pianura friulana, costituita prin­cipalmente, da calcari cretacei qua e là ancora coperti dal mantello di fliysch eocenico, è ben conosciuta dagli speleologi per i numerosi fenomeni carsici che vi si trovano. Ben poco si conosce invece dei fenomeni carsici delle Alpi Carniche che seguono immedia­tamente a nord le prealpi. La struttura orografica di questa regione montuosa, chiamata appunto Carnia, è molto complessa. Possiamo distinguere un’imponente catena, la Catena Carniea Principale, orientata grosso modo da ovest ad est, lunga oltre 100 Km. alla quale si collegano poi numerosi gruppi montuosi e catene minori. Alquanto complessa è pure la conformazione geologica le rocce che costituiscono la Carnia sono in genere molto antiche e vi sono rappresentati quasi senza interruzione tutti i periodi dal siluriano al trias. Le premesse per l’esistenza di fenomeni legati al carsismo ci sono, dato che vaste zone sono costituite da calcari, specialmente devoniani, che affiorano dagli schisti im­permeabili.

Estratto da rassegna speleologica italiana n. 3

Note sull’inghiottitoio III dei Piani di S.Maria

 Le prime indagini speleologiche della Commissione Grotte  E. Boegan – Società Alpina delle Giulie, sez. di Trieste del C.A.I. nella zona del Monte Alburno (Salerno) risalgono al 1926. L’obbiettivo era allora rappresentato dalle grotte di Pertosa e di Castelcivita, (oggi entrambe attrezzate turisticamente). Si aprono alla base del massiccio e con il loro notevole sviluppo figurano ancora fra le più estese cavità d’Italia. Le grotte di Pertosa e di Castelcivita vennero successivamente visitate, sempre da membri della Commissione Grotte, nel 1930 e, dopo la parentesi bellica, nel 1951-52

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RICERCHE IDROLOGICHE NELLA FESSURA DEL VENTO N. 4139 V.G. (CARSO TRIESTINO) MEDIANTE IMMERSIONI SUBACQUEE di RINO SEMERARO

(Gruppo Grotte Associazione XXX Ottobre – C.A.I. Trieste)

L’ esplorazione del sifone d’entrata delle acque sotterranee nella Fessura del Vento, cavità che si apre sulla destra idrografica della Val Rosandra, ha permesso di rilevare una galleria sommersa lunga una ventina di metri. Dopo alcune notizie tecniche si passa ad una breve disamina dei nuovi elementi in possesso. Viene inoltre tracciato uno schema dell’idrologia sotterranea della cavità e della zona limitrofa.  

Estratto da Speleologia Emiliana pdf

ABISSO MICHELE GORTANI 1965-1970 LIVIO STABILE

(Comm. Grotte « E. Boegan » SAG-CAI Trieste)

Quando i nostri cari amici Marino Vianello, Enrico Davanzo e Paolo Picciola abbandonavano alle loro spalle il Col delle Erbe, ultimata ormai la loro missione in grotta era il primo pomeriggio del 5 gennaio 1970. Era una data questa che avrebbe dovuto andare a confondersi con le tante altre delle quali vive la ancor giovane storia del Gortani ma proprio quel giorno la neve, alterata nel suo equilibrio da una sciroccata improvvisa aveva preparato sulla costa di Sella Canin una insidia fatale per gli sfortunati passanti. Crudele con i suoi più affezionati cultori la montagna tradiva così tre giovani vite schiacciando con il peso della tragedia quella ricca messe di fulgidi ricordi e vive aspirazioni fiorita in noi attorno al nome dell’Abisso Michele Gortani  

Estratto da Spelologia Emiliana pdf

Le Grotte di San Canziano

Le grotte di San Canziano si aprono a circa 17 chi­lometri in linea d’aria e in direzione Est da Trieste, e più precisamente a mezz’ora di cammino dalla sta­zione ferroviaria Divaccia-San Canziano sulla linea Trieste-Postumia. Esse costituiscono l’enorme inghiottitoio del Timavo soprano, il quale, dopo avere percorso, dalle falde del Monte Catalano (gruppo del Nevoso) dove nasce, una ridente vallata d’oltre 47 chilometri, pre­cipita in questi immani baratri, per ricomparire alla luce presso San Giovanni di Duino, dopo aver com­piuto nelle viscere del Carso un viaggio di un’altra quarantina di chilometri.

Le Grotte di San Canziano

Le voragini di S. Canziano

sono note dai tempi più remoti e alcune caverne furono anche abitate nei tempi preistorici, come ne fanno fede diversi manufatti dell’uomo eneolitioo dissepolti nella Caverna Preistorica che probabilmente, in quei tempi lontani, comunicava con la grande Dolina della Volpe a Nord di S. Canziano. Il primo sentiero, che scendendo dal lato N.E. conduceva al fondo della Voragine Grande, fu costruito appena nel 1823 dal Consigliere Tominz. I primi tentativi di esplorazione della valle sotterranea del Timavo risalgono al 1839 e 40 e furono compiuti da due Triestini, Svetina e Battelini, che servendosi di una barca, riuscirono a entrare nella grotta per circa 130 m. seguendo il fiume dal terzo inghiottitoio. La spedizione era stata intrapresa per incarico di H. Lindner, lo scopritone dell’abisso di Trebiciano, che studiava allora la possibilità d’un rifornimento d’acqua per la città di Trieste. 

Guida delle Grotte del Timavo e Gigante

LA GROTTA DELL’ORSO DI GABROVIZZA N. 7 V. G.

Vede oggi la luce questa relazione dopo lui anno di lavoro di ricerca e classificazione dei lenii che ci ridonarono gli strali antropozoici messi in luce con i lavori dì scavo eseguiti su proposta e autorizza­zione della Sovraintendenza ai Monumenti Gallerie e Antichità di Trieste. Lavori iniziali dalla «Sezione Speleologica Columbus» nel febbraio 1950 e terminali dalla Sezione Grotte «E. Boegan» della Società Alpina  delle   Giulie   nel   giugno  1951.

La Grotta dell’Orso di Gabrovizza N.7 V. G. nel Carso triestino

Rilievi preliminari su una cavità di interesse paletnologico nel Carso Triestino

La Commissione Grotte dell’Alpina delle Giulie nel quadro della propria costante attività di aggiornamento del catasto delle cavità del Carso ha compiuto dei rilievi in varie grotte della zona di Baita, per riconoscerne le caratteristiche, trarn i dati fondamentali, controllare i precedenti accertamenti, spesso superati  per vetustà. Nel corso di tale attività, fra il 1953 ed oggi, il nostro gruppo ha potuto rilevare fra decine di cavità note e non note anche la Grotta Gialla di Prapotto, interessante per la sua conformazione lievemente in­clinata (circa 20-25″), la sua natura di inghiottitoio fossile, all’inizio con le caratteristiche di una condotta gravitazionale, proseguente con strut­tura di una condotta forzata, forse emissario di un bacino di raccolta d’acque nei lontani periodi in cui il nostro Carso prima dell’abrasione superficiale che oggi presenta  appariva coperto dall’originario manto marnoso-arenaceo, impermeabile.

Rilievi preliminari su una cavità di interesse paletnologico nel Carso Triestino (932 VG)

Il Timavo e le voragini di S. Canziano

Nel Carso arido, petroso, arso dal sole estivo, battuto dal vento gelido invernale, la presenza di un corso d’ acqua perenne da al paesaggio una nota gaia di vivezza insolita. E un quadro vivo, grandioso, vario per aspetti e per bellezze naturali ci offre I’ampia conca di San Canziano, dove si sprofonda e sparisce sotterra il classico Timavo, i l fiume sacro alla stirpe veneta. Dominato da N. E. dal Monte Re; circondato dai massici calcarei del Castellaro Maggiore, dello Sterimio, del Cipollaro, dell’Auremiano e dal gruppo collinesco del Barca, il Carso di San Canziano ci offre uno dei piu grandiosi  fenomeni carsici conosciuti.

ESCURSIONISTA di TORINO, 1924

CAVERNE DI SAN CANZIANO

Quella regione del Carso, che si stende dalle rive della palude lubianese sino al territorio di Trieste e dai monti selvosi dell’interno della Carniola sino alle lande sassose dell’inospite paese dei Cicci, conta incontestabilmente siccome la regione più ricca di  grotte che  vi sia in tutta l’ Europa. Senza dubbio poi in verun paese come questo consiste un tal numero di caverne più o meno conosciute, completamente o parzialmente  esplorate. Se già la copia straordinaria di grotte e di caverne, di doline e scoscendimenti d’ogni maniera, desta il più vivo inte­resse del naturalista, quest’interesse aumenta a mille doppi quando egli ne consideri la meravigliosa varietà, la vastità spesso colossale, l’ inesauribile ricchezza di forme e qua e là lo addobbo addirittura magico di stalattiti e stalagmiti. Qui si tro­vano un gran numero caverne ghiacciose, fovee a corso d’acqua, grotte stalattitiche, sifoni di laghi sotterranei e interi corsi fluviali che si, svolsero  sotterra producendovi strani e grandiosi fenomeni.

Nuova guida per i visitatori delle Caverne di San Canziano

UN UOMO UNA GROTTA E UN SOGNO

Da tempo immemorabile, forse da cento milioni di anni, le grotte interne della grande caverna che si addentrava nel fianco d’un monte delI’Alabama erano rimaste nella tenebra più fonda, nascoste a occhi umani. Probabilmente gli uo­mini dell’età della pietra avevano vissuto nell’ampia bocca della spe­lonca, come più tardi gl’Indiani; ma se mai uomini primitivi si av­venturarono nell’interno della ca­verna, non vi lasciarono traccia. In tempi più recenti, alcuni mon­tanari coraggiosi si erano spinti per ben 600 metri entro la gola buia e spaventosa della grotta ma intimo­riti dalle alte pareti viscide, dagli abissi minacciosi e dalle tenebre in­combenti, non erano andati più in là. Infine, in una luminosa mattina del luglio 1952, due speleologi di­lettanti giunsero alla grotta per ten­tare di esplorarla. Venivano tutt’e due da Huntsville, distante 55 chilometri.

Un uomo, una grotta e un sogno

Neuer Kleiner Wegweiser der St. Kanzianer Grotten – PAZZE P. A.,  MULLER F.

Il terreno carsico che si estende dalle rive della brughiera di Lubiana al territorio triestino e dalle montagne della foresta interna della Carniola alle regioni pietrose dell’inospitale Tschitschenboden può senza dubbio essere definito la zona più ricca d’Europa, e non c’è certamente nessun altro posto simile per il gran numero di grotte più o meno conosciute e completamente o parzialmente esplorate. Se lo straordinario numero di grotte e doline e formazioni di crollo di ogni tipo suscita il vivo interesse dell’amante della natura, allora questo interesse aumenta fino a una vera ammirazione quando vede la loro straordinaria diversità, il loro sviluppo spaziale a volte colossale, la loro quasi inesauribile ricchezza di forme e la loro decorazione qua e là quasi fiabesca con strutture in pietra di nuova creazione.

Neuer Kleiner Wegweiser der St. Kanzianer Grotten