Curiosità meno note

 

GROTTA GIGANTE: CURIOSITÀ NOTE E MENO NOTE

Pubblicato sul n. 34 di PROGRESSIONE – Anno 1996
La Grotta Gigante, come del resto qualsiasi grotta, ha una sua storia che talora sconfina nella leggenda… non solo nei tempi andati, ma come vedremo anche in epoche abbastanza vicine. Quando negli anni 1949-1950 si ebbero i primi approcci per il suo rilancio turistico, nel paese di Borgo Grotta Gigante, luce e acqua erano di là da venire, ma il vecchio Milìc severamente giudicava noi dell’Alpina, che eravamo ben differenti dai “touristi” (cioè i membri del Club Touristi Triestini primi proprietari della grotta). Il severo Milic considerava costoro degli uomini validi, rispettosi e soprattutto dei fedeli sudditi (dell’mperatore n.d.r.). Comunque magnanimamente ci raccontava che la vera Riesengrotte’ era un’altra che lui chiamava la “Velika Jama. Si trovava in corrispondenza del passaggio a livello della strada che va verso Prosecco (oggi sottopassaggio n.d.r.). Quella sì che è una grande grotta, più grande della … nostra Gigante! Da scritti di altri ci è stato detto che la nostra Grotta Gigante (a quel tempo Riesengrotte o Cavema di Brisciachi), fu esplorata nel 1840 dal mitico A. F. Lindner, ma non si sa da che parte sia entrato. Certamente lo scavo sul piazzale di fondo fu opera sua, cercava il Timavo, come del resto nel 1839 altro scavo “di fondo” lo fece al termine della Grotta di Padriciano. Qualcuno ci disse che sul cono detritico alla base del grande salto in corrispondenza dell’ingresso Alto, furono rinvenute delle monete dell’epoca romana, monete certamente cadute dall’alto. Lo Sforzi in una conferenza tenuta nel 1861 ci racconta che il sottoispettore dei civici pompieri, quel Giuseppe Sigon più grande della .. .nostra Gigante!  Da scritti di altri ci è stato detto che la nostra Grotta Gigante (a quel tempo Riesengrotte o Caverna di Brisciachi), fu esplorata nel 1840 dal mitico A. F. Lindner, ma non si sa da che parte sia entrato. Certamente Io scavo sul piazzale di fondo fu opera sua, cercava il Timavo, come del resto nel 1839 altro scavo “di fondo” lo fece al termine della Grotta di Padriciano. Qualcuno ci disse che sul cono detritico alla base del grande salto in corrispondenza dell’ingresso Alto, furono rinvenute delle monete dell’epoca romana, monete certamente cadute dall’alto. Lo Sforzi in una conferenza tenuta neI 1861 ci racconta che il sottoispettore dei civici pompieri, quel Giuseppe Sigon  che fu uno “speleologo ante litteram”, si sarebbe calato con grave pericolo della vita “in un baratro profondo 400 piedi nella grande caverna di Brisciachi presso Gabrovizza”. Sembra che attorno al 1852 la cavità fosse stata visitata dagli ingegneri incaricati alla costruzione della ferrovia (Sudbahn), forse preoccupati della presenza di una grande cavità, eppure la vera Velika Jama” dovevano averla proprio sotto alle rotaie! Appena nel 1890 la “Riesengrotte” ebbe l’onore di una vera esplorazione e della parvenza di alcuni rilievi, ad opera di Vittorio Polli (dell’Alpina) e di Leo Petrisch e Andrea Perko (del Hades Verein). Stranamente il rilievo “ufficiale” della grotta fu opera del Perko e viene datato al 1897. lI bello è che, fatta eccezione per alcune modifiche sulla profondità della grotta, quel rilievo.., viene utilizzato ancora oggi! Data la natura “austriacante del Club Touristi Triestini, primi proprietari della grotta, la caverna centrale venne chiamata “Duomo dell’Imperatore’. La Società Alpina delle Giulie che subentrò nella proprietà dopo il 1922, aggiunse in un rilievo la precisazione: “degli impiccati.
La maggiore stalagmite della Gigante, alta 12 metri, si chiama ancora oggi “Colonna Ruggero”, ma forse pochi sanno che il nome è quello del Direttore del Comitato Grotte del Club Touristi Triestini, Ruggero Konviczka, l’Austriacante.
Passano le guerre, passano gli anni, cambiano le mode; una sera del 1950 nella sede dell’Alpina delle Giulie di Via Milano, nella stanza della Commissione Grotte, si presenta un maggiore deIleserdto americano, accompagnato da un caporale-interprete, di origine napoletana. Il maggiore ci disse che aveva sentito dire che esisteva una galleria che collegava la Grotta Gigante con il Castello di Duino, dove gli americani al tempo del Governo Militare Alleato del Territorio Libero di Trieste, avevano il comando e che lui con i suoi soldati dovevano esplorare quelle gallerie. Come poi ci erano arrivati a questa misteriosa galleria non vollero farcelo sapere. Finocchiaro, Boegan, Coloni, Tommasini ed il sottoscritto, che eravamo tutti presenti al colloquio, non sapevamo se ridere o piangere. Sta di fatto che alcuni giorni dopo si presentò all’ingresso della Grotta un reparto di soldati americani comandati dallo stesso ufficiale. Toni ed io osservavamo piuttosto divertiti e non sapevamo che faccia fare, vedendo gli americani in tenuta di guerra che si accingevano ad.. .esplorare la Grotta Gigante!

Morale: un americano ‘cadde nella fossa scavata dal Lindner neI 1840 e si ruppe una gamba. Ma l’esplorazione ebbe un seguito. Alcuni giorni dopo apparve sulI’UNITÀ organo del PCI., un articolo accompagnato dallo schema della grotta, in cui si vedeva un montacarichi e la Grotta piena di aerei pronti ad essere portati in superficie e decollare verso i paesi del socialismo. L’articolo all’incirca diceva che i soliti guerrafondai americani sfruttando questa immensa cavità volevano attaccare i compagni jugoslavi, O qualcosa del genere. Non cè da meravigliarsi: aravamo al tempo della guerra ‘fredda” e la nostra Grotta Gigante vi prese la sua parte.
La fantasia umana non ha limiti!

                                                                                 Fabio Forti