Campagna di scavi alla 87 VG alias grotta presso il casello ferroviario di Fenetti- 3 puntata

 

CAMPAGNA DI SCAVI ALLA 87 VG ALIAS GROTTA PRESSO IL CASELLO FERROVIARIO DI FERNETTI – 3a PUNTATA

Sull’ultimo numero di Progressione ho descritto i lavori fatti nella sopraccitata cavità e i risultati – non molto soddisfacenti – ivi ottenuti. <il ramo principale, chiamiamolo così (ove viene chiamato Ramo Sud), ad una profondità di 96 metri si esauriva in una serie di fratture che abbiamo allargato con un gran dispendio di energia senza però arrivare ad un punto chiave che ci indicasse la via giusta da seguire.
Forzando alcune strettoie laterali verso le quote di fondo del P. 27 siamo pervenuti in una cavernetta, con un pozzetto cieco, interessata da un alto camino che si collega, come appurato in seguito, col menzionato P. 27. Ovviamente tra tutti questi intersecamenti di fratture, passaggi più o meno beanti e pozzi paralleli, si innesca un marcato movimento d’aria che, nelle prime fasi dei lavori di ricerca e ampliamento strettoie, ci ha tratto in inganno. Purtroppo quei giri d’aria, quei continui flussi e riflussi si incontrano lungo tutto il sistema sotterraneo. In pratica, dopo 135 giornate di lavoro in questa grotta, non abbiamo individuato ancora il punto ottimale ove intraprendere lo scavo decisivo. Come è naturale seguiamo la forza di gravità ignorando, o facendo finta di ignorare, che – come ha detto quel tale – a volte per scendere in basso bisogna salire in alto. Comunque, neanche la risalita di qualche camino agibile ha dato qualche risultato.
Nonostante i capricci di “nostra sorella aria”, dopo aver allargato altre fessure laterali a fianco della citata cavernetta, quota -47, (e indicateci come valide dal sistema di “aria forzata”), abbiamo potuto costruire e discendere alcuni pozzetti per una buona ventina di metri. E’ palese che i pozzetti in questione sono stati poi allargati in modo tale da poter sistemare le scale fisse approntate dal nostro impareggiabile Glauco.
Il mio racconto, sull’ultimo numero della nostra rivista, terminava – se non vado errato – a quota – 65 con un P. 20 ancora da scendere (in realtà si è trattato di un P. 11, ma tant’è…).
Dopo alcune giornate di lavori piuttosto faticosi, l’ingresso di questo pozzo era stato reso agibile perché uno speleologo a perdere (e chi altri?) vi si potesse avventurare: non ho avuto la possibilità di toccare il fondo per la rottura di un cavetto della scala superleggera (ti pareva!) che avevo quale sostegno morale. Raggiunto poi il fondo, quota -76, con un’altra scaletta, ho constatato che tra il pietrame che lo ingombrava si apriva nella viva roccia un’altra frattura che immetteva in un successivo salto valutato profondo una quindicina di metri. Risulterà poi avere qualche metro in meno dei quindici decantati ma i lavori per la sua apertura, con l’allargamento delle relative pareti, ci hanno fatto sudare parecchio, vuoi per la durezza della pietra, vuoi per la sistemazione del materiale di risulta. I detriti, anche di grosse dimensioni, venivano depositati in tutte le nicchie disponibili e dietro le scale fisse che abbiamo provveduto a sistemare sino a quel punto.
Così, sacramentando perché a noi non ne va bene una, allargando le pareti e togliendo i detriti dal fondo conquistato, siamo incappati in una angusta rientranza , in seguito colmata col pietrame di sbancamento e in una frattura longitudinale,strettissima, profonda un paio di metri, nella quale si è calato Furio con movimenti da vero contorsionista. L’amico ha notato con la coda dell’occhio che al termine della frattura vi era un bucolino nero, leggermente interessato da un alito d’aria uscente. Un fortunato lancio di pietruzze ci informava che sotto di lui la prosecuzione c’era con un altro pezzettino di profondità incerta, comunque non superiore ai dieci metri.
Inutile dire che i nostri sforzi si sono concentrati in quel luogo. Allargata considerevolmente la frattura in cui si era calato Furio, demolito un diaframma laterale, siamo giunti in un ambientino più largo (dire largo è un eufemismo, se non una bugia) dove si sono iniziati i lavori di allargamento del citato bucolino.
Questa mia relazione, per mancanza di tempo … editoriale, termina qui lasciando un po’ di “suspence” gli amici e conosci della “Commissione Grotte”. In questi due anni e mezzo di lavori alla 87 VG, nei momenti di stizza, ho gratificato questa grotta con gli nomi di matrigna, famigerata e malefica. Spero che un giorno, per ovvi motivi non molto lontano, la potrò battezzare, come è stato fatto per la Lazzaro Jerko, con il titolo di “Meravigliosa”.
Nel corso del 2008 ai lavori di scavo, murettamento e rilievo hanno partecipato con Furio e Giuliano Carini, Pino Guidi, Roberto Prelli, Glauco Savi e il vostro
Bosco Natale Bone