GROTTA GIGANTE, ALCUNI ANNI DOPO LA GUERRA
Pubblicato sul n. 9 di PROGRESSIONE – Anno 1982
Due speleologi scendono in silenzio le scale dell’allora «buia» cavità. Due elmetti mod. 1915-18 con candela, due giacche tipo «sahariana», calzoni grigio-verdi «alla zuava», cintura di sicurezza mod. VV.FF., moschettone da 3 Kg, scarponi chiodati, lampada a carburo a mano, due scale «superleggere» (cavetto acciaio 8 m/m, pioli in legno), un mazzo di corda di canapa da 20 m/m.
Salgono alla «Sala dell’Altare» e s’inoltrano per la «cengia». Lo scopo è quello di riesplorare la «galleria nuova», aperta dal Coloni 10 anni prima. Lo sguardo si fissa sulla sommità del «pulpito», dovrebbero esserci là in alto 2 chiodi. Mah, tentiamo!. Lancio del laccio a 8 m di altezza. Finalmente dopo un’ora di tentativi il laccio prende, ma non si sa dove. Si sale in libera. Sì, il laccio si era agganciato (per combinazione) su di un chiodo. Ci troviamo ora ambedue appollaiati sulla sommità del «pulpito». In alto sulla parete ci dovrebbe essere un altro chiodo. Nuovi lanci del laccio. Preso!. Salgo nuovamente in libera con la scala agganciata in cintura e raggiungo l’erta china che immette nella Galleria Nuova. Tutte queste manovre vengono fatte alla luce di una tremolante candela fissata sull’elmo. Le candele postbelliche davano una luce fumoso-giallastra, pertanto la salita veniva fatta praticamente al buio! Aggancio approssimativamente la scala sulla prima sporgenza che a tentoni trovo e comincio a manovrare la corda per far salire il compagno.
Nel profondo buio silenzioso dell’immensa caverna sento sotto di me uno strano rumore: PFLOP! WAMM – FRU-FRU-FRU – BANNG PATAPUM – WRANG – PUMPUM-PUM. Gli echi della grotta ingigantiscono il rumore di una qualche grossa frana. Con gli occhi sbarrati nel buio cerco di immaginare cosa è successo. Una calma mi invade, la guerra ci aveva purtroppo insegnato molte cose! Chiamo: TOM!? — Silenzio, TOOM!!! — Silenzio! — TOOOOM!!! ??? — alcuni secondi dopo una voce tranquillissima risponde: «adeso vegno». Un barlume di luce giallastra scorre a tratti sulla parete di fianco, un cantico in sordina (tra i denti) accompagna la salita di Tom. Finalmente mi raggiunge con un largo sorriso sulla bocca e sugli occhi, come era sua abitudine. — Cosa è successo?? —
Spiegazione:
Quando sei salito mi sono disteso sotto a quel grande masso sporgente (circa 3 mc) per schiacciare un pisolino, (abitudine questa molto frequente di Tom in qualsiasi grotta ed in qualsiasi situazione)! Daltronde scaricavi sassi da 5 kg l’uno ed in qualche modo dovevo pur ripararmi, no? Bene e allora? In quella mi sono accorto che il «masso» mi premeva sull’elmo, allora ho notato che stava lentamente ruotando su se stesso! Cosa fare? La scala pendeva dalla parete, l’avevi già agganciata? Il masso si stacca! — Lancio di Tom nel vuoto avvinghiato alla scala. Il «masso» cade sul «Pulpito» e viene rilanciato nel vuoto della grande caverna. Ma perchè non mi hai risposto quando ti ho chiamato? — Non potevo farlo, stavo «penzolando». Quando la scala si è fermata, allora sono andato prima ad ammirare lo spazio lasciato dal «masso» e, a proposito, il «masso» cadendo sul Pulpito ci ha tranciato netta la scala verso la «cengia». Bene! e adesso Oh un momento! — un barlume di luce filtra dall’ingresso della grotta. Sarà il solito Max che accompagna gli unici turisti della giornata! Rapido ragionamento … Sotto il «Pulpito» ci sono i sentieri … Il masso li avrà certamente distrutti. I turisti non devono accorgersi di quanto è successo. Con una discesa in corda doppia da suicidio, raggiungiamo direttamente il sentiero sottostante. Accidenti! il masso lo ha centrato in pieno ed è rotolato poi distruggendo altri due sentieri fino al piazzale di fondo, dove lo vediamo spaccato in quattro pezzi. Le ringhiere sembrano come colpite da una granata da 88. Rapido rifacimento a suon di sassi del sentiero, piegatura delle ringhiere, il tutto a luci spente. Intanto Max si avvicina con un gruppo di 6 turisti … «la xe el leon sentà» «quela xe la Madona» … «la xe el cocodril», «e adeso quando mi digo oh che bel, tuti devi dir oh che bel!» — Nel raggio della «specera» a carburo di Max, comparvero invece due figure umane, emerse dal buio …«Oh quei de l’Alpina!» (forma dispregiativa per indicare la Commissione Grotte — italiani — in confronto con «quei» del Club Touristi Triestini — austriacanti — Vedi CTT 1905-1924 e SAG 1924 ai giorni nostri). Noi due appoggiati alle ringhiere divelte che le trattenevamo con le mani dietro alla schiena, sorrisino di circostanza ai turisti ed i turisti: «toh i spiliologi, cossa i fa in gr0ta?» (?!?). La comitiva prosegue per la «Sala dell’Altare» (quella volta si andava, oggi invece …) e noi di corsa a rafforzare gli altri sentieri ed infine ci sedemmo sui massi arrivati sul piazzale di fondo con fare noncurante, come se fossero dei sedili messi lì a bella posta!
Quel tardo pomeriggio, con i gomiti appoggiati al tavolo di pietra calcarea della vecchia trattoria Milic, con in testa due ridicoli berrettini (Mod. Wermacht Heer – vedi II guerra mondiale), e davanti il solito litrozzo di bianco, stavamo pensando al lavoro futuro. Ci toccherà riparare nelle prossime domeniche tutti quei sentieri per benino. Ma come diavolo si sarà staccato quel masso? Mah
Fabio Forti
P. S. – Dopo quell’episodio facemmo un rigoroso controllo di tutta la «cengia» e del tratto di parete fino alla «Galleria Nuova», lavorammo circa un anno a riparare e rifare molti sentieri, gratuitamente naturalmente, per dar modo alle generazioni future di godersi la Grotta Gigante. Ma queste sono storie vecchie, chi se le ricorda più!